Giovedì 28 aprile, inaugurazione della rassegna alle 12 a Palazzo Roccabruna. Aprono anche il Parco dei mestieri, alle 11, nei giardini dell’Arcivescovado e la rassegna internazionale dell’editoria di montagna “MontagnaLibri”, alle 18, in Piazza Fiera
I cinque appuntamenti sul Cile
Nel programma di giovedì 28 aprile il tema Cile si sviluppa attraverso un percorso di cinque appuntamenti: il primo alle 12, a Palazzo Roccabruna, dove, in occasione della cerimonia d’inaugurazione della 64. edizione del Trento Film Festival, il pubblico potrà partecipare alle visite guidate di due mostre, organizzate in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica del Cile in Italia, il Museo nazionale della montagna Cai-Torino e la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Trento, rispettivamente dal titolo: “Nelle terre dei sogni di Don Bosco. Alberto Maria De Agostini dal Piemonte all’America Australe”, incentrata sull’attività esplorativa di padre De Agostini nelle regioni australi dell’America Latina, con fotografie di grande qualità (riprese dagli anni Dieci alla metà degli anni Cinquanta del Novecento) realizzate dal missionario salesiano e conservate dal Museomontagna; “Sogni del Rütrafe – Ornamenti Mapuche in argento. Cile” una straordinaria esposizione della “Collezione di argenteria Mapuche” dell’Università cattolica di Temuco, costituita soprattutto da oggetti di corredo femminile disegnati e realizzati dai Rüfrate Mapuche, a testimonianza della capacità creativa degli abitanti originari della regione, portatori della simbologia legata al loro pensiero e allo loro cultura materiale. Le mostre sono state realizzate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.
Si continua poi nel pomeriggio con il secondo e terzo appuntamento, alle 18, a Torre Mirana, con l’inaugurazione di due mostre: “Le montagne del deserto”, del fotografo naturalistaAlessandro Gruzza, uno straordinario viaggio alla scoperta degli altopiani desertici d’alta quota delle Ande cilene settentrionali che custodiscono ecosistemi selvaggi di rara bellezza, con picchi vulcanici che s’innalzano nell’aria rarefatta e lagune salate che ospitano biodiversità in condizioni climatiche di estrema aridità (l’esposizione si trova nella sala Cantine); “Memory cileno”, illustrazioni e figure da Cile, a cura di Monica Monachesi per la Fondazione Stepan Zavrel, un vero e proprio viaggio alla scoperta di questo straordinario Paese attraverso parole e immagini di bellissimi libri illustrati, per riconoscere e leggere celebri autori cileni come Mistral, Neruda, Sepulveda (mostra allestita in Sala Thun).
Quarto appuntamento alle 19.30, al Café de la Paix, (passaggio Teatro Osele) con i racconti i e poemi della tradizione cilena raccontati e tradotti dall’Associazione culturale Hueñihüen.
Quinto e ultimo appuntamento della giornata alle 21, nella prestigiosa Sala della Filarmonica, in Via Verdi, dove in occasione della serata inaugurale della 64. edizione del Trento Film Festival, si proietterà il film muto di padre Alberto Maria De Agostini Terre Magellaniche (del 1933) con l’affascinante accompagnamento musicale dal vivo di Francesco Pennarola, al pianoforte, e Francesca Villa, al violoncello.
All’evento, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata del Cile in Italia, il Museo nazionale della montagna Cai-Torino, la Camera di commercio di Trento, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, assisteranno, tra gli altri, l’ambasciatore del Cile in Italia, Fernando Ayala e il Console onorario del Cile in Trentino, Aldo Albasini.
Terre Magellaniche, il film documentario più noto di padre Alberto Maria De Agostini, è il risultato dei viaggi che l’esploratore effettuò in Patagonia e nell’Arcipelago della Terra del Fuoco del Cile e dell’Argentina. Presentato a Torino per la prima volta nel 1933, il film, realizzato con rara maestria e squisito senso artistico, accompagna lo spettatore dalla città alla natura della Cordigliera, dei Canali fueghini, dei laghi, della pampa e delle spiagge abitate da foche e pinguini. La pellicola presenta, in scene piene di vita, i costumi delle stirpi fueghine: Ona, Yamana, Alacaluf; inoltre illustra le missioni salesiane fondate da S. Giovanni Bosco per opera di Monsignor Fagnano per la protezione delle popolazioni indigene. Il documentario si chiude con il progresso che avanza, anche attraverso l’affermazione della pastorizia, un cambiamento inesorabile delle regioni australi d’America che trasformerà le immagini di De Agostini in un documento unico.
La pellicola originale è conservata dalla Cineteca Storica del Museo Nazionale della Montagna di Torino. È un film che ha vissuto un lungo sfruttamento, tante proiezioni come era abitudine nei cinematografi delle case salesiane, ma è un documento unico ravvivato dai viraggi originali, affiancati dai cartelli – essendo il film muto –, ambedue pensati e realizzati da padre De Agostini. Dopo un parziale restauro e una seguente duplicazione, che lascia comunque ancora evidenti i segni del tempo, è stato riproiettato a partire dal 2003 all’interno di un articolato progetto internazionale del Museomontagna: una trentina di eventi dall’Italia al Cile, all’Argentina, al Canada, alla Spagna. Per far rivivere la magia voluta da De Agostini mancava però un tassello fondamentale: la partitura originale d’accompagnamento, irrimediabilmente scomparsa. Per il nuovo progetto il maestro Francesco Pennarola ha condotto un’opera di adattamento e di rivisitazione musicale di ampio respiro che ha dotato Terre Magellaniche di una nuova musica, sicuramente molto diversa da quella originale, ma altrettanto emozionante.
Il festival per i più piccoli
Quest’anno il festival ha dedicato una particolare attenzione ai più piccoli e agli alunni delle scuole elementari e medie della provincia, organizzando, nel bellissimo giardino dell’Arcivescovado, in collaborazione con il settimanale Vita Trentina e il Museo degli e usi e costumi di San Michele all’Adige, un’edizione speciale del “Parco dei mestieri”.
Giunto alla dodicesima edizione, il Parco, che sarà inaugurato domani alle 10, sarà animato dalle dimostrazioni degli istruttori e delle unicità cinofile del Centro addestramento alpino della Polizia di Stato, delle Guide alpine del Trentino, dei ricercatori del Museo degli usi e costumi di San Michele all’Adige, del Muse e del Wwf Trentino Alto Adige e dei guardia parco delParco naturale Adamello Brenta.
Il Parco è stato trasformato per l’occasione in una vera e propria cittadella della montagna, con gazebi e casette di legno, dove i vari partner dell’iniziativa descriveranno agli alunni delle scuole elementari e medie del Trentino, nel corso di percorsi guidati, le loro rispettive attività svolge in montagna, con dimostrazioni, laboratori e giochi. Sono state programmate le visite di circa 1.200studenti, con più di 60 classi tra elementari e medie provenienti da tutta la provincia.
Gli studenti che visiteranno il Parco potranno assistere alle seguenti attività: laboratorio il “guardiano del fiume” a cura del Wwf Trentino Alto Adige, durante il quale si parlerà della biodiversità fluviale, degli interventi dell’uomo, dei tentativi di recuperare la qualità delle acque, del ruolo storico del fiume, un “amico” da tenere monitorato; laboratorio sui campionamenti delle acque di fiume e di lago, a cura del Muse; laboratorio sulla figura dell’apicoltore a cura del Museo degli usi e costumi di San Michele all’Adige. Inoltre ci saranno le dimostrazioni di soccorso delle Unità cinofile e degli istruttori del Centro addestramento alpino di Moena della Polizia di Stato, le manovre con le corde delle Guide alpine del Trentino e le spiegazioni sulla fauna delle nostre montagne del Parco Naturale Adamello Brenta.
Il Parco, oltre che per le scuole, sarà aperto al pubblico per tutta la durata del festival (dal 28 aprile all’8 maggio) con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì 9.30-12.30 e 14.30-17.30; sabato, domenica e festivi 9.30-12.30 e 14.30-18.30.
Architettura alpina in quota
Alle 17, allo Spazio archeologico del Sass, sarà inaugurata la mostra “Rifugio PLUS – Dal bivacco allo chalet”. Giunta alla terza edizione, la mostra presenta al pubblico gli esiti della ricerca del “Laboratorio di architettura alpina RifugioPLUS”, del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Trento. I temi esposti riassumono i limiti della frequentazione sportiva delle Alpi, dal bivacco (cellula minima che offre riparo agli alpinisti negli ambiti montani più impervi ed inaccessibili) allo chalet sulle piste da sci, struttura tanto centrale nell’offerta turistica invernale, quanto rilevante nella costruzione degli immaginari e degli stereotipi sull’architettura alpina. I due temi sono reinterpretati dagli studenti del quarto anno del Corso di Studi in Ingegneria edile/architettura in una serie di nuove proposte per il bivacco “Piero Cosi” sull’Antelao, 3102 metri di quota e per lo “Chalet Fiat” allo Spinale, a 2104 metri di quota.
MontagnaLibri
Domani, alle 18, a Piazza Fiera, prende il via anche la rassegna internazionale dell’editoria di montagna “MontagnaLibri” che quest’anno festeggia i trent’anni dalla nascita. Diventata nel tempo una delle manifestazioni più seguite e poliedriche (lo scorso anno ha registrato più di 28 mila visitatori) MontagnaLibri è un evento che non si esaurisce a Trento, ma “vive” nelle varie sedi italiane ed estere che lo richiedono.
«Trent’anni fa, con grande lungimiranza – ha spiegato la direttrice del Trento Film Festival, Luana Bisesti – gli organizzatori del festival decisero di affiancare alle storie narrate sul grande schermo, quelle raccontate nei libri. Per fare questo si rifecero alla Mostra Internazionale del Libro di Montagna e di Esplorazione, già proposta per tre edizioni tra il 1956 e il 1962, pensando però a un’iniziativa annuale, strutturata e dedicata alle novità editoriali. Una grande vetrina di freschi di stampa, un suggestivo viaggio tra le “montagne di carta” dove prendere in mano e sfogliare con calma guide, manuali, studi, monografie, libri fotografici, reportage, diari, opere letterarie, biografie, autobiografie e libri per ragazzi. Ed è così nata MontagnaLibri».
La bussola per giovedì 28 aprile
Approfondimenti
Gli appuntamenti sul Cile
Proiezione del film Terre Magellaniche – Serata inaugurale festival.
Nel documentario Terre Magellaniche, del 1933 (montaggio del precedente Tierra del Fuego, del 1928) la Patagonia e la Terra del Fuoco, luoghi dei sogni di don Bosco, apparivano per la prima volta agli spettatori in tutta la loro bellezza: i fiordi e le cime; le estancia e la pesca; la lavorazione dei crostacei e quella della lana; l’allevamento delle pecore e la vita pioniera; le prime città di stampo europeo e gli ultimi rappresentati delle popolazioni indigene. Nella pellicola di De Agostini c’è tutto un mondo che si trasforma, che in parte scompare e in gran parte si rinnova spinto dal progresso della “civilizzazione” europea. È un messaggio positivo che affianca la vita civile all’opera missionaria svolta in modo massiccio dalla Congregazione salesiana. Non si tratta quindi solo di un documentario di immagini, peraltro di grande qualità, ma di un messaggio con una finalità ben chiara, ampiamente illustrata dalle straordinarie sequenze.
Nel film, che rappresentò il primo tentativo di far conoscere l’America Australe sia nel continente stesso che in Europa, gli indio compaiono impegnati nella loro quotidianità, destinata a scomparire, per lasciar posto alla vita stanziale di allevatori, in parte condivisa nelle missioni a fianco dei salesiani. I nomi che oggi conosciamo, come Punta Arenas, Puerto Natales e Ushuaia; Fitz Roy, Cerro Torre e Torri del Paine; Stretto di Magellano e Canale di Beagle, in quegli anni erano luoghi pressoché sconosciuti.
Visita guidata alla mostra “Le esplorazioni di padre Alberto De Agostini in Patagonia”. (Palazzo Roccabruna. Orario dal 28 aprile all’8 maggio: 9.00– 12.00; 15.00-20.00; giorno di chiusura: domenica 1 e lunedì 2 maggio). Padre Alberto Maria De Agostini (Pollone, oggi Biella, 1883 – Torino, 1960) salesiano, è stata una figura di assoluto rilievo nella storia delle esplorazioni d’intere aree sconosciute all’estremo confine meridionale delle Americhe, agli inizi del XX secolo. Oltre che sacerdote è stato, infatti, scrittore, geografo, fotografo, esploratore e alpinista. Fratello di Giovanni De Agostini, fondatore del celebre Istituto Geografico, ha dato un contributo determinante nella conoscenza e la mappatura di molte zone totalmente ignote della Patagonia cilena e argentina. In Cile, per la sua profonda conoscenza di questo territorio, lo hanno soprannominato “Padre Patagonia”. Tra le sue numerosissime attività di documentazione ha girato anche due documentari, il più noto dei quali è “Terre Magellaniche” (1933). Il Governo cileno, a ricordo imperituro della straordinaria figura del missionario salesiano, gli ha intitolato uno dei maggiori Parchi nazionali del Paese (Patrimonio Culturale Mondiale dell’Unesco) la Facoltà di Geografia dell’Università Cattolica Silva Henriquez a Santiago e un quartiere della città di Punta Arenas.
La mostra a Palazzo Roccabruna è un ideale viaggio nelle regioni sognate da Don Bosco, il santo fondatore della Congregazione salesiana. Sono fotografie di grande qualità – riprese dagli anni Dieci alla metà degli anni Cinquanta del Novecento – stampate da negativi o fototipi di De Agostini, conservate dal Museomontagna. Sono immagini della Terra del Fuoco e della Patagonia, ma anche scorci di Oropa e del biellese, luoghi di origine del salesiano. Paesaggi che oggi ci siamo abituati a vedere in fotografia a colori, sono rappresentate in bianco e nero, ricchi di particolari e suggestioni che fanno rivivere al visitatore le emozioni della scoperta di un mondo di pionieri alla “conquista” di luoghi in gran parte inesplorati: fiordi, canali di mare, pampa, valli e vette. Quelle cime che nei decenni successivi diventarono famose mete dell’immaginario degli alpinisti: Cerro Torre, Fitz Roy, Torri del Paine, Sarmineto.
Visita guidata alla mostra “Sogni del Rütrafe – Ornamenti Mapuche in argento. Cile”. (Palazzo Roccabruna – orario dal 28 aprile all’8 maggio: 9.00–12.00; 15.00 – 20.00; giorno di chiusura: domenica 1 e lunedì 2 maggio).
La mostra è una straordinaria esposizione della “Collezione di argenteria Mapuche” dell’Università cattolica di Temuco, costituita soprattutto da oggetti di corredo femminile disegnati e realizzati dai Rüfrate Mapuche. L’argenteria mapuche è arte trascendente: i suoi ornamenti, con la loro estetica e la loro iconografia, rappresentano l’universo simbolico della popolazione andina ed esprimono attraverso il manufatto, il desiderio di esistere e di stare al mondo.
L’allestimento del Trento Film Festival nasce grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna, attraverso la Universidad Católica de Temuco, il Dirac e il Dibam e l’Ambasciata della Repubblica del Cile in Italia.
Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, presso l’Università Cattolica di Temuco, è nato l’interesse per le tradizioni dei Mapuche. Nel 2007 le collezioni di argenti presenti nei musei latinoamericani hanno iniziato un viaggio che le ha portate ad attraversare il Sudamerica per raggiungere poi l’Europa, mostrando al pubblico le sfaccettature multietniche e pluriculturali del Paese sudamericano. La mostra permette di avvicinarsi alla cultura materiale di queste terre, vincolata alla lavorazione dei metalli, testimoniata dalla collezione di argenti Mapuche dell’Università Cattolica di Temuco, costituita da circa un centinaio di gioielli del XIX secolo, che rappresentano la dote delle donne mapuche.
La scelta d’illustrare attraverso una mostra questi ornamenti e i loro significati presenta un duplice scopo: da una parte è testimonianza del salvataggio di questi preziosi oggetti da un percorso incerto, per metterli a disposizione della comunità; dall’altra permette la valorizzazione del patrimonio culturale ed estetico dei Mapuche che, nascendo in un contesto di frontiera, è frutto dei contatti interculturali che ebbero luogo nei territori meridionali del Paese.
Oltre che in numerose città del Cile, l’esposizione è stata presentata in diversi Paesi del mondo, tra cui Germania, Polonia, Repubblica Ceca; in Italia a Roma al Museo Pigorini e a Torino al Museomontagna. Dopo Palazzo Roccabruna, l’esposizione farà definitivo ritorno in Cile.
Mostra “Le montagne del deserto”. (Torre Mirana, Cantine – Orario: dal lunedì, alla domenica: 10.00–13.00/ 14.00–19.00). Mostra fotografica del fotografo naturalista Alessandro Gruzza. Mostra è uno straordinario viaggio alla scoperta degli altopiani desertici d’alta quota delle Ande cilene settentrionali che custodiscono ecosistemi selvaggi di rara bellezza, con picchi vulcanici che s’innalzano nell’aria rarefatta e lagune salate che ospitano biodiversità in condizioni climatiche di estrema aridità. Dagli spazi immensi del deserto di Atacama fino alla variopinta regione vulcanica del Parco Nazionale Lauca, le fotografie mostrano questi ambienti unici al mondo attraverso l’occhio di un fotografo naturalista, con particolare ricerca di composizioni e momenti di luce che ne enfatizzino il fascino e ne esaltino i colori. Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso i paesaggi del deserto, delle lagune e della cordigliera. La cordigliera delle Ande si sviluppa lungo il confine orientale del Cile ed è costellata da picchi vulcanici dall’aspetto arrotondato dalla forte erosione ed alti ben oltre i 6.000 metri. Tale barriera naturale blocca le correnti umide provenienti da est ed è responsabile dell’estrema aridità di questi ambienti.
Mostra “Memory cileno”. (Torre Mirana, Sala Thun. Orario: dal lunedì, alla domenica 10.00–13.00/ 14.00–19.00). La mostra, a cura di Monica Monachesi per la Fondazione Stepan Zavrel, presenta 60 illustrazioni cilene e italiane per viaggiare in questo Paese, sfogliando libri, osservando immagini, giocando a conoscere e ricordare.
La mostra prevede quattro percorsi espositivi: 1. Luis Sepúlveda; 2. Animales de Chile, con colori e forme distillate da sei illustratori cileni in 12 carte gioco, attraverso un concreto scambio artistico tra Italia e Cile che vede la stampa serigrafica come un ponte tra Paesi e tra specialisti dell’illustrazione che lavorano per i bambini. Questa sezione della mostra è dedicata a tutti i bambini, italiani e del mondo, perché conoscano, giocando, una parte della fauna di questo Paese e la sua ricchezza ambientale: dalle zone desertiche alle steppe freddissime, dalle isole fino al territorio Antartico cileno; 3. Omaggio a Gabriela Mistral, con le illustrazioni di giovani illustratori italiani dei versi della grande poetessa ed educatrice cilena innamorata dell’Italia e insignita del Premio Nobel 71 anni fa; 4. Libri dal Cile, con la consultazione di alcuni dei libri più belli per bambini, per viaggiare tra le pagine illustrate.