Il sindaco di Erto e Casso (Pordenone), Luciano Pezzin, ha firmato oggi un’ordinanza che vieta l’accesso agli escursionisti nella zona interessata (nella foto) domenica da una frana staccatasi dal monte Toc, lo stesso che causo’ il disastro del Vajont del 9 ottobre 1963. ‘La zona – ha spiegato Pezzin – e’ impervia e lontanissima da centri abitati e da vie di comunicazione. Tuttavia, per evitare pericoli per gli alpinisti, ho vietato l’accesso all’area per il rischio che si stacchino nuovi costoni di roccia’.
Il disastro del Vajont – Chiamato anche tragedia, strage o catastrofe del Vajont, è il peggior disastro ambientale mai accaduto nel mondo provocato dall’uomo (Documento ONU illustrato alla presentazione del «2008 Anno internazionale del pianeta Terra»[1][2]). Avvenne il 9 ottobre 1963 alle ore 22.39. Fu causato da una frana staccatasi dal monte Toc e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provocando un’onda che scavalcò la diga e travolse distruggendolo il paese di Longarone; 1917[3] le vittime di cui[4] 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni[5]; vennero inoltre danneggiati dall’inondazione gli abitati di Pirago, Faè e Rivalta e le frazioni di Frasègn, Le Spesse, Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana e San Martino Longarone dopo il disastro
Disastro del Vajont | |
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Luogo | Valle del Vajont |
Data | 9 ottobre 1963 – ore 22.39 |
Tipologia | Disastro industriale |
Morti | stimati 1917 |
L’origine del nome – Proviene dalla parlata locale: la radice "Toc" in gran parte del triveneto significa "pezzo", ma in lingua friulana indica anche qualcosa di "guasto", "avariato", "sfatto", condividendo lo stesso etimo dell’aggettivo "Patoc" che peraltro significa "zuppo" o "marcio". Probabilmente pertanto venne così chiamato per la sua nota franosità, poiché tutto il versante sovrastante era di natura calanchiva.
La morfologia – E’ prevalentemente di tipo dolomitico e trova origine nell’era della glaciazione dove, successivamente, il torrente Vajont si scavò una profonda gola, sino a gettarsi nel Piave. Le pendici del monte Toc erano più fertili rispetto al monte Salta, monte sul quale si trovano i paesi di Erto e Casso. I paesani infatti, attraversando i diversi ponti sul torrente Vajont, arrivavano a coltivare i propri campi, poi espropriati e sommersi dalle acque. Alle pendici del versante del Toc, avevano luogo quattro mulattiere, tre ponti sul torrente Vajont e svariati sentieri oltre ad alcune località appartenenti al comune di Erto e Casso: Ceva, Liron, Prada e Spianada. La Pineda e altre case appartenenti alle località sopracitate, furono spazzate via dallo smottamento stesso della montagna e dall’onda di piena che la frana provocò.