Avevano costituito una vera e propria organizzazione criminale e da mesi si impossessavano di veicoli industriali, entrando clandestinamente, nelle ore notturne, in cantieri situati in varie localita’ del Nord Italia, e poi provvedevano, attraverso la falsificazione dei numeri di telaio e dei documenti che ne attestavano la proprieta’, a reimmetterli sui mercati esteri del Medio Oriente e del Nord Africa: sono 10 le persone indagate (5 italiani, 2 siriani, un algerino, un kosovaro e un romeno), individuati nel corso degli approfondimenti condotti dal Gruppo della Guardia di Finanza di Trieste – sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica di Trieste, Matteo Tripani – accusati di essere componenti di un’associazione a delinquere dedita ai reati di furto, ricettazione, riciclaggio.
Le indagini sono state avviate dall’individuazione di un automezzo industriale (una pompa per calcestruzzo), proveniente da un furto, che si trovava in transito presso lo scalo portuale del capoluogo giuliano e risultava in procinto di essere esportato in Siria. Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno percorso a ritroso la storia del veicolo ed hanno riscontrato l’esistenza di ‘un gruppo criminale organizzato, i cui sodali svolgevano, ciascuno, un determinato ruolo, allo scopo di garantire ai membri stessi dell’associazione il profitto derivante dal traffico illecito dei mezzi rubati (in particolare mezzi commerciali quali trattori stradali, betoniere, autopompe, macchine movimento terra e autocarri)’.
Sono dodici i veicoli industriali che, sulla base delle ricostruzioni documentali condotte dai Finanzieri, sono risultati essere stati rubati e poi, attraverso l’alterazione dei numeri identificativi di matricola impressi sul telaio e la predisposizione di documenti artefatti, esportati attraverso il porto di Trieste per essere rivenduti all’estero.