Un calo del 10% dei punti vendita: sono circa duecento, su duemila, i negozi alimentari che hanno chiuso le serrande negli ultimi dieci anni, in Trentino. Questo è solo uno dei dati sull’evoluzione del settore presentati questa mattina da FIDA Trentino, la federazione italiana dei dettaglianti alimentari. «Assistiamo a dinamiche diverse – spiega il presidente Nicola Ribaga – per i centri cittadini principali e per le valli. A livello complessivo, sono diminuiti i negozi ed è aumentata la superficie media di vendita»
Trento – Una serranda chiusa è un danno per l’intera comunità. Una considerazione resa evidente durante la pandemia che riveste ulteriore significato se riferita ai negozi alimentari che molto spesso, soprattutto nei paesi delle valli trentine, costituiscono un punto di riferimento per la comunità. Un ruolo che è sì economico ma che è anche un presidio di comunità su un territorio orograficamente complesso e che vive la polarizzazione della stagionalità turistica. A fare il punto sull’andamento del settore è Nicola Ribaga, presidente FIDA Trentino, aderente a Confcommercio Trentino, che questa mattina ha presentato alcune statistiche del comparto, in concomitanza con l’incontro annuale dell’associazione che si terrà in serata presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige. Un luogo scelto non a caso: «I negozi al dettaglio alimentare – spiega Ribaga – sono anche le vetrine dei prodotti tipici locali, delle eccellenze enogastronomiche della nostra provincia: abbiamo voluto sancire con questo incontro la vicinanza della nostra categoria ai produttori locali ed all’eccellenza nella ricerca agroalimentare».
Alla conferenza che si è tenuta lunedì in mattinata nella sede di via Solteri a Trento era presente anche il vicepresidente di Confcommercio Trentino, nonché presidente dell’Associazione commercianti al dettaglio del Trentino, Massimo Piffer, che ha rimarcato l’importanza del settore agroalimentare come “termometro” dell’andamento di consumi ed economia: «C’è bisogno di restituire potere d’acquisto alle famiglie, intervenendo sulla tassazione del lavoro e, nello stesso tempo, sostenere le imprese garantendo equità e parità di trattamento, dai grandi colossi multinazionali ai piccoli negozi di paese. Abbiamo imparato che l’e-commerce, e la tecnologia in generale, sono sì un problema ma possono anche diventare un’opportunità per gli operatori del commercio. Quello che è certo è che non si può scaricare sul territorio il peso di un meccanismo di distribuzione dominato dalle grandi aziende multinazionali. Proporremo alla nuova Giunta provinciale di lavorare ad un contributo di compensazione ambientale per quelle imprese internazionali che esasperano la concorrenza – e lo stress sulla rete di distribuzione – senza lasciare nulla sul territorio».
«In dieci anni – spiega Nicola Ribaga – abbiamo perso circa 200 esercizi commerciali di dettaglio alimentare. Da una rete capillare siamo orientati verso una concentrazione di superfici nei cinque comuni più popolosi della provincia. Questo andamento non riguarda soltanto l’economia ma più in generale la società: abbiamo toccato con mano durante la pandemia che cosa significa avere i negozi chiusi, o a ranghi ridotti. Noi abbiamo avuto la fortuna di aver potuto sempre lavorare, durante i lockdown, ma abbiamo dato dimostrazione di organizzazione, serietà e tempestività. La pandemia ha accelerato una serie di evoluzioni già presenti nel settore».
«L’impressione – dichiara Ribaga – è quella di essere in presenza di un mercato piuttosto saturo, dove si cerca di ricorrere alle economie di scala; su questo fronte non possiamo essere competitivi con la grande distribuzione organizzata. Per questo chiediamo che la politica riconosca il valore economico e sociale delle piccole attività e riduca i costi che gravitano sulle nostre imprese, per renderle più competitive. Di fatto i piccoli negozi di valle sono veri e propri presidi di comunità, multiservizi che tengono viva una comunità ed un territorio. Chiediamo la riproposizione del credito d’imposta e l’azzeramento degli oneri di sistema per i prodotti energetici che, seppur meno dell’anno scorso, pesano ancora molto sui bilanci. Da parte nostra siamo impegnati su più fronti per offrire agli associati strumenti e opportunità di crescita. Uno di questi è senz’altro quella della formazione, come l’incontro di questa sera, dedicato al neuromarketing per il negozio alimentare. Formazione e conoscenza sono strumenti essenziali anche per le nostre imprese».