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Diga del Vanoi, dopo le polemiche con le minoranze, la Provincia ribadisce il suo No. Il Comitato replica al Consorzio del Brenta

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Nessuno spazio ad iniziative che ledano le norme di competenza della Provincia autonoma di Trento. Lo ribadisce l’Amministrazione provinciale in merito al progetto della Diga del Vanoi promosso dal Consorzio di Bonifica Brenta.


 

Trento – Il giorno dopo la presentazione del dibattito pubblico da parte del Consorzio di bonifica del Brenta (al via dal Vanoi il 9 settembre), si riaccende il dibattito sull’invaso del Vanoi.  La Provincia, nel riaffermare la propria contrarietà all’opera, si dice pronta e decisa ad intraprendere nelle sedi opportune ogni azione che si renda necessaria a difesa delle proprie prerogative e a tutela dei territori trentini interessati, qualora da parte dei promotori dell’iniziativa non ci siano passi indietro. In particolare, la Provincia ribadisce che:

  • “Le acque del torrente Vanoi sono già oggetto di concessione a scopo idroelettrico e conseguentemente non vi è la possibilità oggettiva ad oggi del rilascio di nuove concessioni idriche da parte della Provincia autonoma di Trento. Il progetto inoltre è carente di valutazioni o stime oggettive sui fabbisogni che la realizzazione dell’opera andrebbe a sopperire, secondo del previsioni del Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP);
  • l’opera in esame è priva di qualsiasi riferimento all’interno degli strumenti di pianificazione in vigore in quanto non prevista dal Piano urbanistico provinciale e dagli strumenti di pianificazione subordinati, né in alcuno degli strumenti deputati alla gestione delle acque a livello distrettuale, quali il Piano di gestione delle acque e il Piano di gestione del rischio alluvioni;
  • l’invaso ha un significativo impatto ecologico, in quanto per la maggior parte si estenderebbe sul territorio provinciale dove l’alto livello di naturalità degli ambienti interessati richiederebbe la loro conservazione. Inoltre l’area dove è prevista la costruzione del serbatoio è connotata perlopiù da pericolosità massima (P4) della carta di sintesi della pericolosità provinciale”.

“Già lo scorso luglio l’Amministrazione provinciale aveva inviato al Consorzio Bonifica Brenta – e per conoscenza anche alla Regione Veneto e al Ministero dell’agricoltura – spiega una nota della Provincia -, della sovranità alimentare e delle foreste – una formale lettera di diffida dal compiere ulteriori attività di progettazione e realizzazione di opere che interessino il territorio della Provincia autonoma di Trento, in violazione delle disposizioni normative e degli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti, evidenziando nell’atto le criticità dell’iniziativa da un punto di vista giuridico, tecnico, ambientale e di sicurezza”.


In breve

Il Comitato per la difesa del torrente Vanoi, si affretta a prendere posizione dopo la conferenza stampa del Consorzio. In una nota inviata alle redazioni, sottolinea: “Il Consorzio Brenta ha presentato il progetto e il presidente ha incredibilmente criticato la Provincia Autonoma di Trento per la diffida data all’opera, dichiarando che la diga è assolutamente indispensabile anche per la sicurezza del Brenta e per prevenire catastrofi come Vaia come se un muro dai 90 ai 100 metri potesse fermare un cataclisma di tale portata. Ma la cosa più sconvolgente – aggiunge il Comitato – è che non abbia parlato minimamente della contrarietà all’opera del territorio Bellunese e di quasi 5000 persone che in nemmeno un mese hanno messo pure la firma su questa contrarietà, come se il Bellunese e le sue montagne non volessero nulla. Nulla si è detto degli enti come il CAI (per citarne solo uno) che rigettano l’opera in modo assoluto, niente dei Comuni interessati che rigettano l’opera, niente del Comitato di Bassano lasciato fuori dalla sala stampa alla faccia della partecipazione. Se la logica del Consorzio – continua il Comitato –  è quella di mettere Veneto contro Trentino, sappia che il Bellunese è Veneto e che questa narrazione funziona solo per i suoi fedelissimi e sappia che esiste un Comitato che abbraccia Trentino e Veneto e rigetterà per sempre quest’opera. Sappia che nel mese di settembre, accanto al dibattito pubblico ci saranno decine di iniziative nel bellunese e nel Bassanese che sensibilizzeranno la gente sulla pericolosità di questa diga. Oramai la maggioranza dei bellunesi è consapevole che quest’opera è una violenza  all’ambiente, alla storia della montagna, un chiaro esempio di revisionismo scientifico che cancella 1917 morti del Vajont con un arroganza mai vista finora. Ricordiamo al presidente del Consorzio – prosegue il comunicato – che ha citato il progetto del 1970 di diga sul Vanoi, che quel progetto fu abbandonato dopo rilievi geologici che certificavano la franosità di entrambi i versanti del Vanoi. Noi continueremo a sensibilizzare la a gente – conclude il Comitato contro la Diga del Vanoi – già con un incontro venerdì sette settembre al Centro Amo di Lamon con l’eurodeputata Guarda che ha già inviato una denuncia al presidente della Commissione Europea ed altri tecnici ed esperti. Proseguiremo poi con i nostri gazebi (sabato a Ponte Serra e a Primiero) per la raccolta firme”.

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