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Testa mozzata di animale e incendio doloso per estorcere denaro

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“Riteniamo che un 60enne solandro fosse il mandante e un 56enne della val di Non, l’esecutore. Tra i progetti che i due contavano di realizzare, oltre al sequestro di una persona in Toscana, vi era anche la gambizzazione di una terza vittima”, secondo i vertici dell’Arma


Trento –  “Ci troviamo di fronte a soggetti di elevata pericolosità sociale, che giravano armati con fare intimidatorio e particolarmente aggressivo. È la prima volta che succedono dei fatti simili in Trentino. Per questo abbiamo pensato inizialmente a una rete più ampia”. Lo ha riferito il comandante dei carabinieri del Trentino, Matteo Ederle, in riferimento ai due trentini arrestati per tentata estorsione commessa con metodo mafioso, porto abusivo di armi e incendio doloso. “Nel corso delle intercettazioni, abbiamo appurato che parlavano addirittura di un sequestro di persona per ottenere un riscatto”

Una testa di pecora mozzata, corredata da minacce, inviata a un imprenditore del settore ortofrutticolo di Dimaro nel giugno del 2023. E l’incendio doloso che ha distrutto il bicigrill di Pellizzano a giugno di quest’anno. Per questi fatti una persona è stata arrestata dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trento e da quelli del nucleo operativo de radiomobile della compagnia di Cles. Si tratta di un 60enne solandro, pregiudicato che avrebbe agito insieme a un’altra persona, un 56enne della val di Non. Porto e possesso di armi, incendio doloso e tentata estorsione commessa con il metodo mafioso le accuse contestate all’uomo.

“Riteniamo che il 60enne solandro fosse il mandante e il 56enne della val di Non l’esecutore. Tra i progetti che i due contavano di realizzare, oltre al sequestro di una persona in Toscana, vi era anche la gambizzazione di una terza vittima. Questi due elementi hanno portato a un’accelerazione significativa dell’operazione”, ha precisato il tenente colonnello, Michele Capurso.

Alla base del tentativo di estorsione potrebbe esserci un movente economico. I due presunti complici poi, nei mesi scorsi, avrebbero pensato di andare a “sparare alle gambe” alle loro vittime in modo tale da costringerli a consegnarli i soldi. Conversazioni captate dai carabinieri, che hanno deciso di effettuare una perquisizione in cerca di armi ed esplosivi, trovando effettivamente nella disponibilità del complice una pistola semiautomatica calibro 7,65 con silenziatore, una replica di pistola mitragliatrice Uzi ed un simulacro di fucile a tamburo più proiettili di vario calibro per le quali veniva arrestato in flagranza. E una pistola calibro 22 con matricola abrasa e silenziatore è stata trovata anche al 60enne al momento del fermo.

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