“Potremmo assumere tanti operatori ma non possiamo a causa degli sprechi altrui. Non possiamo farci carico anche dei loro disoccupati”
Venezia – “Noi non respingiamo nessuno, ma la regionalizzazione dei concorsi in sanità è un tema da affrontare con serietà e realismo. Centinaia di ragazzi ogni anno vengono formati nel migliore dei modi nel Veneto e hanno diritto di trovare sbocchi professionali nella regione dove risiedono o che hanno scelto per imparare una professione. E’ doloroso dirlo, ma in questa pesantissima crisi economica e del lavoro, nemmeno il Veneto è più in grado di assorbire domanda nazionale e sento come un preciso dovere del Presidente della Regione salvaguardare i diritti di chi ha scelto questa terra per costruirsi un futuro, a cominciare dai residenti”.
Con queste parole, il Presidente Luca Zaia rilancia la sua proposta di regionalizzare i concorsi per l’assunzione di personale nella sanità, alla luce della situazione emersa in alcuni concorsi, i più recenti per un infermiere nell’Alta Padovana e per un’ostetrica nel bellunese, ai quali sono affluiti migliaia di candidati provenienti da tutta Italia, anche con viaggi organizzati da veri e propri tour operators attivatisi per l’occasione.
“Il problema viene da lontano – aggiunge il Governatore – ma a risolverlo non può essere la sanità veneta, che invece sta subendo da anni le conseguenze negative degli sprechi altrui. Il Veneto avrebbe bisogno di migliaia di infermieri, perché siamo paurosamente sotto organico, ma può assumerli, e solo con il contagocce, solo in forza dei suoi conti in ordine. Una restrizione pesantemente discriminatoria: non possiamo assumere i professionisti che ci servirebbero e che potremmo pagare, magari con una piccola parte dei 21 miliardi di residuo fiscale attivo che vantiamo con lo Stato, semplicemente perché altri hanno sprecato, ma dobbiamo farci carico dei loro disoccupati. E’ un’oggettiva ingiustizia”.
“Il Governo – incalza Zaia – prenda atto di questa situazione e, almeno, renda possibile alle Regioni virtuose di assumere le professionalità che servono senza vincoli. In questo modo il Veneto potrebbe dare lavoro a tutti i suoi giovani e offrirne anche ad altri. In caso contrario non vedo soluzione diversa che seguire per le professioni sanitarie la strada intrapresa con successo per le borse di studio di specializzazione medica, ottenendo che quelle che finanziate dalla Regione siano riservate a specializzandi che hanno studiato qui o qui risiedono. E’ un precedente storico, conquistato lottando con le unghie e con i denti, che può aprirci la strada anche per la regionalizzazione dei concorsi”.