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Profughi in Trentino: incontro fra l’assessore Zeni e il consiglio delle autonomie

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Impostare un percorso comune: questo il senso della proposta dell’assessore provinciale alla salute e politiche sociali

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Rovereto – “Vogliamo iniziare un percorso di condivisione con i Comuni e le Comunità – ha detto l’assessore – nella consapevolezza che quella dell’accoglienza è una responsabilità affidataci dallo Stato, che destina al Trentino una quota pari all’1% del totale dei migranti che arrivano sul territorio nazionale. Sappiamo che la media della permanenza è di 2 anni, condizionata dai tempi di esame della domanda di asilo. Lo Stato sostiene i costi di accoglienza con 30 euro al giorno per persona, che le amministrazioni utilizzano per far fronte a tutte le spese. Possiamo cercare di utilizzare le potenzialità della nostra Autonomia per dimostrare che a parità di risorse – che sono di provenienza statale – possiamo fungere da modello per il resto del Paese, in primo luogo suddividendo i grandi numeri in gruppi più piccoli in modo tale facilitare il loro inserimento nel tessuto sociale trentino. Non solo: se le condizioni di accoglienza dei migranti sono buone sarà più difficile che, al termine dei due anni, quale che sia l’esito della domanda presentata allo Stato italiano, passino in clandestinità, il che è un indubbio vantaggio anche per noi”.

Poche settimane fa la quota assegnata al Trentino era pari a poco più di 500 persone, ora si è arrivati a 810, probabilmente per l’inasprirsi della situazione internazionale, in particolare in Libia. Nel resto d’Italia è il prefetto che interviene, individuando delle aree dove collocare i profughi, cosa che spesso genera tensioni con i residenti. “Come Trentino – ha detto Zeni – abbiamo chiesto di poter gestire direttamente questa problematica, nella convinzione di essere in grado di intervenire in maniera più approfondita e puntuale, vista la nostra conoscenza diretta del territorio. Abbiamo un hub a Marco che funziona soprattutto come centro di smistamento, e probabilmente ne creeremo un altro a Trento. L’iter è il seguente: le persone che richiedono asilo, e quindi decidono di fermarsi in Trentino, presentano una domanda allo Stato italiano che ha un tempo di risposta mediamente di 2 anni. Lo Stato destina alle amministrazioni che accolgono i profughi 30 euro al giorno per persona, con cui far fronte alle spese. Abbiamo di fronte a noi tre opzioni possibili: potremmo gestire il problema individuando alcuni luoghi dove accentrare le persone, anche accogliendo eventuali proposte avanzate alla Provincia da privati, e quindi centralizzando le scelte. Ma c’è un’alternativa più interessante: è quella di fare assieme questo lavoro, la Provincia assieme alle amministrazioni comunali e alle Comunità. In questo modo potremmo individuare congiuntamente spazi ed edifici pubblici, ad esempio canoniche, anche di proprietà comunale, dove collocare i migranti, o vagliando assieme proposte provenienti da privati, dando risposta a numeri di persone possibilmente contenuti.
Nulla esclude infine di sperimentare una terza strada, simile a questa che la Provincia ha percorso con lo Stato. Se le Comunità pensano di potersi assumere direttamente questa competenza, la Provincia è pronta ad esplorare anche questa modalità. E’ un impegno forte e probabilmente un onere non facile da gestire, ma non la escludiamo a priori.
In ogni modo, non vogliamo applicare comunque un criterio meramente proporzionale per la distribuzione dei migranti sul territorio. Si terrà conto delle situazioni specifiche e delle peculiarità di ogni singolo contesto. Quello che chiediamo è di avviare un percorso congiunto, nella consapevolezza che il Trentino ha le potenzialità per essere, ancora una volta, modello rispetto al resto del Paese”.
Alla fine del dibattito gli amministratori locali hanno manifestato apprezzamento per l’approccio ed in particolare per la possibilità di gestire in futuro piccoli numeri di migrati sui propri territori. L’impegno assunto è di organizzare nelle prossime settimane degli incontri con le conferenze dei sindaci e l’assessore Zeni al fine di ed individuare un metodo condiviso di gestione del problema.

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