Clima teso in aula e fuori dal palazzo la protesta di alcuni sindaci per il taglio del servizio. Al termine di una discussione durata tutto il pomeriggio, il Consiglio provinciale, convocato in aula per una seduta straordinaria, ha respinto con 11 sì, 18 no e l’unico voto di astensione espresso da Walter Kaswalder del Patt, la mozione 464 proposta dalle opposizioni per chiedere di impegnare la Giunta a “sospendere l’applicazione del deliberato che taglia il numero di guardie mediche e i rispettivi presidi sul territorio, per intraprendere un confronto leale e trasparente con gli amministratori locali
Trento – Il Consiglio provinciale ha discusso e respinto in aula con 11 sì, 18 no e l’unico voto di astensione espresso da Walter Kaswalder del Patt, la mozione 464 proposta dalle opposizioni per chiedere di impegnare la Giunta a “sospendere l’applicazione del deliberato che taglia il numero di guardie mediche e i rispettivi presidi sul territorio, per intraprendere un confronto leale e trasparente con gli amministratori locali teso a concertare soluzioni che siano rispettose delle peculiarità dei territori e delle aspettative della popolazione”. Bocciato insieme alla mozione anche un emendamento firmato da Bottamedi del gruppo misto e da Borga di Civica Trentina per la riattivazione del punto nascite dell’ospedale di Arco.
Il testo: manca la visione complessiva del piano di riorganizzazione.
Nel testo della mozione per la quale il presidente Dorigatti, sentiti i capigruppo, aveva convocato la seduta straordinaria di oggi, i 12 firmatari – Giacomo Bezzi, Rodolfo Borga, Manuela Bottamedi, Claudio Cia, Claudio Civettini Civettini, Filippo Degasperi, Massimo Fasanelli, Maurizio Fugatti, Nerio Giovanazzi, Marino Simoni, Walter Viola e Gianfranco Zanon – spiegavano che il piano per la “riorganizzazione” della sanità trentina prevede che i presidi territoriali delle guardie mediche subiscano una riduzione del 30%. “Si passa – avevano scritto i consiglieri nella mozione – da 33 presidi sparsi sul territorio a 20, con due sedi che diventano operative durante la stagione turistica, e da circa 150 guardie mediche operanti in Trentino si passa ad un centinaio. Gli amministratori locali riferiscono di aver ricevuto la notizia con comunicazione dal direttore dell’azienda sanitaria o tramite telefonate dai vertici del proprio distretto, quindi senza un reale confronto e una concertazione dell’iniziativa”. Ciò dimostra, secondo le minoranze, che “la visione complessiva di questo piano non è chiara, considerato che a fronte di risparmi teorici dai tagli dei servizi sul territorio corrisponderà una progressiva centralizzazione della sanità, con aumento degli accessi nei pronto soccorso principali e conseguente calo della qualità del servizio. Il presidio di guardia medica – concludono gli esponenti della minoranza – viene percepito come fondamentale per i cittadini, soprattutto quelli che vivono nei territori periferici della nostra provincia e che già manifestano insofferenza per la perdita progressiva di altri servizi essenziali”.
Cia: logica ragionieristica seguita solo per fare cassa.
Nella discussione è intervenuto per primo Claudio Ciadel gruppo misto, che ha contestato il metodo con cui il taglio delle guardie mediche è stato portato avanti. “I territori sono stati completamente esclusi da qualunque confronto in merito. I sindaci hanno saputo del taglio delle guardie dall’Apss. Se l’interlocutore delle amministrazioni territoriali è l’Apss – ha osservato Cia – allora si può licenziare l’assessore”. Non regge, secondo Cia, l’argomento usato dall’assessore secondo cui le Guardie mediche non sono legati al pronto soccorso. La verità per il consigliere è che i servizi di pronto soccorso rischiano l’intasamento proprio a causa della chiusura delle guardie mediche. “L’unico obiettivo che si intravede in questa operazione è proprio quello di costringere i cittadini ad intasare il servizio di pronto soccorso pagando i relativi ticket”. Ora, ha proseguito Cia, la Giunta ha deciso di far pagare il ticket al pronto soccorso anche i malati cronici e le puerpere. Dal 2011 al 2015 gli introiti dei pronti soccorsi sono cresciuti di molto. La Provincia punta in sostanza a fare cassa con i ticket, perché le persone, non trovando il medico di guardia, si rivolgeranno direttamente al pronto soccorso. Senonché la paura di dover pagare questi ticket induce la gente a tenersi i problemi di salute. “Il vostro è un approccio ragionieristico, assessore – ha proseguito Cia – ma se fosse per i numeri e il nostro fosse un territorio di pianura basterebbe un unico ospedale. Bosogna invece tener conto della conformazione del nostro territorio. “L’autonomia che voi tanto decantate inizia dai territori”, ha concluso il consigliere.
Bottamedi: si chieda a Roma di riaprire il punto nascite di Arco.
Manuela Bottamedi del gruppo misto ha sottolineato come con questi tagli ora molte persone residenti in località decentrate dovranno utilizzare servizi sanitari non più pubblici come quelli offerti dalle guardie mediche, ma ad un pronto soccorso a pagamento. Pronto soccorso che non si presta a visite come quelle che potrebbe svolgere una guardia medica dovendo farsi carico solo delle urgenze. Tagliando le 13 guardie mediche si intaseranno i pronti soccorsi e si graveranno di costi sanitari le famiglie. Stiamo creando cittadini di serie A che abitano in zone più agiate in termini di servizi e cittadini di serie B che popolano le zone di montagna meno servite rispetto alle aree più urbanizzate. “La sinistra che governa la Provincia – ha osservato Bottamedi – sta smantellando il welfare, mentre noi dell’opposizione vogliamo investire sulla salute, sulla scuola e sulla sicurezza soprattutto nei territori periferici che hanno pari dignità rispetto a quelli di città: queste sono le due linee politiche che oggi si scontrano”. Bottamedi ha presentato anche un emendamento al testo della mozione per sollecitare l’assessore Zeni a chiedere al ministero una deroga per la riapertura del punto nascite dell’ospedale di Arco.
Fugatti stigmatizza le minacce del presidente Rossi ad un sindaco.
Maurizio Fugatti di Lega Nord ha ricordato che il Patt una volta difendeva la presenza dei servizi sanitari nelle valli, mentre oggi giudica “vergognosi” i consiglieri che portano avanti questa stessa battaglia. E ha poi stigmatizzato le minacce rivolte dal presidente Rossi al sindaco di Segonzano, che aveva denunciato il problema delle guardie mediche, sentito anche da altri primi cittadini che a suo avviso restano silenziosi per paura di vedersi bloccare un appalto o un contributo. “Questo è il metodo del rapporto con i territori applicato da una Giunta a guida autonomista”.
Degasperi: perché tagliare un servizio che funziona?
Per Filippo Degasperi del Movimento 5 stelle, se le questioni riguardanti la sanità sono sollevate solo dalle minoranze è perché la Giunta si muove su questi temi esclusivamente per via amministrativa, baipassando il Consiglio provinciale ed evitando il confronto con i territori interessati. Oltre al primo cittadino di Segonzano anche i Sindaci del Comune di Ledro, di Mori, Ronzo Chienis e Brentonico hanno chiesto di poter discutere con la Giunta le decisioni sulle guardie mediche che invece sono state assunte con delibera. L’assessore ha reso noto che il grado di utilizzo delle guardie mediche è particolarmente limitato, ma in Trentino vi sono quasi 17.000 visite effettuate per 100.000 abitanti e in Provincia di Bolzano le visite sono 3.000. Le guardie mediche sono quindi un servizio molto apprezzato dai cittadini del Trentino. E’ un sistema che funziona e non si capisce quindi perché dovrebbe essere modificato tagliando servizi ai cittadini. Non si capisce perché se per le guardie mediche in 20 anni non si è fatto nulla, la prima azione sia quella non di stabilizzare il personale ma di tagliare le sedi. Degasperi ha anche parlato del numero unico 118 per garantire le risposte dell’operatore, mentre ora scopriamo che nasceranno nuovi numeri: il 116 e il 117. Ma se la guardia medica deve realizzare anche interventi domiciliari e territoriali previsti dalla carta dei servizi dell’Apss, come potrà la sede di Predazzo effettuare visite sia in Valfloriana che a Cavalese? Difficile che una guardia medica si sposti da Predazzo alla Valfloriana e che un cittadini si muova dalla Valfloriana fino a Predazzo per sentirsi dire di rivolgersi al pronto soccorso. Degasperi ha quindi auspicato il potenziamento del servizio di pronto soccorso. “Voi – ha concluso il consigliere – state tagliando gli investimenti”.
Borga: per questo servizio si potevano utilizzare 48 milioni di euro.
Rodolfo Borga di Civica Trentina è partito con il suo ragionamento dall’obiettivo della Giunta di risparmiare 2 milioni di euro con il taglio delle guardie mediche. “Ogni volta che sento parlare di questi risparmi – ha osservato – non posso non ricordare che questa maggioranza ha deciso di spendere 48 milioni di euro in due anni per assicurare ai lavoratori trentini un risparmio fiscale di due caffè al mese. Quanti servizi – ha chiesto Borga – si potevano mantenere nelle valli con 48 milioni di euro”? Le visite effettuate dalle guardie mediche per 100.000 abitanti dimostrano che siamo più produttivi di molte regioni d’Italia molto più grandi del Trentino, “ma il nostro territorio ha un’orografia montana decisamente meno agevole rispetto ad altri territori del Paese”. “Il vostro obiettivo di stabilizzare i medici di medicina è difficile da raggiungere – ha concluso Borga – ma il motivo è che non avete mai fatto nulla, visti i 64 incarichi vacanti sui 106 previsti ora. Questo per risparmiare 2 milioni di euro con una mano e buttarne via 48 con l’altra nei prossimi due anni. Vi sono molti medici che vengono da fuori provincia e che non vengono mai stabilizzati. Cosa centra l’esigenza di stabilizzare i medici con il taglio delle guardie mediche? L’unico problema è di carattere economico, per risparmiare 2 milioni di euro, ma non è così che date un segnale di attenzione alle nostre periferie.
Viola: non si capisce la politica sanitaria della Giunta sul territorio.
Walter Viola di Progetto Trentino ha motivato la firma della mozione con l’esigenza di ridare centralità all’aula rispetto ad un dialogo un po’ troppo acceso visto sui media. “Si tratta di restituire al Consiglio il ruolo politico che gli spetta anche sul tema delle guardie mediche. Il territorio si vede abbandonato su un servizio fondamentale come quello della sanità”.
Per Viola, dopo l’accordo del 2009 sulla stabilizzazione dei medici di medicina generale si tratta di porsi un problema di qualità più che di quantità. Da noi le guardie mediche sono pagate meno della media del resto d’Italia. Abbiamo un enorme problema di formazione delle guardie mediche, il cui precariato è diventato ormai la regola, mentre questi operatori dovrebbero essere ancor più specializzati degli altri. Non possiamo per Viola rivedere gli ospedali e i servizi sanitari del territorio togliendo anche le guardie mediche e indebolendo la medicina di base nelle valli. La questione vera è: che idea ha l’assessorato sul servizio sanitario territoriale? Togliamo i punti nascita, si depotenzia la continuità assistenziale, le aggregazioni funzionali di territorio che dovevano partire sono rimaste sulla carta: il problema allora c’è, non ci si può nascondere dietro un dito. Qual è oggi la politica sanitaria sul territorio? Tra l’altro togliere guardie mediche rischia anche di aumentare di molto l’accesso al pronto soccorso. Certo abbiamo l’elisoccorso, ma non si può pensare di concentrare tutto a Trento o a Rovereto e negli ospedali. Il problema principale è capire il perché di queste scelte, visto ad esempio che in Umbria vi sono centinaia di guardie mediche mentre da noi il territorio presenta problemi orografici di non poco conto. Non parliamo poi delle guardie turistiche, “parenti poveri delle guardie mediche. Per Viola oltre a rivedere questa sceta va anche garantita la partecipazione dei territori, che “non possono chinare il capo di fronte a Trento, ma sentirsi protagonisti”.
Giovanazzi: le scelte compiute a spizzico come questa sono dannose.
Secondo Nerio Giovanazzi di Amministrare il Trentino, l’importante è discutere di questo tema senza strumentalizzazioni e cercare di avanzare qualche proposta per garantire il servizio su tutto il territorio. “Non sono qui per contestare ma per discutere e arrivare a qualche proposta”. Della Giunta Giovanazzi ha dichiarato di non condividere “le scelte a spizzico”. Prima la chiusura dei punti nascita e ora quella delle guardie mediche. “Manca un disegno complessivo sulla riorganizzazione della sanità in Trentino”, ha osservato il consigliere. Che ha poi proposto una soluzione: “il vuoto delle guardie mediche andrebbe coperto coinvolgendo i medici di base per garantire il servizio e non impoverire ulteriormente le zone periferiche”. “Si era detto di potenziare i servizi di pronto soccorso per garantire sicurezza ai cittadini – ha concluso Giovanazzi – per non impoverire i territori. “Io non voglio assolutamente polemizzare, ma la fornitura di certi servizi alle aree periferiche è l’unico modo per non impoverire il Trentino che nei territori ha la sua vera ricchezza”.
Avanzo (Patt) d’accordo, ma “c’è stato un difetto di comunicazione”.
Chiara Avanzo del Patt ha ricordato che da oltre un anno si sa dell’intenzione di ridurre le guardie mediche nei territori. “Il Tesino è uno di questi territori e ha già subito tagli come, ora, anche quello di questo servizio di guardia medica. Dal territorio ho ricevuto non pochi sollecitazioni dai cittadini e dagli amministratori, dai presidenti delle due case di riposo. Per questo ho subito affrontato l’argomento dialogando con l’assessore Zeni. Partendo dalle scarse chiamate notturne che vi sono e che comportano una riorganizzazione finalizzata a migliorare questo servizio. Non è facile bussare alla porta dei comuni per dire loro che questo servizio che finora ha funzionato bene va riorganizzato. La guardia medica è sempre intervenuta nelle situazioni di piccole urgenze ed emergenze. Certo oggi lo scenario è cambiato, i bisogni sono diverse e le politiche sanitarie di devono adeguare a questo nuovo scenario. Ma è difficile riuscire a trasmettere questa nuova logica ai singoli cittadini. Che si chiude la guardia medica non per sopprimere un servizio ma per realizzarne uno migliore. Avanzo ha concluso dichiarando di comprendere la scelta dell’assessore Zeni ma anche le difficoltà degli amministratori di comprendere la ragione del taglio delle guardie mediche. In ogni caso per Avanzo è mancato il dialogo col territorio per spiegare come la riorganizzazione migliori il servizio.
Rossi: c’è stata la smentita del sindaco di Segonzano.
Il presidente Rossi è intervenuto per chiarire la questione delle minacce al sindaco di Segonzano sollevata da Borga. IL 17 settembre ho letto su un quotidiano alcune dichiarazioni virgolettate del sindaco che dichiarava “il sindaco che rompe magari perde un appalto o gli viene fermato un contributo”. Per Rossi il presidente della Provincia ha il dovere istituzionale di verificare se queste affermazioni corrispondano al vero o no. Questo per tutelare com’è suo dovere il buon nome dell’amministrazione provinciale. Rossi ha detto di aver fatto proprio questo, telefonando al sindaco per chiedergli se quelle parole fossero state pronunciate in quel modo oppure no e dicendogli che proprio per tutelare il buon nome dell’amministrazione mi sarei aspettato una smentita. Se non l’avessi ricevuta, in qualità di presidente della Provincia avrei intrapreso tutte le azioni a tutela del buon nome dell’amministrazione e dei cittadini, riservandomi anche altre iniziative che non potevo non riservarmi di fare. Ho provveduto a stigmatizzare pubblicamente tutto questo, perché se un sindaco ha le prove di quel che dice ne deve trarre le conseguenze e sporgere denuncia. Non sono infatti accettabili simili illazioni da chi ricopre una carica istituzionale. Rispetto la battaglia sulle guardie mediche ma non si deve scadere nella polemica con frasi su presunti sindaci che non si allineano e che per questo subiscono minacce. Passati un paio di giorni apprendo dalla stampa che vi sarebbe una smentita che mi ha fatto molto piacere e che è di grande sollievo perché le parole del sindaco sono state travisate o avevano assunto un senso esagerato.
Zeni: il confronto con il territorio c’è stato e molti amministratori locali hanno condiviso la scelta della riorganizzazione.
L’assessore Zeni ha osservato che dietro la mozione sulle guardie mediche “vi è un tema molto più profondo riguardante il ruolo stresso della politica e delle istituzioni”. Per l’assessore, infatti, “chi rappresenta le istituzioni deve avere certamente la capacità di portare avanti le istanze dei territori, ma anche quella di inserire queste istanze in una cornice più ampia e in una visione complessiva, per non ridursi a meri portavoce di interessi particolari. Questo vale in particolare per il settore della sanità, dove vi è un’alta complessità e un’elevata componente emotiva e sociale da parte di persone e famiglie in situazioni difficili che devono avere fiducia nelle istituzioni e nei servizi. Quel che è più grave è quindi aver sentito rappresentazioni distorte sulla sanità trentina, che secondo alcuni sarebbe allo sfascio mentre sulla base di studi terzi è in ottima salute. Zeni ha poi spiegato a Bottamedi le ragioni per cui non è possibile chiedere a Roma una deroga per la riapertura del punto nascite di Arco.
“Il nostro modello è quello della rete per concentrare a Trento e a Rovereto le cure ad alta complessità che non si possono fornire negli ospedali di valle, mentre ogni altro ospedale ha un ruolo con mandati per ortopedia e chirurgia e servizi più legati al territorio. “Politicamente, ha proseguito l’assessore, la vera priorità sono i territori intesi come medicina del territorio tenuto conto che occorre affrontare il prossimo raddoppio degli autosufficienti nel nostro sistema sanitario. Stiamo lavorando sugli Aft e per chiudere il contratto con i medici di base per offrire un servizio in più ai cittadini. Quanto infine al tema specifico delle guardie mediche abbiamo incontrato in questo anno moltissimi amministratori compresi quelli del Tesino. Vi sono stati momenti di confronto anche se l’attuazione è stata comunicata dall’Apss e dai responsabili di distretto. Il tema di fondo è che abbiamo cercato di portare avanti una visione condividendola il più possibile con gli amministratori Tant’è che molte zone non hanno registrato lamentele di amministratori che hanno detto di comprendere le ragioni e di accettare la scelta. La Provincia doveva assumersi la responsabilità di una scelta corretta e giusta in base alle proprie competenze.
Cia: il sindaco di Segonzano non è stato interpellato.
Nella sua replica Claudio Cia ha contestato le affermazioni dell’assessore secondo cui prima del taglio delle guardie mediche vi sarebbe stato un confronto con le amministrazioni del territorio. “A me – ha detto Cia – risulta che il sindaco di Segonzano non sia stato affatto interpellato sull’argomento pur essendo il suo uno dei territori colpiti dal taglio del servizio della guardia medica. Il sindaco aveva organizzato sul tema una serata molto partecipata, presente anche il consigliere Kaswalder, e l’assessore che era stato invitato mezz’ora prima aveva mandato un messaggio in cui spiegava di non poterci essere”. Per Cia, l’esigenza di avere medici più esperti e professionalizzati per giustificare il taglio delle guardie mediche è solo una scusa. “Le guardie mediche – ha aggiunto il consigliere – si occupano anche degli ospiti delle case di riposo e ora senza queste figure sarà difficile garantire le visite a questi soggetti. Qui non si capisce quale riorganizzazione si voglia se la Giunta continua a tagliare. Non si vede alcun disegno”.
Zeni: non riorganizziamo per tagliare ma per migliorare il servizio.
L’assessore Zeni ha replicato spiegando che la guardia medica trent’anni fa si era insediata sul territorio quando non vi era il sistema di urgenza-emergenza del 118 che esiste oggi. “Oggi – ha detto – il cittadino che ha un’urgenza-emergenza non chiama la guardia medica o il medico di medicina generale ma il 118”. Si tratta quindi per Zeni di prendere atto di alcuni capisaldi nazionali che oggi abbiamo: il ministero ha scritto in maggio che le regioni possono, se vogliono, introdurre il servizio H16 togliendo la guardia medica. “Non è questa la strada che abbiamo deciso di seguire nel Trentino. L’assessore ha sottolineato che la volontà della Giunta non è di togliere un servizio ai cittadini. “Tutti potranno continuare a chiamare la guardia medica che con la riorganizzazione saranno in grado di effettuare non più solo 4 visite a notte ma il doppio se non 10-12”. Al contempo la prospettiva è quella del numero unico: il 116 e 117 è previsto a livello nazionale anche se da noi il progetto è quello del 112. “Il centralino – ha proseguito Zeni – passerà a chi chiama la guardia medica della zona e con essa si potrà interloquire allo stesso modo di oggi. L’assessore Zeni ha poi negato di essersi sottratto al dialogo con il sindaco di Segonzano, considerando il confronto un dovere delle istituzioni. Con molti abbiamo avuto un confronto e la maggior parte degli amministratori ha compreso le ragioni alla base della riorganizzazione delle guardie mediche. Zeni ha concluso aprendo alla possibilità di apportare correttivi e miglioramenti se emergeranno esigenze e osservazioni da alcune zone.
Le dichiarazioni di voto.
Massimo Fasanelli del gruppo misto, dichiarandosi “non convinto” dalle parole di Zeni, ha chiesto all’assessore se “la scelta di tagliare le guardie mediche sia arrivata dai territori, visto che nessuno è contento di questa decisione”. Giusto a suo avviso ridurre gli sprechi, “ma razionalizzare i costi è un’altra cosa e non possiamo pensare di farlo riducendo i servizi per la salute delle persone”. E ancora: “i 17.000 interventi realizzati dalle guardie mediche possono apparire pochi dal punto di vista statistico e ragionieristico, ma non per le persone che ne hanno beneficiato”. “La mozione – gha concluso Fasanelli – chiede solo di sospendere l’attuazione della delibera della Giunta per discuterne con le amministrazioni locali sedendosi al tavolo con i sindaci e trovare una soluzione condivisa da tutti.
Claudio Civettini di Civica Trentina ha osservato che “oggi è il 118 che oggi smista le telefonate alle guardie mediche, e si tratta di volontari e non di medici o di professionisti”. Anche dal punto di vista sindacale non c’è condivisione su questa scelta. La verità per Civettini è che “la Giunta non ha la volontà di discutere di queste scelte riaprendo il dialogo con i sindaci e i cittadini interessati. Non si capisce altrimenti perché sia stato cambiato l’assessore alla sanità visto che si sta facendo peggio di prima”. Per Civettini “manca la limpidità del progetto: da dove si parte e dove si arriva”. Il prossimo obiettivo della Giunta, secondo il consigliere, saranno le case di riposo perché questi sono i nuovi Attila della politica trentina.
Bottamedi del gruppo misto ha lamentato la scarsa comprensione dimostrata dall’assessore del forte disagio della popolazione sul tema delle guardie mediche. “C’è uno scollamento tra politica provinciale e bisogni della comunità trentina. Certo, per Bottamedi, “come ha detto Zeni autonomia non è fare quel che si vuole. Ma – ha aggiunto la consigliera – vuol dire anche saper combattere con Roma”. Chiediamo semplicemente di rivalutare la possibilità di percorrere altre strade rispetto a quelle percorse finora che hanno causato un gap in termini di comunicazione con la gente”.
Il disegno della Giunta per Bottamedi esiste ed è la privatizzazione della sanità, realizzato con l’aumento dei ticket.
Degasperi del M5s ha nuovamente stigmatizzato la volontà della Giunta di chiudere una serie nutrita di presidi sanitari “che potrebbero salvare la vita delle persone”. E ha ribadito che “il Trentino ha un servizio di guardia medica tra i più apprezzati in Italia dagli utenti”. Non si capisce per il consigliere come questa riorganizzazione, che è un taglio, permetteranno un migliore utilizzo delle risorse, visto che i cittadini dovranno spostarsi non poco per raggiungere la sede delle guardie mediche o di un pronto soccorso. Inoltre le sedi vacanti delle guardie mediche sono più della metà e non si capisce dove si andranno a reperire delle disponibilità per ricoprire questi posti. Sarà difficile motivare professionisti perché facciano le guardie mediche spiegando che loro che il territorio di riferimento sarà grande il doppio di quello procedente.
Luca Giuliani del Patt ha assicurato l’attenzione degli autonomisti ai tagli dei servizi sanitari sul territorio. “Abbiamo valutato quelli delle guardie mediche e siamo arrivati a condividere le scelte dell’assessore Zeni perché garantiscono continuità al servizio. Il servizio delle guardie mediche – ha proseguito Giuliani – era una figura avulsa dal sistema sanitario provinciale nel quale andava quindi fatta rientrare con la riorganizzazione deliberata dalla Giunta. Il problema delle guardie mediche non è la distanza, si possono attendere anche 10-15 minuti in più, diversamente che di fronte all’emergenza, che è coperta da altri servizi”. Giuliani ha ricordato che si stanno portando sul territorio servizi come l’infermiere di famiglia che era stato da lui proposto.
Kaswalder: le guardie mediche danno sicurezza e vanno mantenute se si vogliono davvero difendere i territori.
Walter Kaswalder del Patt, diversamente dai colleghi del suo gruppo, ha chiesto all’assessore di accogliere la mozione “che infondo chiede solo di sospendere la delibera e di discuterne con gli amministratori sul territorio. Non mi sembra una richiesta irricevibile”, ha aggiunto. Dopo aver detto “io credo di essere l’ultimo autonomista rimasto sul territorio” ha aggiunto: “con la guardia medica diamo certezza e sicurezza ai territori dove per gli anziani avere questa figura equivale ad avere una garanzia”. “Se vogliamo difendere il territorio dobbiamo assolutamente mantenere i servizi sanitari come la guardia medica sul territorio perché la vita umana ha un valore inestimabile”. Kaswalder ha concluso contestando la politica che garantisce servizi ai migranti “mentre li toglie alla nostra gente di montagna”.
Marino Simoni di Progetto Trentino ha esortato la Giunta a non smantellare i servizi che come la guardia medica la Provincia ha costruito negli anni. Questo perché le caratteristiche dei territori del Trentino sono molto diverse da quelle di altre regioni ed esigono presidi sanitari non lontani dai centri abitati. Si tratta per Simoni di “capire dove si vuole andare a parare” con scelte come questa. Se gli amministratori locali lo chiedono, argomenti come questo devono necessariamente e doverosamente essere discussi sospendendo le decisioni prese. Per questo voteremo a favore di questa mozione”.
Plotegher: non tagli ma appropriatezza. Sulla riorganizzazione delle guardie mediche c’è stato un difetto di comunicazione.
Violetta Plotegher del Pd ha espresso il sì convinto del suo gruppo al disegno di riorganizzazione delle guardie mediche, da distinguere dal servizio di urgenza-emergenza. Plotegher ha riconosciuto con le minoranza che “può darsi che questo cambiamento non sia stato adeguatamente alle popolazioni”. Per la consigliera oggi occorre garantire non solo la presenza ma soprattutto l’appropriatezza di questo servizio, mediante il collegamento costante delle guardie mediche con i medici del 118. Questo assicura tempestività agli e la possibilità di una supervisione diagnostica: “non si tratta di numeri – ha aggiunto – ma di mettere in cima alle preoccupazioni la tutela della vita umana, e questo avviene proprio riorganizzando i sistemi di intervento sanitari come la guardia medica”£. Per Plotegher è fondamentale estendere a tutto il territorio provinciale la convergenza di tutte le chiamate sul 118 in modo da avvicinare tutti i servizi alle persona.
Fugatti (Lega), ricollegandosi all’intervento di Kaswaslder, ha ricordato i principi fondanti del Patt, che per definizione dovrebbe essere sempre vicino alle esigenze delle vallate e delle montagne. Per questo a suo avviso Kaswalder non si ritrova più nel Patt attuale. Diversamente da Giuliani per il quale, ha ricordato Fugatti, le guardie mediche oggi sono avulse dalla riorganizzazione del sistema sanitario provinciale. Il consigliere ha citato le valli di Fiemme, di Sole e di Gresta, il Tesino e tanti altre valli e territori che stanno protestando per non aver avuto alcuna occasione di confronto con l’assessore Zeni sulla riorganizzazione delle guardie mediche.
Cia (misto) ha infine interventi criticato “questa riforma sanitaria portata avanti a spizzichi e bocconi non con una riorganizzazione ma eliminando i servizi. Sono stati già chiusi i punti nascita e si è data la colpa allo Stato senza assumersi le proprie responsabilità. Chissà perché a Folgaria la guardia medica è rimasta: evidentemente i patroni lì hanno ancora una loro forza.