Sospensione temporanea della circolazione sulla SP 239 abitato di Prade dal bar Villanuova alla località Coroni nelle serate del 30.06-20.07-09.08-23.08-21.09.2018 per manifestazione ”Godimondo e Fortunato”. Navetta in zona, posti a sedere limitati per la rappresentazione
Prade – Valle del Vanoi (Trento) – Ogni dieci anni la storica tradizione si ripete.
Sabato sera 30 giugno alle 20.30 a Prade si terrà la Prima rappresentazione dell’antica “Tragedia di Godimondo”, più nota al grande pubblico dal 1800, come “Godimondo e Fortunato”.
“Come tradizione vuole – spiega il presidente del Comitato organizzatore, Giacobbe Zortea, – anche nel 2018 sta quindi per ripetersi l’antica usanza del paese, che solo ogni dieci anni vede alzare il sipario su questo dramma storico, tra gli ultimi rimasti, in Trentino e in Italia.
L’opera teatrale, rappresenta la storia di due cavalieri che conducono una vita sregolata e peccaminosa: Fortunato si ravvede, mentre Godimondo incurante dell’amico, finisce tra i demoni“.
Oltre alle edizioni del 1878 e del 1911, le rappresentazioni si sono alternate nel 1921, nel 1932; dopo la guerra nel 1948, nel 1962 e nel 1978, sino alle ultime nel 1988, 1998 e 2008 ma il testo potrebbe avere radici ancora più antiche.
Volontari al lavoro
Proprio in questi giorni, il gruppo di volontari coordinati dal vice presidente del Comitato organizzatore Mario Roberto Loss, ha ultimato la realizzazione del palco, interamente costruito con legno della Valle del Vanoi.
Una struttura di grandi dimensioni progettata appositamente per l’evento, che permetterà ai presenti di godere al meglio lo spettacolo, anche in caso di maltempo, sotto un tendone coperto (PalaGodimondo) nei pressi della Chiesa di Prade, nella Valle del Vanoi.
Novità assoluta anche le scenografie, realizzate con il prezioso contributo dell’artista del Vanoi, Giuliano Rattin che si è ispirato al paese e alle sue antiche tradizioni.
Una grande scenografia che rievoca il bene e il male, i ricchi e i poveri – come tradizione vuole – con un innovativo sistema che permette ai diavoli di salire sul palco dal basso, tra le fiamme, accompagnati dal rumore delle catene, da musiche, luci e fumo di scena. Nel cielo stellato invece, appariranno la Misericordia e la Giustizia a richiamare l’attenzione del pubblico.
Mentre le sarte, anche in questo caso tutte volontarie del paese o delle frazioni vicine, sistemano gli abiti di scena, il regista Celestino Tavernaro segue con attenzione gli ultimi aspetti della rappresentazione.
La tradizione
Tra passato e presente
È una lunga storia che prende vita dalle voci del passato, in scena ancora oggi: più viva di allora, più intensa che mai. Nelle vicende che si intrecciano, del maestro Antonio Ceccon e della “scrivante” Libera Zortea, rivive poco a poco la secolare “Tragedia di Godimondo”.
Nel 1878, il maestro Ceccon firma di suo pugno il copione più antico in nostro possesso, ma le origini sono certamente precedenti a quel periodo. Ceccon, è stato il direttore e uno dei protagonisti di primo piano nelle edizioni di fine 1800 della rappresentazione di Prade.
A Canal San Bovo con don Pietro Viani nasce la “Scuola di intreccio e fabbrica di cappelli di paglia” (1882/1893), che raccoglie materie prime da Caoria a Zortea, da Imèr (“Nicolao, Tomas, Bortolo Sotta”) fino a Transacqua con “Trotterin, la canonica, Libera dei Pradei” e poi a Pieve e Siror con “Maria Cemin e Checco mulinèr”. Sono gli anni in cui Prade riscopre anche la Sacra Passione di Cristo (1891) lungo la ripida salita del “Col Rattin”.
Ma in quel periodo, nella Valle del Vanoi si rappresentano tra gli altri, anche altri drammi religiosi: il “Giudizio Universale” a Ronco e la “Vita martirio e morte del glorioso apostolo San Bartolomeo” a Canal San Bovo.
Dal 1921 in poi, Libera Zortea, nota in paese come “Bota Giacometa”, diventa la custode di quel manoscritto di Prade, trascrivendolo interamente e stimolando la comunità a ripetere la rappresentazione solo ogni dieci anni.
Si inizia fi nalmente a dimenticare la paura della guerra e si fanno progetti per il futuro. Era infatti il 23 agosto 1921 quando l’allora sindaco della vicina cittadina di Feltre (nel Bellunese), invitava tutti gli amministratori della zona a riflettere sulla possibile realizzazione di una “Tramvia elettrica che unisca il Feltrino con il distretto di Primiero”.
L’edizione del 1932 fu “memorabile”
“In piazza a Prade, Gente arrivata da ogni luogo con i carri, una vera e propria processione per assistere al dramma religioso”. Un’intera pagina sul Gazzettino di allora, ne conferma il successo quasi inaspettato per la “filodrammatica di Prade”.
Nella trascrizione su un ‘libriccino’ del 1948, Libera Zortea era “scrivante e sugiritore”.
Nel 1962 è invece il grande lavoro di don Dario Marzadri a riportare in vita la rappresentazione, mentre nel 1978, 1988, 1998, 2008 e 2018 l’evento – pur tra mille diffi coltà – riprende la sua cadenza naturale con una grande partecipazione popolare.
Gli abitanti di Prade, raccontano di aver visto arrivare nel passato, centinaia di persone con i carri o a piedi dal Primiero, Tesino, Valsugana, dalla Val di Fiemme e Fassa, dal Bellunese, per assistere al dramma religioso.
Per molti di questi, la partecipazione allo spettacolo diventava una vera e propria festa. Dopo essersi entusiasmati e aver sofferto per la sorte dei due eroi, tutti se ne tornavano a casa al tramonto ripetendo ad alta voce: “Anca stavolta i pradaròti, i ha fat la sò bèla Comèdia”.
Celestino Tavernaro, da oltre 30 anni Regista dell’Opera di Prade
Celestino Tavernaro (nella foto), primierotto di Transacqua, è da oltre 30 anni il regista della rappresentazione di Prade. Con una lunga esperienza alle spalle, ha debuttato con Godimondo nel 1988, proseguendo nel suo impegno nel 1998, 2008 e nel 2018. Grande appassionato di teatro, è legato da sempre alla filodrammatica “Giovanni Meneguz” di Primiero.
“Nel 1988 – ci spiega Celestino Tavernaro – è stato Luigi Zortea a chiedermi di collaborare con la rappresentazione. Ricordo bene che me lo chiese un anno prima. Soprattutto per coordinare la recitazione e il movimento in scena. Affiancai l’allora coordinatore/regista e da quel momento mi innamorai dell’evento”.
Quale è stata la sua prima impressione, leggendo il copione e incontrando gli attori? “Rimasi sbalordito dal numero elevato di personaggi. Una trentina di attori che si muovono in diversi momenti sul palco, non è per nulla facile coordinarsi. Non la conoscevo prima, ma in poco tempo ho avuto modo di apprezzarla. So di per certo, di persone che raccontavano di lunghe camminate a piedi da Primiero o con i cavalli per poterla vedere”.
Quali sono i suoi ricordi della prima edizione del 1988? “Io ho sempre cercato di collaborare con tutti gli attori, per creare uno spirito di squadra, cercando di portare sul palco il vero messaggio della rappresentazione. Il 1988 è stato l’anno del palco esagonale ideato dall’eclettico Giovanni Valline. Bello, davvero originale, ma purtroppo molto scomodo per gli attori, soprattutto per le entrate laterali.
Quell’edizione fu molto particolare anche per me. La rappresentazione mi aiutò a superare un periodo non facile della mia vita. Ricordo in particolare alcuni attori anziani, che avevano un attaccamento quasi ‘morboso’ alla loro parte. La ripetevano ogni dieci anni e si ricordavano ogni dettaglio. Fu una edizione caratterizzata dalla pioggia, con molte pause durante l’evento”.
Nel 1998 e nel 2008 la sua partecipazione diventa un punto di forza? “Ho incontrato un sacco di amici e ormai mi sento davvero molto legato a questa rappresentazione. Non ho ricordi particolari nel 1998, mentre il 2008 ha segnato certamente la storia della rappresentazione, per l’arrivo del tendone, che ha così scongiurato lunghe pause dovute al maltempo estivo.
Quale è oggi il signifi cato di questo evento? “Ho sempre tenuto fede al testo originale della Tragedia. Ci tenevano i vecchi attori e ci tengo anche io, perchè altrimenti non sarebbe più la stessa tradizione. Come mi hanno dato il testo, io l’ho lasciato. Non credo sia corretto modificarlo, tranne per alcuni adattamenti scenici: dal fumo, ai suoni, alle luci, che rispettano però il senso della rappresentazione. Il mondo è cambiato completamente, è vero. Qualcuno sorride oggi, sentendo parlare di Misericordia, Giustizia, Angeli e Demoni, Cavalieri e Diavoli.
Però c’è una morale che non dovrebbe mai essere persa. Una morale legata al bene e al male, che sono sempre più attuali in ogni piccolo risvolto della nostra vita quotidiana. E poi lasciatemi dire, lo ripeto sempre anche agli attori: Pitost che perdàr na tradizion, l’é meio brusàr an paes… Pitost che bruse le Prade, meio andar avanti con Godimondo! (Piuttosto di perdere una tradizione, meglio bruciare un paese ndr).
Le rappresentazioni 2018
L’evento si terrà a Prade nella struttura coperta (PalaGodimondo) con inizio ad ore 20.30 nele seguenti date:
Sabato 30 Giugno
Venerdì 20 Luglio
Giovedì 9 Agosto
Giovedì 23 Agosto
Venerdì 21 Settembre
Per altre informazioni: www.godimondoefortunato.it