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I ghiacciai delle Alpi si sono dimezzati in 100 anni

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Glaciologo Cnr, al 2050 spariranno quelli sotto i 3500 metri

NordEst – Negli ultimi cent’anni, i ghiacciai delle Alpi hanno dimezzato la loro estensione. E al 2050, rischiano di sparire tutti quelli sotto i 3.500 metri. Per capirci, le Dolomiti potrebbero restare senza ghiacciai. La causa è il riscaldamento globale, provocato dall’uomo. Semplicemente, le temperature odierne non permettono più la sopravvivenza dei ghiacci eterni sotto i 3.500 di quota.

Allarmismo ambientalista? Non proprio. A dare l’allarme è un glaciologo del Cnr, Renato Colucci. Le sue parole vanno ad aggiungersi ai tanti dati scientifici sullo scioglimento dei ghiacci nel mondo, che continuano ad arrivare da anni.

“I ghiacciai alpini di Italia, Francia, Austria e Svizzera si stanno ritirando a una velocità senza precedenti in migliaia di anni – racconta Colucci al telefono dal ghiacciaio della Marmolada, dove si trova per ricerche -. Nell’ultimo secolo, è scomparso il 50% della copertura. Di questo 50%, il 70% è sparito negli ultimi 30 anni”.

Le temperature

“Dalla metà degli anni Ottanta, le temperature vanno solo in salita – prosegue il ricercatore -. Fino ad allora, anche sotto i 3.000 metri, d’estate rimaneva sempre un po’ di neve sopra il ghiaccio, che lo preservava e creava la riserva necessaria per formarne di nuovo. Ma oggi, osserviamo spesso la quasi completa asportazione del manto nevoso in estate. Il ghiaccio rimane esposto al sole e si fonde. In media si perde da mezzo metro a un metro di spessore all’anno”.

Secondo Colucci, se non si ferma il riscaldamento globale, nel giro di trent’anni spariranno completamente i ghiacci eterni dalle Alpi Orientali e Centrali, e rimarranno solo sulle Alpi Occidentali, quelle più alte: “Se prendiamo la media delle temperature degli ultimi 15 anni – spiega -, questa non è compatibile con l’esistenza dei ghiacciai sotto i 3.500 metri. I ghiacciai delle Alpi sotto quella quota sono destinati a sparire nel giro di 20-30 anni. Quassù sulla Marmolada fa fresco, ma non abbastanza”. 

Gli studi dei glaciologi spiegano bene perché tutto questo sta avvenendo. “I carotaggi fatti sui ghiacci di Groenlandia e Antartico – spiega ancora Colucci – ci dicono che nell’ultimo secolo l’aumento della CO2 nell’atmosfera è stato cento volte più rapido che in qualsiasi altra epoca negli ultimi 800.000 anni. E la responsabilità non può che essere dell’uomo”.

Lo scioglimento dei ghiacci

Non riguarda solo le Alpi, ma tutte le catene montuose del mondo, dalle Ande all’Himalaya, i due poli e le steppe artiche. “Paesi come Perù, Cile e India contano sui ghiacciai montani per l’approvvigionamento idrico, e potrebbero avere problemi – conclude Colucci -. La sparizione dei ghiacci polari potrebbe sommergere isole e località costiere. E lo scioglimento del permafrost, il terreno ghiacciato delle steppe, libererebbe enormi quantità di metano, il gas serra con l’effetto maggiore”.

Una ricerca del Centro internazionale per lo sviluppo integrato della montagna (Icimod) ha rivelato quest’anno che in Himalaya è sparito il 15% dei ghiacciai rispetto al 1970. Anche se si manterrà il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, al 2100 scomparirà comunque un terzo dei ghiacci eterni himalayani. Ma se le emissioni rimarranno come oggi, a sparire saranno ben due terzi.

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