Lettera aperta del Presidente del Veneto Luca Zaia a tutti gli enti , ai lavoratori, ai sindacati e alle banche coinvolti nella vicenda
Venezia – Il Presidente del Veneto, Luca Zaia, ha inviato agli enti locali, ai lavoratori, ai sindacati di categoria e di fabbrica e agli istituti di credito questa “lettera aperta” sulla vicenda della ACC.
Martedì 12 novembre la produzione dello stabilimento ACC di Mel potrebbe cessare. E oltre 600 lavoratori trovarsi senza lavoro, in molti casi definitivamente, considerato lo stato di grave crisi (la peggiore dal Dopoguerra) che attanaglia il Veneto: 170 mila disoccupati, un giovane su quattro senza lavoro mentre due sono precari.
“Il rischio di essere arrivati a fine corsa è altissimo: quest’estate ACC era miracolosamente risorta, ma i miracoli non si ripetono mai due volte. Sarebbe una tragedia nella tragedia, perché la chiusura avverrebbe in provincia di Belluno, un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo alla crisi e non può essere ripagato in questo modo.
Ho voluto usare ancora il condizionale, forse l’ultimo che mi sarà concesso – scrive il presidente Zaia -, perché esiste ancora una possibilità, una fievole speranza che quello stabilimento che ha segnato la storia industriale della provincia di Belluno possa salvarsi. Non dipende dai mercati (che stanno accogliendo il prodotto in modo oltremodo interessante), non dipende dai lavoratori (che per salvare il proprio posto di lavoro stanno eroicamente senza stipendio da luglio) e neppure dal commissario straordinario che ce la sta davvero mettendo tutta – e per questo lo ringraziamo – per compiere il miracolo di salvare e rilanciare l’ACC.
Tutto dipende soltanto ed esclusivamente dalle banche. Sarò più specifico: dipende soltanto da “alcune” banche che ancora resistono a una soluzione che vede già quasi l’80 per cento degli istituti creditori aver aderito al piano del commissario.
Parliamo di 14 milioni di euro. Per 14 milioni, insisto sulla cifra, si rischia di chiudere una storia industriale che ha ancora un futuro e un ottimo prodotto che ancora fa scuola sul mercato degli elettrodomestici.
Il commissario straordinario di ACC opera senza supporto da parte del credito dal suo insediamento, ma – dovendo pagare in anticipo i fornitori e potendo essere pagato dai clienti solo a consegna avvenuta – ora tutte le risorse sono esaurite: se le banche non interverranno, martedì 12 si chiude.
La beffa atroce è che i clienti dirotterebbero i loro ordini sullo stabilimento austriaco che fu di ACC, visto che quello stabilimento produce regolarmente avendo ricevuto dalle banche austriache abbondanti finanziamenti pur nel corso della procedura fallimentare davanti al Tribunale di Graz. Le banche coinvolte (Unicredit, BNL, MPS, Friuladria, BPVI, Veneto Banca, UBI, Banco Popolare e Mediocredito FVG) – meglio: alcune banche coinvolte – stanno ritardando la loro decisione, nonostante il confronto con il commissario straordinario sia aperto dal 1° agosto e nonostante il Ministero sia in grado di fornire ogni più ampia garanzia per la copertura di quel credito (protetto sia dalla prededuzione sia dalla garanzia di Stato approntate dalla Legge Prodi).
Sarebbe incredibile, in mezzo a tante storie di procedure di amministrazione straordinaria tranquillamente – e oserei dire disinvoltamente – finanziate dal sistema del credito, che le banche si scoprissero indisponibili a erogare un modesto finanziamento (si tratta di meno di 14 milioni di finanza fresca distribuiti progressivamente su un anno di tempo) a una grande azienda veneta industrialmente sana, con un prodotto tecnologicamente avanzato e richiesto dal mercato, ancora capace di produrre buona occupazione e di distribuire ricchezza reale.
Sarebbe incredibile che il mondo del credito – ripeto: una parte del mondo delle banche – non avverta la responsabilità di finanziare quella ACC che è divenuta il simbolo della battaglia di tutti i veneti per non arrendersi alla desertificazione manifatturiera e rilanciare invece il proprio sistema di competenze produttive.
Il mio appello – conclude il presidente della Regione – è dunque alle ultime banche che non hanno ancora dato l’assenso al piano di rilancio: non basta dire di essere vicini al Veneto, bisogna anche dimostrarlo coi fatti”.