Approvato dalla Giunta provinciale il Piano di tutela delle acque
Trento – Le acque trentine stanno bene. E sono in arrivo misure che potranno renderle ancora migliori. Merito del nuovo Piano di tutela delle acque, approvato oggi dalla Giunta provinciale su proposta dell’assessore Mauro Gilmozzi. Si tratta di un importante documento di pianificazione, che da un lato descrive la qualità dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee in Trentino e dall’altro contiene le misure necessarie per risanarli o per mantenerne buono lo stato chimico ed ecologico. “Grazie agli interventi messi in campo negli ultimi anni – ha detto l’assessore Gilmozzi commentando l’approvazione del Piano – lo stato chimico ed ecologico delle nostre acque è per lo più buono e in alcuni casi elevato. Il Piano adottato oggi prevede un monitoraggio approfondito e rigoroso dei corsi d’acqua trentini, ed azioni e interventi che ci permetteranno di mantenerne alta la qualità e di migliorarla ulteriormente, laddove necessario. Sulla base di queste conoscenze – ha aggiunto l’assessore Gilmozzi – abbiamo fissato le nuove regole per le concessioni idroelettriche e posto le basi per la revisione dei valori di Deflusso Minimo Vitale”.
Il Piano è stato approvato dalla Giunta provinciale dopo aver acquisito i pareri dei Comuni, delle Autorità di Bacino, del Consiglio delle autonomie e della Terza Commissione del Consiglio provinciale, con una consultazione pubblica molto partecipata, realizzata attraverso la procedura di valutazione ambientale strategica. “La redazione di questo Piano – ha detto ancora Gilmozzi – ha comportato un lavoro molto complesso ed approfondito, per il quale ringrazio le strutture provinciali, che nella fase di presentazione hanno saputo coinvolgere, in modo costruttivo e proficuo, il territorio e tutti i soggetti interessati”.
Il 18% dei corpi idrici fluviali trentini presenta uno stato ecologico elevato, il 70% buono, l’8% sufficiente e il 4% scarso. Rispetto al 2009, si è registrato il miglioramento di 18 corpi idrici fluviali , 16 dei quali sono passati dallo stato sufficiente allo stato buono e 2 dal buono all’elevato. Per quanto riguarda i corpi idrici lacustri, non vi sono problemi relativamente alla balneazione, laddove prevista; per tutti i laghi, poi, lo stato chimico è buono, mentre lo stato ecologico va da sufficiente a buono. Tutti i corpi idrici sotterranei, infine, sono risultati in stato chimico buono, sottratte le aree oggetto di bonifica.
Questi dati sullo stato delle acque trentine, riportati dal Piano approvato oggi, derivano da un’intensa attività di monitoraggio, che il Piano medesimo rende ancora più capillare e completa, Infatti, rispetto al vecchio Piano, che prevedeva il raggiungimento degli obiettivi di qualità solo per le aste principali dei corsi d’acqua, il nuovo attribuisce gli obiettivi di qualità ad una serie di corpi idrici tipizzati, che possono essere un tratto di fiume, un lago o un volume distinto di acque sotterranee. La classificazione, pertanto, è attualmente attribuita a 412 tratti di fiume, a 14 laghi e a 10 corpi idrici sotterranei. Il vecchio Piano, inoltre, utilizzava criteri diversi e più limitati per la classificazione, dando rilievo soprattutto ai problemi relativi all’eutrofizzazione, ovvero all’inquinamento da azoto e da fosforo, mentre il nuovo Piano tiene in considerazione una più vasta gamma di agenti inquinanti, nonché la composizione e abbondanza delle comunità biologiche acquatiche.
Non ci si può accontentare, in ogni caso, di questi risultati, e pertanto il nuovo Piano prevede due principali tipologie di misure per consentire l’ulteriore miglioramento dello stato delle acque trentine:
1) Interventi di depurazione. Si prevede di potenziare il trattamento delle acque reflue urbane e quindi di ridurre l’inquinamento organico: il Piano stabilisce infatti una priorità per gli interventi sui servizi di pubblica fognatura che interessano corpi idrici di qualità inferiore a buono.
2) Interventi per proteggere le acque dall’inquinamento dei fitosanitari. L’applicazione delle misure, concordata con il Servizio Agricoltura della Provincia, l’Apot e la Fondazione Mach, verrà puntualmente programmata entro sei mesi dall’approvazione del Piano con specifici accordi, che mireranno a un maggior controllo e a una migliore gestione nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari alle colture nelle zone limitrofe ai corsi d’acqua.
Nuove regole per le concessioni idroelettriche
L’articolo 70 della legge finanziaria provinciale 2014 ha istituito una moratoria per le domande di concessioni idroelettriche pendenti sui principali corsi d’acqua. Si tratta, in tutto, di 65 domande variamente dislocate sull’intero territorio provinciale. Lo stesso articolo ha previsto che nel nuovo Piano di Tutela delle acque venissero previsti i criteri per l’istruttoria di tali domande e per il rilascio di tutte le nuove concessioni.
Poiché l’alterazione del regime idrologico indotto dalle derivazioni idroelettriche incide sensibilmente sulla qualità ambientale di un corpo idrico, il nuovo Piano ha inteso conciliare la tutela delle acque con la produzione idroelettrica. Quest’ultima attività, benché economicamente incentivata a livello nazionale e sollecitata a livello europeo, incide in modo significativo, oltre che sulla qualità ambientale delle acque, anche sul paesaggio e di riflesso sull’industria turistica, fonte primaria dell’economia trentina.
Per questo il Piano vieta nuove concessioni nei corpi idrici in stato di qualità inferiore a buono. Negli altri corpi idrici, a tutela degli obiettivi di qualità già raggiunti, l’eventuale prelievo idrico dovrà essere condotto con un elevato grado di cautela e con un costante controllo degli effetti nel tempo.
Il Piano contiene inoltre precise prescrizioni per le nuove centraline idroelettriche: esse dovranno essere progettate solo sui tratti di corsi d’acqua dove è presente una portata adeguata per lo sfruttamento idroelettrico. Inoltre gli impianti non dovranno determinare alterazioni delle falde idriche sotterranee tali da compromettere le colture di pregio e gli insediamenti civili; dovranno essere compatibili con altri utilizzi dei corsi d’acqua, tra i quali la pesca e gli sport acquatici come rafting, canoa e kayak; dovranno preservare le aree golenali, non interferire con le opere di regimazione esistenti o con le altre opere di infrastrutturazione territoriale, essere posizionate rispettando le distanze tra uno sbarramento d’alveo ed un altro e tra le opere di derivazione ed i depuratori più importanti.
In occasione dell’approvazione del Piano di tutela delle acque, la Giunta provinciale ha affrontato anche il tema della revisione dei valori del Deflusso Minimo Vitale (DMV), che sarà a breve definita con un’altra delibera. Il DMV è il quantitativo di acqua che deve necessariamente essere garantito per assicurare la sopravvivenza delle comunità biologiche acquatiche, la salvaguardia del corpo idrico e, in generale, gli usi plurimi a cui lo stesso è destinato. L’ipotesi di ricalibrare i valori del DMV era già prevista nel precedente Piano ed è confermata anche in questo.
Dall’imposizione del DMV alle grandi concessioni idroelettriche, iniziata nel 2000 e poi aggiornata ai valori stabiliti dal Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche nel 2009, sono stati svolti studi e monitoraggi più approfonditi, grazie ai quali è stato approvato nel 2013 il bilancio idrico provinciale. Quest’ultimo e il Piano approvato oggi hanno restituito una fotografia molto dettagliata dello stato quali/quantitativo dei nostri corsi d’acqua, incrementando le conoscenze rispetto al passato e proponendo scenari diversi per l’utilizzo della risorsa idrica. È anche sulla base di questi strumenti che oggi è possibile ipotizzare la revisione in via sperimentale dei valori di DMV sulle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche. Questo processo di revisione, che sarà oggetto di accordo con i concessionari, deve in ogni caso essere affiancato dal monitoraggio degli effetti sulla qualità delle acque. Ciò consentirà un parziale recupero della capacità produttiva da parte del sistema idroelettrico trentino, nel rispetto di quanto sancito dal D.M. 15 marzo 2012 (c.d. decreto Burden Sharing), che impone anche alla Provincia autonoma di Trento l’incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020. “E’ intenzione della Giunta provinciale – ha precisato l’assessore Gilmozzi – fare in modo che i maggiori proventi economici derivanti dall’aumento di produttività, non vadano a beneficio esclusivo delle società idroelettriche, ma possano ricadere anche sulla collettività e quindi utilizzati da Provincia e Comuni per investimenti e politiche sociali.