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Addio a Paolo Cavagnoli: funerali sabato alle 11 nel cimitero di Trento. Ecco il ricordo delle comunità di Primiero e Vanoi (VIDEO)

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Pubblichiamo con dolore e ci stringiamo alla famiglia in questo difficile momento. Durante l’alluvione del 1966 fu tra i primi a sostenere la Comunità di Primiero, cittadino onorario del Vanoi dal 2017 e tra i fondatori di Appm. Il cordoglio della Giunta provinciale per la scomparsa di Paolo Cavagnoli. I funerali, sabato alle 11 nel cimitero di Trento

Paolo Cavagnoli

di Alberto Folgheraiter (da www.iltrentinonuovo.it)

Trento – Se n’è andato a 83 anni nel tardo pomeriggio d’estate, mentre la Terra solca il cielo delle Perseidi, con gli umani che affideranno i sogni e i desideri alle “lacrime di S. Lorenzo”. Se n’è andato portando con sé un segreto caparbiamente custodito: l’identità delle mamme, spesso ragazze-madri, di 624 bambini adottati da famiglie del Trentino dopo il 1960. Paolo Cavagnoli è stato il fondatore e, per quarant’anni, presidente di APPM, acronimo che sta per Associazione Provinciale per i Minori. L’impegno di una vita, intensamente vissuta tra volontariato sociale, politica e pubblica amministrazione.

“L’associazione provinciale per i minori – spiegava qualche tempo fa Paolo Cavagnoli – è sorta perché negli anni Settanta stavano chiudendo gli Istituti religiosi. Fino a quel momento avevano assicurato un alloggio e un’educazione ai ragazzi con problemi caratteriali: soltanto a Sant’Ilario di Rovereto ce n’erano trecento. Non potevamo lasciarli sulla strada. Da qui l’idea di creare una struttura articolata sull’intero territorio provinciale anche per consentite agli adolescenti maggiori contatti con la famiglia d’origine”.

C’era, in quegli anni, da parte dei servizi sociali della Provincia la supervisione sull’affido e sulle adozioni dei bambini abbandonati. Paolo Cavagnoli, allora assistente sociale, passava gran parte del tempo in trasferta: dalla valle di Piné alla val di Cembra, dalla val di Sole alle Giudicarie. Visitava le famiglie affidatarie, si informava dei problemi degli “allievi” e prendeva nota delle richieste di sussidio. Dove arrivava, era atteso come Babbo Natale. In val di Pinè, in particolare, era più venerato della Madonna di Montagnaga. Non portava doni immediati, ma la posta provvedeva a recapitare ogni mese un assegno della Provincia. Serviva per sfamare con i “figli degli altri” anche i propri.

Con l’apertura delle industrie in val d’Adige, segnatamente la Ignis, il fenomeno dei bambini “da allevare” diminuì. Non che i nati senza padre fossero ridotti, venne a mancare l’aiuto delle ragazze di casa. Meglio una vita in fabbrica che far la domestica a vita. Erano gli anni Settanta, quelli del boom economico. Tuttavia, certe valli restavano ancora periferia dell’emarginazione. Come la val dei Mocheni dove la strada era un sentiero e il dott. Zuech, che aveva ambulatorio a Sant’Orsola, era costretto a far visita agli ammalati dei masi con l’uso di un cavallo.

Paolo Cavagnoli provvedeva all’assistenza sociale

“Col Petermaier andavamo di maso in maso. C’erano persone con gravi patologie, taluni handicappati, qualche moribondo”. Accadde negli anni Settanta, poco prima di Natale, al maso Bolleri, sopra Frassilongo. L’assistente sociale della Provincia entrò in un’abitazione. Tutta la famiglia era accanto al letto del nonno in fin di vita. C’era lì sul comodino una boccetta, lasciata dal parroco che era stato chiamato per un’altra urgenza. Già agonizzante, il moribondo stava per esalare l’ultimo respiro.

Rammentati gli insegnamenti di quando faceva il chierichetto, Paolo Cavagnoli provvide da par suo. Benché la pratica non fosse prevista nel mansionario dei funzionari provinciali, diede al morente l’estrema unzione. In tal modo il poveruomo passò all’altro mondo, “sacramentato” come prescritto. Fra le lacrime e un sospiro, un familiare andò sul retro del maso, tagliò un abete ancora carico di neve. Lo consegnò a Paolo Cavagnoli, ché lo portasse a casa per farne l’albero di Natale. E ogni anno, per molti anni, dalla val dei Mocheni, a metà dicembre gli mandavano un abete. Che lui metteva con orgoglio e commozione al centro del suo studio-soggiorno, a Zell di Cognola.

Ma Paolo Cavagnoli è stato anche molto altro. Oltre che funzionario pubblico è stato personaggio di spicco della Democrazia Cristiana (segretario di zona, in val di Cembra; consigliere comunale a Trento). Ha fatto l’amministratore dell’ITEA e pure della “Piccola Opera” di Levico Terme. Per quanto ci riguarda lo ricordiamo come un collega attento e capace nel suo impegno di giornalista per l’Adige e, per anni, di direttore responsabile dell’emittente radiotelevisiva RTTR. Dal 1986 al 1989 fu pure consigliere dell’Ordine dei giornalisti del Trentino-Alto Adige.Per molti di noi è stato soprattutto un amico. Lo salutiamo con l’affetto che metteva in ogni incontro, soprattutto con chi aveva maggiormente bisogno di un aiuto. “Ciao, vècio”.



Il ricordo della comunità del Vanoi

Nel 1966 in prima linea durante l’alluvione


L’ultimo saluto a Trento

 

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