Prosegue il nostro viaggio per conoscere le storie di chi ha deciso di cambiare vita. L’invito come sempre è a scriverci e a segnalarci le vostre esperienze. Ci sono storie che parlano di coraggio, riscatto sociale, determinazione e lasciano capire che a volte, drastiche decisioni, rinunce e un grande ‘credo’, portano a risultati eccezionali, inattesi. Una di queste è la storia di Eleonora Prata ed Alessio Frattini in Australia
di Liliana Cerqueni
Australia – Lei 29 anni, diplomata all’Istituto di Moda e Spettacolo, senza padre, cresciuta dalla strada nel ‘ghetto’ di Torino in un ambiente degradato di malavita e droga, finita sulle pagine del quotidiano ‘La Repubblica’ come esempio di stile underground estremo.
Lui 26 anni di Bolzano, diplomato alla Scuola Alberghiera di Merano, famiglia di Testimoni di Geova, rivoluzionario, antiproibizionista, manifestante indefesso. Entrambi “fuori norma”, come si definisce il giovane, ma capaci di uscire da una condizione al limite per abbracciare la loro diversità e farne un tesoro. La loro nuova vita inizia in Australia, da alcune tartine che hanno cominciato a vendere nei mercati, un gazebo, un tavolo, un frigo, un sogno e niente di più. Ora vendono i loro prodotti in più di 50 negozi e supermercati e sono comparsi su tre reti tv e alcuni giornali online per aver ‘osato’ produrre il famoso Anzac, tradizionale biscotto australiano, utilizzando una ricetta assolutamente innovativa.
Cosa vi ha spinto a salire su quel volo, destinazione Australia?
Ad essere completamente onesti è stata una decisione un po’ forzata, siamo andati ad eliminazione. Io ed Eleonora ci siamo conosciuti a Londra, dove lei dopo 4 anni e io dopo 2, avevamo raggiunto i nostri obiettivi e volevamo andarcene dal grigiore di quella città. Così lasciammo la vita creata là e dopo aver viaggiato per più di 1200 km in bicicletta tra Spagna e Portogallo, non sapevamo dove orientarci per quanto riguarda l’ambito professionale.
Londra è già il top in Europa per il settore ristorativo, l’America troppo pericolosa e troppo difficile per l’ingresso, il Nord Europa è troppo freddo e a noi piace il sole, quindi ci siamo detti: Australia, perché no? A metà ottobre 2012 siamo partiti e su quell’aereo abbiamo incontrato Ruben Castellaz di Primiero. L’avevo conosciuto nelle mia scuola ma non ci frequentavamo da tempo.
In 5 anni, qui a Sydney non ci siamo mai incontrati, ma recentemente si è messo in contatto con noi per provare i nostri prodotti ed eventualmente usarli nel suo menù. E’ diventato uno chef di successo.
Avevate dei progetti precisi o vi siete affidati alle occasioni che si sono presentate?
L’unico progetto che avevamo era mettere da parte più soldi possibile e poi continuare a viaggiare. L’India, pensavamo, sarebbe stata la prossima destinazione. Ma bisogna sempre essere aperti alle occasioni ed entrambi abbiamo iniziato ad interessarci di nutrizione e fitness; piano piano abbiamo scorto l’opportunità di usare il talento culinario di Eleonora in ambiti inesplorati e abbiamo iniziato la nostra avventura. Possiamo dire che ogni occasione o sfida che si è presentata, l’abbiamo accolta con prontezza.
Volete descrivere le attività di cui vi occupate?
Principalmente ci occupiamo del nostro business che è ancora ad uno step iniziale. In parole povere, creiamo e distribuiamo quello che si definisce “comfort food” (cibi a cui si ricorre per soddisfare un bisogno emotivo, alimenti che coccolano e riscaldano nei momenti ‘no’), in negozi, caffè e supermercati. L’unicità di quello che facciamo sta nel fatto che è cibo non raffinato (principalmente semi), privo di allergeni (senza glutine, uova, latticini, noci, soia, arachidi), completamente vegano e senza sostanze artificiali, zucchero bianco o Ogm. Oltre a questo ci occupiamo di nutrizione e fitness, marketing, social media e mettiamo grande passione nel curare molti aspetti quali la spiritualità, l’imprenditoria e l’autorealizzazione.
Com’è la vostra vita in Australia, al di fuori degli aspetti strettamente professionali?
Avendo un piccolo business che vogliamo far diventare internazionale, non abbiamo molto spazio per altre cose, e al momento neanche lo vogliamo. Lavoriamo 7/7 da quasi 3 anni, Eleonora ha fatto anche qualche consulenza come chef, mentre io faccio anche eventi come batender (che è quello che ho fatto per circa 10 anni) per brand come Audi, Google, Belvedere, etc.. che sono molto ben pagati ($30-40/ora). L’hobby principale che abbiamo è la palestra ed è un po’ come fosse la nostra casa, chiesa e parco giochi nello stesso posto.
Qual è la vostra filosofia di vita?
“There’s no guarantee you’re gonna show up tomorrow” ovvero: “non hai nessuna garanzia di esserci anche domani”, quindi vogliamo fare il massimo ogni giorno per poter lasciare il miglior impatto possibile sul patrimonio genetico della razza umana. “Shoot for the moon, if you fail, at least, you’ll land amongst the star” ovvero: “Non aver paura di puntare troppo in alto, nel peggiore dei case finisci comunque più in alto di dove sei partito.”
Pensando all’Italia, cosa ricordate con nostalgia e cosa non rimpiangete affatto?
L’unica cosa che Eleonora ricorda con un po’ di nostalgia è il carnevale e ovviamente la famiglia per entrambi. Purtroppo, per questioni di visto e mobilità, sono quasi 4 anni che non vediamo le nostre famiglie. Io probabilmente non rivedrò mia nonna prima che muoia e lei non ha ancora conosciuto due dei suoi quattro nipotini. Però questa è l’unica cosa perchè non c’è niente che rimpiangiamo.
Non abbiamo mai visto il nostro futuro in Italia. Infatti a 19 anni eravamo entrambi via dal nostro Paese natio. Dalla politica, alla mentalità in generale, troppe cose non funzionavano per noi e quindi anziché restare e lamentarci, abbiamo fatto le valigie.
Com’è il rapporto con la gente e le mentalità diverse rispetto quelle a cui eravate abituati?
Venendo entrambi dall’Italia e da una lunga esperienza a Londra la prima cosa che noti degli Australiani è che sono rilassati. Non lavorano troppo e stanno molto meglio della media delle persone in Italia o Inghilterra. Qua vige il ‘beach lifestyle’ (stile vita da spiaggia), le persone si prendono più cura di se stesse, moltissime fanno sport da piccoli e soprattutto bevono come non ci fosse un domani. Una cosa che entrambi non solo apprezziamo ma amiamo di Sydney è la fiducia e onestà tra le persone. Vivere in una città grande e non temere che ti rubino in casa, non ha prezzo. Abbiamo vicini che tengono garage aperti e non ti devi preoccupare troppo di chiudere la porta. Se perdi il telefono ci sono alte possibilità te lo riportino (mi è successo ben due volte). E questo è solo frutto di un Paese che vive nel benessere, dove la gente non sente il bisogno di calpestarsi a vicenda per sopravvivere.
Nel vostro futuro c’è sempre e solo l’Australia o c’è spazio per nuovi posti e nuove esperienze?
L’Australia è per noi casa. Il nostro futuro è qui per quello che possiamo vedere ora. Ma uno degli obiettivi del nostro business è di espanderci a livello internazionale e quindi poter anche viaggiare. Ci piacerebbe andare un giorno nel Terzo Mondo per aiutare bambini che non sono fortunati come noi ad accedere a formazione ed educazione, ma soprattutto ad ispirazione. Non importa da dove vieni: se non doni agli altri, per niente al mondo potrai riuscire ad avere successo. Inoltre, vogliamo investire in green start up, ovvero sostenere piccoli inventori che stanno facendo invenzioni che possono migliorare il mondo, come cannucce economiche che depurano l’ acqua e la rendono potabile immediatamente, o galleggianti che puliscono gli oceani.