Allestita nuova mostra fotografica a Dobbiaco, in Trentino Alto Adige
Dobbiaco (Bolzano) – Nasce un luogo contemporaneo inaspettato che ambisce ad essere palcoscenico esclusivo di sfilate, esposizioni ed eventi di show-cooking e design dove la moda interagisce con il territorio e mira al domani. Ed è qui che dal 5 agosto al 15 settembre sarà inaugurata dagli Alacre Duna una installazione che darà il via a un ciclo di appuntamenti culturali e artistici: una radice di un albero, quanto di più concreto e basilare esista, si staglia all’interno dello spazio espositivo, dedicato al lusso e alla moda.
Il titolo dell’installazione coincide con il celebre aforisma di Oscar Wilde “nulla è più indispensabile del superfluo”. Negli scatti fotografici esposti la radice esiste e, a seconda di come la si guarda, è una presenza reale, non un fotomontaggio.
Gli Alacre Duna sono un movimento composto da alcuni artisti e intellettuali che, dal nord dell’Inghilterra all’estremo nord d’Italia, al grido “Il re è nudo!, cominciamo a pensare con la nostra testa!!!” scelgono l’arte per l’arte, fautori convinti dell’anonimato. Non si identificano, infatti, con alcuna corrente politica, né sono appoggiati da galleristi o gruppi editoriali. Il loro obiettivo è dare vita ad un’arte accessibile e proporzionata a come è realizzato l’oggetto e non alla fama dell’artista.
“Come Duchamp – scrivono gli Alacre Duna – ha portato ogni oggetto alla possibilità di diventare opera d’arte, come l’arte concettuale all’inizio non cercava profitto ma concetti, ora ci si chiede di pensare con la propria testa e di avere il coraggio e la curiosità di guardare e di capire! Questo porterà cultura e dibattito”.
Lo spazio creato per i Kraler in questa occasione dagli Alacre Duna è, non a caso, una metafora della vita stessa, da interpretare e riempire con quanto di più prezioso e allo stesso effimero come uno scatto fotografico.
I Kraler hanno scelto un’architettura compatibile e integrata nella natura, quasi interamente autosufficiente in termini energetici e di consumo, con un edificio “passivo” cioè capace di produrre l’energia di cui a bisogno per vivere e di non ‘impattare’ minimamente con il territorio circostante e con quanto già realizzato fino ad ora.