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Autonomie speciali a rischio nell’ipotesi di riforma del Senato

E’ quanto emerso sabato scorso alla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali e delle Province autonome riuniti a Roma per discutere sulle proposte di riforma costituzionale e di autoriforma dei Consigli regionali

Trento – La riforma elettorale che in questi giorni polarizza il dibattito politico nazionale incomincia ad investire anche le Regioni. Ad essa è infatti legata la trasformazione del Senato della Repubblica in Senato delle regioni con un vento gelido che soffia in modo particolare sulle autonomie. E’ quanto emerso sabato scorso alla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali e delle Province autonome riuniti a Roma per discutere sulle proposte di riforma costituzionale e di autoriforma dei Consigli regionali, con particolare riferimento alla riduzione del Sanato a Camera delle autonomie.

Un argomento delicato e complesso che mette in discussione assetti istituzionali consolidati e che deve tener conto – come ha osservato in apertura il coordinatore della Conferenza Eros Brega – “di ruolo, funzioni ed equilibrata rappresentanza, indipendentemente dal numero dei componenti valorizzando le finalità dell’attività legislativa alla quale si sarà chiamati.” Ma anche un argomento sul quale non è possibile indugiare oltre: “Il momento può e deve essere quello risolutivo – ha concluso Brega – verso un esito non più rinviabile».

La proposta della Regione Lombardia: tre ipotesi

Su questo tema la Regione Lombardia è intervenuta in modo deciso con una proposta concreta e articolata e che sicuramente farà discutere poiché traccia una nuova geografia politica e istituzionale del nostro Paese.
Per sommi capi la proposta si base su tre capisaldi:
-La trasformazione del Senato della Repubblica in Senato a composizione mista.
– Il rafforzamento del potere legislativo regionale
-La riduzione del numero delle regioni con la costituzione di enti regionali più adeguato dal punto di vista del territorio e della popolazione.
“Ciò vuol dire addivenire ad una ridefinizione profonda dei confini delle attuali regioni che renderà più credibile ed evidente la necessità di un livello intermedio di governo di vasta area”
A questo riguardo il documento lombardo ipotizza tre soluzioni :
a- 3 macro regioni:
– . la padano alpina (Piemonte, Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto Trentino Alto Adige, Friuli VG e Emilia Romagna)
– . la centro appenninica (Toscana, Lazio, Marche Umbria, Abruzzo e Molise)
– . la meridionale insulare (Campagna, Basilicata, Calabria, Puglia ,Sicilia Sardegna)
b- 9 regioni fra queste il triveneto (Veneto, Alto Adige, Trentino e Friuli VG)
N.B: Le due proposte includono paritariamante le regioni a statuto ordinario e quelle speciali.
c-15 regioni (10 ordinarie + 5 speciali)

Dorigatti: non si cancellino le speciali ma si dia più autonomia alle altre regioni.

La proposta, con le varie opzioni, sarà approfondita e discussa in una prossima riunione della Conferenza in programma il 19/20 febbraio prossimo.
Chiara e forte la contrarietà ad ipotesi che mettono in discussione l’autonomia provinciale (prima e seconda ipotesi lombarda) espressa dai presidenti dei consigli provinciale Dorigatti e Widmann e dal vicepresidente del consiglio regionale Detomas.
Dorigatti in particolare è intervenuto ripetutamente nel corso dei lavori per spiegare ai colleghi che l’autonomia della nostra regione, oltre a trovare ragioni storiche ed ancoraggi internazionali, rappresenta un modello di convivenza civile e di amministrazione ormai consolidata e difficilmente sostituibile da altre forme di governo.
L’autonomia, attraverso la gestione di quasi tutte le deleghe governative – ha ricordato Dorigatti – assicura un risparmio pressoché totale sul fronte dei costi dei servizi resi dallo Stato e, nel contempo, consente un articolazione diffusa della democrazia e dell’autogoverno sul territorio.
La questione non è pertanto quella di mettere in discussione le autonomie speciali – ha concluso Dorigatti – quanto piuttosto favorire un innalzamento delle competenze delle altre regioni.
Un’osservazione condivisa dagli altri colleghi e della quale ora si dovrà tener conto nella stesura finale della proposta.

Presenti alla conferenza

Hanno partecipato i Presidenti: Piero Lacorazza (Basilicata), Thomas Widmann (Bolzano), Paolo Romano (Campania), Palma Costi (Emilia Romagna), Franco Iacop (Friuli Venezia Giulia), la consigliera Teresa Petrangolini (Lazio), Michele Boffa (Liguria), Raffaele Cattaneo (Lombardia), Vincenzo Niro (Molise), Valerio Cattaneo (Piemonte), Onofrio Introna (Puglia), Giovanni Ardizzone (Sicilia), Alberto Monaci (Toscana), Bruno Dorigatti (Trento), il Vice Presidente Giuseppe Detomas (Trentino Alto Adige), Emily Rini (Valle d’Aosta), Clodovaldo Ruffato (Veneto).

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