Come si vive nelle nostre città? Ecco i risultati dell’Indagine Ispra
Cagliari – Nei giorni scorsi, l’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato il “IX Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano”, lo studio che raccoglie tutte le informazioni legate allo stato dell’ambiente nei luoghi nei quali, oramai, si svolge la vita della maggior parte degli italiani, le città. L’obiettivo è quello di fotografare la situazione delle nostre città e dare agli enti locali uno strumento informativo ulteriore affinchè possano “metter in atto politiche di sviluppo orientate verso una maggiore sostenibilità, quale premessa indispensabile per la crescita”. Tra gli elementi valutati nel Rapporto dell’ISPRA su un campione di 60 città italiane: la riduzione della concentrazione di sostanze inquinanti, la mobilità, il consumo di acqua, la cementificazione del territorio, la qualità delle informazioni ambientali rese al pubblico.
Per quanto riguarda le concentrazioni in atmosfera, in particolare per PM10 e biossido di azoto, viene registrato un trend in diminuzione ma non si possono ignorare dati abbastanza preoccupanti, legati ai superamenti dei valori limite per i due inquinanti, particolarmente nelle città del Centro-Nord, in Campania e Sicilia, e al diffuso superamento dei valori soglia per l’ozono, per il quale non si rileva alcuna tendenza alla diminuzione delle concentrazioni in aria.
Relativamente ai dati sull’acqua: per le 60 città, il valore medio del consumo di acqua per uso domestico diminuisce nel 2011di circa il 14,5% rispetto al 2000. La più alta percentuale di riduzione dei consumi si registra a Monza seguita da Parma, Piacenza, Genova, Torino e Novara; nel 2011 delle 60 città solo Reggio Calabria, Palermo e Messina sono ricorse a misure di razionamento dell’erogazione dell’acqua.
Valle d’Aosta, provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Sicilia e Sardegna sono le uniche regioni autosufficienti dal punto di vista idrico, mentre la Puglia risulta la regione più dipendente: più del 60% della disponibilità complessiva da destinare all’utenza finale (circa 333,5 milioni di metri cubi di acqua ad uso potabile) proviene dalla Basilicata (per circa il 64%), dalla Campania (per circa il 36%) e in quantità residuali dal Molise.
Uno dei dati più preoccupanti riguarda, infine, la crescita delle superfici artificiali e impermeabili, ossia il fenomeno di cementificazione del nostro territorio: 51 aree comunali soggette a monitoraggio hanno cementificato un territorio pari a quasi 220.000 ettari, con un consumo di suolo giornaliero pari a quasi 5 ettari di nuovo territorio perso ogni giorno (sono circa 70 a livello nazionale). Il primato, in tale settore, spetta alle città di Napoli e Milano che hanno ormai consumato più del 60% del proprio territorio comunale. La maggior parte dei Comuni indagati ha destinato a verde pubblico meno del 5% della propria superficie mente Messina, Cagliari e Venezia hanno le più alte quote di aree naturali protette, una vera e propria salvezza, non solo per la biodiversità ma anche per gli esseri umani.
Infine, sicuramente interessanti, gli Atlanti faunistici, un viaggio tra gli abitanti alati delle nostre città, sempre più numerosi, nonostante tutto.