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Boom di assistenza domiciliare in Trentino: è record nazionale

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+235% rispetto a +114% in Alto Adige


 

Trento – Nella Provincia autonoma di Trento nel 2023 si è registrato un incremento del 235% dei pazienti in assistenza domiciliare integrata. Secondo Gimbe, si tratta dell’aumento più significativo, sopra la media nazionale del 101%. In Provincia di Bolzano l’incremento è invece del 114%. Secondo Gimbe, si tratta dell’aumento più significativo, sopra la media nazionale del 101%. In Provincia di Bolzano l’incremento è invece del 114%. La stessa Gimbe spiega che sono state tutte rispettate le scadenze europee della Missione Salute del Pnrr al 31 marzo scorso: lo comunica la Fondazione Gimbe, riportando i risultati del suo monitoraggio indipendente.

“I target europei – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – risultano tutti raggiunti in quanto al 31 marzo 2024 non erano previste nuove scadenze che condizionano il pagamento delle rate e tutte quelle relative agli anni 2021-2023 erano già state raggiunte al 31 dicembre 2023″. “Anche se non condizionano l’erogazione dei fondi del Pnrr -nota Cartabellotta – questi step intermedi richiedono un attento monitoraggio perché potrebbero compromettere le correlate scadenze europee”. Relativamente al 2023, precisa il presidente della Fondazione, “sono stati differiti tre target: due da giugno 2023 a giugno 2024, ovvero la “Stipula di un contratto per gli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria” e la “Stipula dei contratti per la realizzazione delle Centrali Operative Territoriali”. L’ulteriore target “Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (prima parte)” differito da marzo 2023 a marzo 2024 è stato raggiunto alla scadenza prevista, insieme a quello previsto per marzo 2024 “Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (seconda parte)”.

“Raggiunti gli obiettivi per l’assistenza domiciliare integrata (Adi) negli over 65 – commenta Cartabellotta – i ritardi attuali sulle scadenze nazionali non sono particolarmente critici. Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi nazionali sull’Adi è condizionato da rilevanti differenze regionali, conseguenti sia al “punto di partenza” delle Regioni del Mezzogiorno, sia alle loro capacità di recuperare il gap con l’avvio del Pnrr”. In particolare, il target intermedio per raggiungere l’obiettivo al 2026 di circa 1,5 milioni di over 65 in Adi, a fronte di una media nazionale del 101% che rappresenta la percentuale di incremento al 31 dicembre 2023, vede in testa la Provincia Autonoma di Trento (235%), Umbria (206%), Puglia (145%) e Toscana (144%). Risultati che compensano quelli di Sardegna (77%), Campania (62%) e, soprattutto, Sicilia che rimane fanalino di coda all’1%”.

Il monitoraggio di Gimbe prende poi in considerazione la rimodulazione della Missione 6 Salute. Se la sua dotazione finanziaria è rimasta invariata (a 15,6 miliardi), sono stati previsti una riduzione delle Case della Comunità (-312), delle Centrali Operative Territoriali (-120) e Ospedali di Comunità (-93) e interventi di antisismica (-25). “L’unica certezza – afferma Cartabellotta – è che tutto quanto espunto dal piano di rimodulazione potrà essere realizzato solo dopo giugno del 2026, data di scadenza ultima delle opere del Pnrr”. La rimodulazione stabilisce anche una riduzione dei posti letto di terapia intensiva (-808) e semi-intensiva (-995). Aumento, invece, degli over 65 da prendere in carico in assistenza domiciliare (da almeno 800 mila a 842 mila) e dei pazienti assistiti in telemedicina (da almeno 200 mila a 300 mila).

Differimenti temporali sono poi introdotti per l’attivazione delle Centrali Operative Territoriali dal 30 giugno 2024 al 31 dicembre 2024 (+ 6 mesi) e per l’nstallazione delle grandi apparecchiature dal 31 dicembre 2024 al 30 giugno 2026 (+ 18 mesi). “Un differimento temporale – commenta il Presidente della Fondazione Gimbe – motivato da criticità minori, quali lo smaltimento delle vecchie apparecchiature e l’adeguamento dei locali, che inevitabilmente condizionerà l’esigibilità delle prestazioni diagnostiche con apparecchiature più moderne ed efficienti, in un periodo storico caratterizzato da tempi di attesa già estremamente lunghi”.

Il rispetto delle scadenze future, sottolinea ancora Cartabellotta, sarà condizionato dalle criticità di attuazione della riforma dell’assistenza territoriale nei 21 servizi sanitari regionali. In particolare, il ruolo dei medici di famiglia e la grave carenza infermieri. Su quest’ultimo punto Cartabellotta riporta tre dati: innanzitutto, nel 2021, il numero di infermieri in Italia è pari a 6,2 per 1.000 abitanti (media Ocse di 9,9), con rilevanti differenze regionali e un fabbisogno stimato da Agenas tra 19.450 a 26.850 unità. In secondo luogo, gli stipendi non adeguati, ben al di sotto della media Ocse (€ 35.030 vs € 44.250 a dicembre 2021). Inoltre, negli ultimi 20 anni il potere di acquisto dei loro stipendi si è ridotto sia nel periodo 2000-2019 (-1,5%), sia nel periodo 2019-2021 (-1%), più che in ogni altro Paese Ocse.

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