Venezia – Per la prima volta negli ultimi 90 anni, l’Italia perde popolazione: se rimane il contributo positivo, seppur ridotto, della componente migratoria, pesa invece in negativo il fatto che i decessi superano in modo consistente le nascite, determinando un calo della popolazione di circa 130 mila. Ciò è dovuto a un effetto strutturale legato all’invecchiamento della popolazione, con conseguente aumento della mortalità, ma dipende anche dall’accentuarsi del declino della natalità, che perdura ormai in modo importante da 7 anni. Nel 2015 i nati sono 485.780, quasi il 16% in meno rispetto al 2008; si tratta di un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia, con un quoziente di natalità che passa dai 9,8 nati ogni mille abitanti del 2008 agli 8 nel 2015.
A evidenziarlo è l’ultimo numero della pubblicazione periodica “Statistiche Flash”, curata dalla Sezione Sistema Statistico della Regione del Veneto, da cui emerge tra l’altro che proprio in Veneto la differenza è anche più marcata: i 38.961 bambini nati nel 2015 sono quasi il 20% in meno rispetto al 2008. La caratteristica di più elevata natalità e fecondità, che ha caratterizzato il territorio veneto negli anni passati, fa spiccare ancor di più un declino che tuttavia caratterizza tutte le regioni: il quoziente di natalità per il Veneto passa infatti da 10,1 nati per mille abitanti nel 2008 ai 7,9 nel 2015.Il calo delle nascite interessa in misura maggiore le province di Belluno e Treviso, mentre Rovigo ha il tasso di fecondità più basso del territorio. La diminuzione del numero di nati dipende da diversi fattori, uno dei quali è strutturale. Negli ultimi anni, infatti, si è conclusa la vita riproduttiva delle donne nate nella fase del baby-boom di metà degli anni ’60 e la riproduzione si affida alle generazioni successive di donne, che sono meno numerose: tra il 2008 e il 2015 le donne in età feconda calano di circa 69 mila unità.Un altro fattore che penalizza il desiderio di maternità è il mercato del lavoro. Il tasso di occupazione delle donne con figli è, per tutte le età fertili, sistematicamente più basso di quello delle donne senza figli, mettendo in evidenza quanto poco il mercato del lavoro contempli la conciliazione familiare. Una nota di speranza per una ripresa della natalità nel prossime decennio viene dall’affacciarsi al periodo di massima fertilità delle donne nate durante il trend di crescita degli anni novanta e duemila.