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Caso TeleJato, amarezza anche in Trentino: “Sono una potenza” le intercettazioni accusano ma il direttore replica: “Non siamo intimiditi” (VIDEO)

Divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani per Giuseppe Maniaci, il direttore dell’emittente televisiva Telejato di Partinico (Palermo), indagato per estorsione. Amarezza per il caso anche in Trentino dove Maniaci è stato più vlte ed è molto conosciuto.  Ingroia: “Già crocifisso dai media, non rinuncio a fargli da avvocato”. Il legale del direttore di Telejato sulle intercettazioni: “E’ noto per le sue espressioni colorite”

>TeleJato.it

Palermo (Adnkronos) – Il provvedimento, che gli è stato notificato mercoledì mattina, è stato emesso dal gip del Tribunale di Palermo Fernando Sestito su richiesta dei sostituti procuratori Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia e dal Procuratore aggiunto Vittorio Teresi, che coordinano l’inchiesta. Maniaci, ritenuto da molti un ‘paladino dell’antimafia’, per le sue battaglie condotte nei suoi tg contro la mafia, ha sempre respinto le accuse, affermando che l’inchiesta è una ‘vendetta’ della Procura nei suoi confronti.

Secondo l’accusa, Maniaci, avrebbe chiesto e ottenuto dal sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo anche un’assunzione per un’amica. Come ha ammesso lo stesso primo cittadino interrogato dai pm. Maniaci avrebbe imposto l’assunzione e in cambio avrebbe assunto una linea più ‘morbida’ nei suoi tg nei confronti degli amministratori locali.

Secondo il gip Fernando Sestito, Maniaci avrebbe creato con la sua tv “un vero e proprio sistema di potere”. “L’emittente antimafia – scrive nell’ordinanza – era utilizzata solo come un ingranaggio per accrescere la sua popolarità e ottenere quindi tornaconti personali”. A testimoniarlo, secondo i magistrati della Procura di Palermo, ci sono le intercettazioni, che dimostrerebbero “non solo il potere ritorsivo che il giornalista era in grado di esercitare con la sua emittente televisiva, ma la condizione si subordinazione degli amministratori locali”.

Con i suoi interlocutori, Maniaci si definiva “una potenza”, al punto da essere convinto di potere “mandare a casa” il sindaco se quest’ultimo “se non si mette le corna a posto”, vantandosi di attaccarlo in tv. Non solo. Non lesinava insulti neppure al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che lo aveva chiamato al telefono per esprimergli la sua solidarietà per le presunte minacce ricevute. Maniaci è stato incastrato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dagli investigatori.

Quando lo chiamò Renzi, nel dicembre del 2014, dicendogli “Pino, vienimi a trovare”, Maniaci telefonò subito dopo a un’amica e disse: “Tutti in fibrillazione sono, mi ha telefonato anche quello str…. di Renzi”. In realtà, si scopre adesso, non erano minacce di Cosa nostra. Ad uccidere i cani di famiglia non era stata la mafia, ma, come dicono gli inquirenti, il marito della sua amante. Quella volta, Maniaci ricevette la solidarietà di numerosi esponenti politici, tra cui Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia che lo andò persino a trovare a Partinico.

Così forte del suo potere, il giornalista, per anni simbolo dell’antimafia, avrebbe incalzato, secondo l’accusa, sindaco e assessori del Consiglio comunale di Partinico per ottenere l’assunzione della sua amante, impiegata a tempo determinato al comune come lavoratrice socialmente utile. Anzi, per l’esattezza avrebbe ottenuto un doppio impiego e un doppio stipendio: quello in nero, “ai cantieri” e quello al servizio civile. Un lavoro che prevedeva, però, l’assunzione presso una casa di riposo, una sistemazione non gradita alla donna, che non esita a lamentarsi con Maniaci.

Maniaci ambiva ad una carriera politica. Aspirava a fare non solo il sindaco, ma anche il parlamentare. Nel febbraio dello scorso anno mentre si trovava a Roma, al telefono sempre con l’amante, le rivelava l’intenzione di diventare un deputato. L’elezione a sindaco di Partinico, infatti, non gli avrebbe permesso di ottenere la stessa indennità che spetta a un parlamentare.”Ti dissi che faccio il sindaco o faccio l’onorevole? Il sindaco è duemila euro al mese, l’onorevole è ventiduemila! Allora – spiegava all’amante – io ho due possibilità… mi posso candidare a sindaco o mi posso candidare a deputato!

Deputato significa che andiamo a stare insieme a Roma… e, gioia mia, ventiduemila euro al mese. Il sindaco si rompe il cu… e prende 2mila euro”. Uno stipendio di tutto rispetto soprattutto se paragonato all’impegno di sindaco, pensava il giornalista. “Il sindaco a Partinico si rompe il culo e devi prenderti i cornuti dai cristiani… duemila euro al mese e qua ne prendono ventiduemila”. Senza contare i benefit. “Solo, solo che uno deve salire in auto blu, onorevole, la scorta, l’autista”.

C’è anche il cesto per i bisognosi consegnato all’amante nelle pieghe dell’indagine che ha portato al divieto di dimora. Alla vigilia del natale 2014 le cimici degli investigatori registrano infatti una conversazione: Maniaci al telefono con il titolare di un centro commerciale di Borgetto che chiedeva al suo interlocutore di preparargli un cesto da consegnare ai bisognosi.

“Però una cosa la puoi fare – diceva il giornalista – fai una telefonata al centro (commerciale, ndr), gli dici che mi prepari un pacco per i bisognosi che questo mi serve nella mattinata e che io fra 10 minuti un quarto d’ora passo”. Il cesto avrebbe dovuto contenere solo detersivi, visto che i generi alimentari era riuscito a procurarseli. “Detersivi, cose di lavare, per la biancheria per le robe, queste minchiate così”. “In concomitanza con l’attività tecnica intercettiva – scrive il gip di Palermo nell’ordinanza – i carabinieri eseguivano nel parcheggio del centro commerciale un pedinamento e accertavano che il pacco per i bisognosi era in realtà destinato all’amante”.

Mentre si allontanava di nuovo a bordo della sua auto il direttore di Telejato telefonava alla donna, ribadendo che il pacco era destinato a lei. “Pietà per nessuno… ti sali tutte le cose e ti sistemi tu”. Dopo una breve interruzione della conversazione per rispondere al sindaco di Partinico, Maniaci riprendeva la conversazione con la donna: “Mi ha chiamato il sindaco vediamo se gli posso fottere qualche 50 euro così ti vai a fare anche il natale tu… amore… “.

Forse Maniaci temeva di essere intercettato oppure che la relazione venisse scoperta, così chiedeva all’amante di cancellare dal cellulare ogni traccia che fosse riconducibile a lui. “Vatti a chiudere la sopra e comincia a cancellare tutte cose dal telefono… muoviti”.

La replica su TeleJato

Non siamo per niente intimiditi

 

Non siamo per niente intimoriti. Dal muro della legalità di Borgetto, Pino Maniaci continua a fare nomi e cognomi delle

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Perché nessun sindaco ha denunciato Maniaci per l’estorsione da lui subita?

 

L’estorsione è un reato. Il sindaco è un pubblico ufficiale. Se il sindaco subisce una estorsione o è al corrente

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Si va delineando a poco a poco il quadro e i vari tasselli del puzzle che lo compongono, con il

Redazione:
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