X

Comunità di valle, il confronto si accende in maggioranza: ecco la posizione dei “Grillini”

Comunità di valle al centro del dibattito politico in Trentino

Trento – Dopo le anticipazioni dei giorni scorsi dell’assessore provinciale competente, Carlo Daldoss, il presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi conferma le ipotesi di riforma sulle Comunità: “Via l’elezione diretta, ma gestiranno le risorse”. Replicano però l’assessore Mauro Gilmozzi (UPT): “Non è nel programma” e Roberto Pinter (PD): “Si torna ai comprensori”.

Una questione che farà discutere certamente il mondo politico trentino nei prossimi mesi. L’assessore Daldoss è stato chiaro sulla riforma, sarà una: “Netta discontinuità rispetto all’era Dellai”. E precisa: “Basta Comunità di valle come ente intermedio, con cariche e indennità aggiuntive, elezione diretta dei propri presidenti e ruolo politico autonomo che si è tradotto di fatto in contrapposizione con i comuni invece che in strumento operativo e decisionale dei comuni. Sfoltimento e alleggerimento delle assemblee, che non possono essere composte da decine e decine di membri perché questo significa la paralisi dell’ente, come avviene oggi. Gestioni associate a ‘geometria variabile’, in base a ciò che è meglio per i comuni, ossia più efficiente, funzionale ed economico. Competenze certe, magari meno onnicomprensive ma effettive, in tre-quattro ambiti dove le Comunità di valle devono poter lavorare, fin da subito. Il presidente e la giunta, poi, vengono eletti dal consiglio della Comunità, con un esterno al consiglio che fa da amministratore delegato delle volontà dei sindaci”.

Maggioranza divisa sulla riforma

“Nessuno vuole abbandonare le Comunità – precisa il governatore trentino Ugo Rossi – ma la necessità di rivederle è sotto gli occhi di tutti”. L’assessore tecnico agli enti locali Carlo Daldoss, aveva anticipato nei giorni scorsi: addio all’elezione diretta, assemblee ridotte – composte dai sindaci e da rappresentanti delle minoranze – che eleggono giunta e presidente, quest’ultimo esterno al consiglio.

Non si fa attendere la replica dell’Upt, che interviene con l’assessore, Mauro Gilmozzi: “Proprio non ci siamo – spiega – questa è una riforma di forte valenza politica che va discussa in maggioranza. La proposta è un arretramento, un’omologazione al livello nazionale rischiosa per la nostra stessa autonomia, del tutto incoerente con il programma di Rossi di legislatura che va nel senso di migliorare la riforma non certo di cancellare tutto, anche quello che funziona. Un conto sono le gestioni associate, altro è la dimensione politica”.

Duro anche Roberto Pinter, presidente e responsabile degli enti locali Pd, che chiede un tavolo politico di verifica: “L’ipotesi illustrata dall’assessore è di fatto un ritorno ai Comprensori. Un’accelerazione fuori da un minimo di condivisione politica non mi sembra il modo giusto per approdare a una soluzione. Nell’analisi dell’assessore vedo diverse contraddizioni. Si riparta dai punti condivisi, semplificazione delle assemblee, sub-ambiti, gestioni associate più flessibili, unioni dei Comuni, meno funzioni alle Comunità ma molto chiare”.

La posizione del Movimento 5 Stelle

“Le Comunità di valle – scrivono in una nota i Grillini trentini – si possono cambiare in Consiglio provinciale, anche senza l’appoggio di Pd e Upt. La proposta dell’assessore Carlo Daldoss ha riscosso favore trasversale semplicemente perchè con buonsenso riordina e razionalizza il settore delle competenze comunali e sovracomunale, visto il fallimento chiaro a tutti delle Comunità di valle.

Togliere il terzo livello tra Provincia e Comuni ed incentivare la fusione è in linea con tre punti del programma M5S per le Provinciali 2013: cancellazione delle Comunità di valle, trasferimento delle competenze alle unioni e alle associazioni volontarie tra Comuni, incentivazione economica alla fusione dei Comuni più piccoli, avuto riguardo all’orografia del territorio.

Come sostiene anche Daldoss non ha senso pensare che una provincia di 533mila abitanti sia divisa in 217 Comuni, quindi dopo la riforma sarà necessario anche governare ed incentivare il processo aggregativo dei Comuni seguendo il limite minimo indicativo (con le eccezioni di particolari situazioni geografiche) di 10mila abitanti.

Più logico il fatto che le funzioni vengano delegate a Comuni vicini ai cittadini, rispetto a creare degli ibridi inutili come le Comunità. Nell’intento di Ottorino Bressanini, assessore fra il 2003 ed il 2008, c’era inizialmente proprio l’idea di creare più ambiti aggregando i comuni, ma poi ebbe la meglio la visione del Principe, che oggi viene difesa dai vari Gilmozzi e Passamani.

Funzioni delegate ad aggregazioni di Comuni hanno senso anche perchè in questo modo c’è la possibilità di creare delle “geometrie variabili” per servizi più ampi come possono essere ad esempio polizia locale e raccolta dei rifiuti.

Prima che Bruno Vespa mandi i suoi inviati, per citare qualche località, a Cis, o a Massimeno, Daiano, Vignola Falesina o a Garniga, è utile anche monitorare efficacia, efficienza e costi. Giunte ed assemblee delle Comunità di valle costano 1,5milioni di euro l’anno, ma si possono limare altri costi appunto aggregando i Comuni. Si può semplificare molto senza ridurre il livello dei servizi ai cittadini, anzi, introducendo delle economie di scala ed una sensata programmazione di strutture ed opere pubbliche.

In piena sintonia con i propri principi e valori e con il programma elettorale il M5S Trentino – conclude la nota – si batterà in Commissione ed in Consiglio per introdurre nella riforma degli enti locali la piena partecipazione dei cittadini alle scelte dei Comuni e delle Comunità attraverso strumenti effettivi di democrazia diretta che consentano agli organi di questi enti pubblici di avere i cittadini al loro fianco sia nel processo decisionale che in quello di verifica e controllo dell’operato dell’amministrazione”.

Redazione:
Related Post