Al termine della discussione in Consiglio provinciale e con il contributo delle minoranze
Trento – Raggiunta già mercoledì un’ampia intesa con le minoranze sugli emendamenti alle norme riguardanti soprattutto il tema cruciale del rinnovo delle piccole e medie concessioni per derivazioni idroelettriche, il Consiglio provinciale ha approvato nel tardo pomeriggio con 20 voti a favore (maggioranza e De Godenz), 6 di astensione (Pd e Coppola) e 4 contrari (Patt e Futura) il disegno di legge 81 proposto dalla Giunta con l’assessore competente, Mario Tonina.
Agganciato a questo il ddl 8 firmato da Alessio Manica e Sara Ferrari del Pd. Subito prima sono stati discussi e approvati i 13 articoli del provvedimento e la maggior parte degli emendamenti rimasti dopo il ritiro di quelli ostruzionistici o assorbiti da quelli dell’assessore, firmati soprattutto da Tonina, Manica, Zanella e Marini. Il presidente del Kaswalder ha chiuso la sessione dando ai consiglieri appuntamento a martedì prossimo, dopo la presentazione del ddl 8 proposto da Manica (Pd) per togliere ai privati la facoltà di esproprio per derivazioni idroelettriche. Nervi tesi a fine seduta.
Le dichiarazioni di voto. Le minoranze rivendicano il merito, riconosciuto anche dall’assessore Tonina, di aver migliorato il ddl. Contrari Futura e Patt.
Alessio Manica (Pd) ha annunciato il voto di astensione del Pd sul ddl, pur riconoscendo alcuni miglioramenti introdotti. Da questo dibattito esce un ddl diverso da quello entrato in aula. Un ddl più aperto e completo, che consegna all’esecutivo che dovrà potrare avanti il percorso per la gestione dei rinnovi delle concessioni più strade. Aggiungendo alla gara anche il partenariato e la società mista, con il coinvolgimento delle comunità e degli enti locali. Manica ha auspicato che la Giunta percorra queste strade anche se meno semplici di quella delle gare. Con senso di responsabilità e coscienza si è sospeso per un anno il rilascio di nuove concessioni per mettere mano allo strumento di governo, il piano di tutela delle acque. Grande la soddisfazione espressa da Manica su questo punto. Il ddl fa qualche passo in più sul tema delle comunità energetiche, importante per il futuro. Si mettono in salvaguardia le società municipalizzate e si forniscono con altre norme di indirizzo che rafforzano i temi di lavoro sulle società pubblico-private e dell’idrogeno. Tema quest’ultimo interessante e nell’agenda non solo dell’Europa ma anche del governo italiano. L’opportunità è di accelerare che le medie concessioni vadano a gara e su questo il Trentino sarà apripista in un contesto dove altrove c’è grande prudenza, ma la Giunta ha accolto i contributi di merito che le minoranze hanno cercato di portare. L’opposizione ha dimostrato di essersi documentata e di aver saputo dare un apporto serio e necessario rispetto ad un passaggio fondamentale di questa legislatura perché si regge su un bene come l’acqua.
Manica ha ringraziato l’assessore Tonina e il presidente della III Commissione Job per aver saputo investire tempo e fatica nell’approfondimento dei temi e questo ha prodotto risultati importanti.
Alex Marini (Misto) ha sostenuto che le minoranze hanno presentato proposte responsabili cpon cui sono state migliorate molte parti del testo del ddl introducendo elementi innovativi non scontati. Secondo il consigliere con questo ddl si rischia di mettere a repentaglio un patrimonio costruito con la fatica e il sudore dei nostri avi, consistente in decine di derivazioni idroelettriche. Questa norma potrebbe infatti essere impugnata mettendo a repentaglio il valore di questo patrimonio che rappresenta una proprietà indivisa che dovrebbe essere gestita collettivamente. Le minoranze con il loro lavoro hanno aperto un grande spazio di opportunità che permetteranno di gestire acqua ed energia come beni comuni per soddisfare i bisogni delle comunità e dell’ambiente contribuendo anche alla lotta contro i cambiamenti climatici e alle emergenze globali. Ora occorre aprire spazi ad una gestione condivisa di questi beni con le comunità energetiche, che garantiscono di soddisfare bisogni primari. La forma giuridica più adeguata di queste comunità energetiche esiste ed è costituita, per Marini, dalle società cooperative. Forma non nuova ma che appartiene alla tradizione del Trentino e che su questo tema va riscoperta per un salto di qualità etico, sociale ed ambientale. Si tratta di fare propaganda sulle opportunità che emergono da queste nuove norme sulle comunità energetiche. A partire dall’università sulla quale è stato approvato un ordine del giorno, e da tutte le scienze sociali, per creare un nuovo modello di sviluppo economico. Si deve puntare alla bio-economia in cui tutti sono protagonisti e si costruisce responsabilità e consapevolezza condivisa. Infine secondo Marini bisogna “predicare” alle giovani generazioni come quando a fine Ottocento don Guetti diffuse il modello cooperativo. Occorre insegnare loro come risparmiare territorio e promuovere contenimento energetico. Anche attraverso la stampa e la pubblicità. Vi sono insomma i presupposti per una rivoluzione energetica “dolce”, ha concluso Marini.
Lucia Coppola (Misto) ha giudicato l’esito dell’esame di questo ddl “molto positivo per l’importante lavoro sinergico svolto con convinzione”. Coppola si è dichiarata soddisfatta di questo e per i temi con cui la minoranza ha incalzato in modo civile l’assessore. “La legge – ha osservato – ne esce molto migliorata”. Ha ricordato anche il suo ordine del giorno, approvato con voto unanime, contro la logica del massimo profitto economico e a favore della maggior tutela ambientale, e per la provincializzazione del settore. La consigliera ha motivato con questi passi il suo voto di astensione che ha preso il posto della sua iniziale inclinazione contraria. Restano per Coppola le perplessità dovute alla scelta di applicare a questa materia la direttiva Bolkenstein, alla quale si è ritenuto di doversi adeguare quando ancora in Europa nessuno l’ha fatto sul tema del rinnovo delle concessioni.
Ugo Rossi (Azione) ha motivato il suo voto contrario al ddl con il fatto che l’acqua è un bene prezioso, pubblico per definizione e sul quale in Trentino come il nostro si sono create inizialmente condizioni di sfruttamento indiscriminato e poi via via di sfruttamento sempre più regolato con anche ricadute positive sui territori. In particolare per quanto riguarda le piccole centrali questi aspetti sono caratterizzati da una precisa impostazione strategico politica del Trentino: assicurare il controllo delle modalità di sfruttamento che, se pubblico, sono sempre state rispettose. Per Rossi, quindi, occorre far restare la risorsa idroelettrica il più possibile in mano ai piccoli Comuni. Questa volontà per il consigliere va al di là degli aspetti amministrativi: conservare questa possibilità ha valore strategico e politico. Il consigliere ha ribadito la sua piena condivisione per la prima parte dell’ordine del giorno di Demagri, respinto, che chiedeva all’assessore di fermarsi e di cercare un’alleanza a favore dei piccoli Comuni e di assumersi poi come Provincia i rischi conseguenti alla scelta di non legiferare. E di mitigare l’effetto negativo della direttiva Bolkenstein lottando per mantenere le concessioni in capo alla responsabilità e a vantaggio degli enti locali. Questa legge per Rossi è “un’occasione persa, anche perché al ministero dello sviluppo economico oggi c’è un ministro che in tutte le sue dichiarazioni pubbliche questo tema l’ha sempre portato avanti. E avere questa vicinanza politica poteva essere utile”. Il consigliere ha detto di non capire perché non si sia andati nella direzione della difesa delle piccole centrali idroelettriche. Nessuno e nemmeno l’assessore hanno detto cosa pensi l’assessore su questo tema. Politicamente per Rossi il presidente Fugatti avrebbe dovuto dare una spiegazione del perché sia necessario legiferare. Si è fornita una spiegazione tecnico-giuridica che ha certo un suo fondamento, ma manca una spiegazione di tipo politico. La gestione delle piccole derivazioni idroelettriche deve andare a vantaggio delle comunità locali pur in presenza della direttiva Bolkestein. La rinuncia a questo indirizzo è la ragione del voto contrario di Rossi.
Pietro De Godenz (Upt), nell’annunciare il suo voto favorevole, ha evidenziato il punto di questo ddl: l’acqua, bene di cui tutti conoscono l’importanza dal punto di vista economico e della sostenibilità del territorio. Il consigliere ha ricordato il grande lavoro svolto dall’apertura di questa legge in Commissione fino ad oggi. Legge migliorata di molto, diversa e aperta. Sono state create opportunità come il partenariato e le comunità energetiche che prima non erano nel testo, per rendere possibile una gestione mista pubblico-privata e sperimentare soluzioni diverse a difesa di un bene prezioso come l’acqua. Per De Godenz l’assessore ha saputo recepire proposte condivisibili anche sul progetto idrogeno, energia del futuro. Questo per il consigliere è solo un punto di partenza e ora si aprono possibilità da utilizzare bene.
Mara Dalzocchio (Lega) ha sottolineato la complessità tecnica di questo ddl e risposto alle critiche delle minoranze che hanno giudicato il provvedimento della Giunta una forzatura. Al contrario per Dalzocchio Giunta e maggioranza stanno correndo sul binario giusto e devono andare avanti con determinazione. Quanto al tema delle gare, lo stesso assessore ha dichiarato di non vedere in questo l’unico strumento per il rinnovo delle concessioni, ma anche al partenariato e alle società miste con il coinvolgimento dei Comuni. Alla critica relativa allo scarso utilizzo dell’autonomia provinciale a tutela del bene pubblico acqua, Dalzocchio ha replicato ricordando l’istituzione di una società pubblica come Dolomiti Energia. Sulla Bolkenstein ha osservato che proprio le forze politiche pi europeiste dell’aula hanno chiesto di non dare attuazione alla direttiva. Non è vero per la consigliera che questo ddl è stato calato dall’alto come hanno sostenuto le opposizioni. Il fatto che il testo sia arrivato in aula molto diverso da com’era all’inizio smentisce quest’affermazione. Ancora, per Dalzocchio non si può non legiferare su un tema importante come questo proprio perché l’Autonomia va esercitata.
Paola Demagri (Patt) ha ricordato il fallito tentativo del gruppo da lei guidato di chiedere con un ordine del giorno la sospensione dell’esame di questo ddl. Vero, ha riconosciuto, che è sempre importante legiferare, ma questa normativa aveva bisogno di un approfondimento e di un tempo più adeguato per valutare le eventuali ricadute dell’approvazione di questo provvedimento. Anche perché gli operatori locali sono preoccupati dall’applicazione di questa legge. Bisognava guardare al futuro e non solo all’immediato bisogno di intervenire. Demagri ha riconosciuto che alcuni miglioramenti sono stati apportati, ma a preoccupare il Patt è soprattutto la mancata tutela dei Comuni come enti primari del Trentino. Questa preoccupazione spiega la persistente contrarietà del Patt a questo ddl. Un altro timore è che questa legge possa essere impugnata dal governo. Sarebbe un peccato, ha detto. “Non sempre essere apripista è un bene pari a al prendersi il tempo necessario”.
Paolo Zanella (Futura) nel motivare il suo voto contrario, ha affermato di aver seguito questo percorso legislativo faticoso vista la rilevanza del tema per il territorio e il Trentino. Ha aggiunto che Futura ha dato un contributo importante che ha permesso di migliorare questa legge ma questo non è in contraddizione con il no al provvedimento. La responsabilità di questa legge se la prenderà chi voterà a favore. Zanella si è detto orgoglioso dei miglioramenti da lui apportati con gli emendamenti in molti aspetti. Il voto contrario si giustifica a suo avviso sull’assenza di una volontà politica di cercare una via trentina originale nella gestione dell’idroelettrico. L’acqua è un bene comune prezioso da salvaguardare insieme ai territori in cui è presente e con le comunità insieme alle quali va gestita questa risorsa almeno per quanto riguarda le piccole e medie derivazioni. Anche alla legge provinciale dell’ottobre scorso è mancato per Zanella un confronto adeguato soprattutto perché il quadro normativo è complicato anche se l’orientamento prevalente è uno (la gara, ndr). Si potrebbe però cercare di contribuire a modificare questo orientamento utilizzando l’autonomia di cui la Provincia dispone. Invece, volendo fare i primi della classe e di fare bene i compiti, si rischia di svendere il nostro territorio. E questo quando si voleva tutelarlo. Rischiamo la colonizzazione di multinazionali che non hanno alcun interesse a tutelare il nostro territorio. Sulle grandi derivazioni, che sono quelle di maggior peso sull’idroelettrico, Zanella ha auspicato che la proroga fino al 2024 arrivi davvero per allinearci con le altre concessioni. Peccato, a suo avviso, anche il mancato confronto con l’Alto Adige e al quadro regionale dal quale la Provincia di Trento si sta sempre più staccando. Ora anche sulla partita dell’idroelettrico, sul quale si poteva pensare ad un modello attorno al quale cooperare a livello regionale. Per questa “svendita” e “abdicazione all’esercizio dell’autonomia” a questa legge secondo Zanella non si può che votare contro. Sulle medie derivazioni si poteva temporeggiare, visto che non si sa cosa faranno le altre regioni e anche l’Alto Adige quando scadranno le concessioni. Anche il Trentino poteva temporeggiare.
Giorgio Leonardi (FI) ha assicurato il suo pieno e convinto appoggio alla legge Tonina perché vi sono situazioni in questo settore che esigono l’intervento normativo della Provincia. Questo è un segnale che la Provincia dà e sospendere l’esame del ddl sarebbe stato sbagliato. Importante per Leonardi è assumersi la propria responsabilità come ha detto l’assessore Tonina. Si è arrivati a un inevitabile compromesso tra quanto prevede in termini di liberalizzazione la comunità europea e la tutela dei soggetti locali. Leonardi ha ringraziato per l’approvazione del suo emendamento per l’allineamento dei dati catastali e tavolari.
L’assessore Tonina ha ricordato l’importante lavoro d’Aula di questi giorni ma anche quello da fine dicembre in poi con la III Commissione, per il quale ha ringraziato il presidente Job e gli altri componenti. L’approfondimento, quindi, c’è stato – ha osservato Tonina. Che ha evidenziato l’importanza di questa legge frutto della collaborazione responsabile tra le forze politiche di maggioranza e minoranza. Un buon risultato – ha proseguito – che racchiude tutele di rilievo per il Trentino soprattutto in materia di riassegnazione delle concessioni per le piccole concessioni idroelettriche e in merito alla disciplina delle grandi derivazioni. L’assessore ha ringraziato in particolare i consiglieri di minoranza presenti in Commissione come Coppola, Manica, Marini, Zanella, ma anche Olivi. Questo loro apporto ha contribuito a migliorare il testo del ddl. Ha concluso ribadendo di essere sempre stato aperto al dialogo e di volersi assumere fino in fondo la responsabilità politica di questo provvedimento. Con la convinzione – ha ripetuto – “che non potevo lasciare sola la mia struttura”. Tonina ha ringraziato uno per uno i suoi collaboratori. Questo provvedimento fa riferimento all’ambiente e alla qualità della vita della comunità. Quando al tema principale della produzione idroelettrica, l’obiettivo era anche di superare l’impugnativa del governo avanti la Corte costituzionale. Ai contrari – Rossi, Demagri e Zanella – Tonina ha ricordato che in seguito alla disapplicazione degli articoli 28 e 30 del Regio decreto si porrebbe il problema, in assenza di un intervento normativo specifico, della disciplina specifica a cui fare riferimento. Resterebbe la necessità di individuare una disciplina insoddisfacente sotto vari profili. “Non ho certezze – ha confessato l’assessore – che la legge che approviamo oggi non sarà soggetta a impugnativa. Ma se non avessi portato questo ddl in Aula la mia struttura non poteva far finta di nulla e non poteva quindi procedere con i rinnovi. Il motivo c’è e voi lo sapete e parte proprio da chi vi ha suggerito che questo ddl non deve essere votato. Se non avessi fatto questa legge non si poteva procedere come si poteva fare in passato. Questa nuova disciplina inoltre, in via transitoria, garantirà i procedimenti di rinnova in corso. E questa non è poca cosa. Noi abbiamo pensato soprattutto a questo per il bene della nostra comunità. Poi vedremo cosa succederà a Roma. Ma intanto noi non ci siamo sottratti al problema”. Infine Tonina ha riepilogato i contenuti principali del ddl. “Se dopo l’ostruzionismo iniziale delle minoranze con gli ordini del giorno, il dialogo sviluppatosi successivamente ha permesso di approdare all’approvazione finale”.
Rossi ha ribattuto a Tonina rivendicando capacità di lettura, di comprensione e di documentarsi. “Non vedo il motivo per cui lei debba riferire a me affermazioni prive di fondamento e gli ha chiesto di evitare di attribuire il mio pensiero all’azione occulta di suggeritori più o meno definiti”. “Altrimenti espliciti quali sono questi suggeritori”.
Il presidente Kaswalder ha ringraziato la struttura e i consiglieri per gli interventi di alto profilo e di qualità.
PRIMA DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO CONCLUSIVE SUL DDL 81 L’AULA HA DISCUSSO E VOTATO GLI ARTICOLI E GLI EMENDAMENTI
Articolo 5. Soglie derivazioni.
Sul tema del partenariato nelle medie e piccole concessioni oggetto dell’articolo 5, Manica ha annunciato due emendamenti concordati con l’assessore Tonina e il ritiro delle altre sue proposte di modifica. Anche Alex Marini (Misto) ha ritirato alcuni suoi emendamenti mantenendone due. L’assessore ha ricordato i tre emendamenti da lui concordati e firmati due da Manica e l’altro da Marini.
Paolo Zanella (Futura) ha annunciato il ritiro di un suo altro emendamento all’articolo 5 assorbito dalla modifica concordata sulle municipalizzate.
Marini è intervenuto sulle soglie che distinguono le piccole, medie e grandi derivazioni che secondo l’assessore sono immodificabili, ha suggerito di guardare ad altri Paesi europei come Germania, Francia e Portogallo, dove la distinzione tra le medie e grandi derivazioni è interpretata in modo diverso, come pure per il rilascio delle autorizzazioni le norme sono diversificate. Dunque il potere discrezionale dei singoli Stati membri è notevole e per questo Marini ha ricordato il suo emendamento, respinto con 5 astenuti, che proponeva di esercitare l’autonomia legislativa della Provincia nell’ambito dell’energia, si poteva modificare queste soglie per distinguere le medie e le grandi derivazioni, perché non tutti i territorio presentano le stesse situazioni.
Manica e Zanella hanno preannunciato il loro sì agli emendamenti ritenuti migliorativi della legge che prevedono la possibilità della società mista e del partenariato come pure sul rinnovo automatico per l’autoconsumo e le cooperative storiche elettriche.
Articolo 7. Risorse dei Bim per comunità locali.
Manica ha annunciato il ritiro dei suoi tre emendamenti anche se su questo tema non è stato raggiunto un accordo in tema di canone aggiuntivo ambientale, per alcune posizioni diverse da quelle delle minoranze espresse dall’assessore. Le minoranze chiedevano di elevare il valore del canone di destinarlo al Comuni e di aumentare il vincolo per destinare il canone a mitigazioni ambientali. Cosa che si potrà concretizzare solo negli atti attuativi della legge e negli accordi con i Comuni. Certo, c’è una questione di bilancio che la Giunta deve considerare ma pu con tutte le attenzioni finanziarie che le entrate meritano, occorre considerare questa importante esigenza.
Sul rinnovo delle piccole e medie concessioni idroelettriche ha sostenuto la necessità che una maggior quota dei canoni servano al ripristino ambientale e che vada ai Comuni è un principio importante, per cui ha mantenuto il suo emendamento al riguardo.
L’assessore Tonina ha precisato che su questo punto non è che non vi sia stata un’attenzione da parte sua e della Giunta. Anzi, il tema sarà oggetto del protocollo di finanza locale. Sui canoni ambientali Tonina ha ricordato che si è lavorato nella direzione chiesta dalle minoranza insieme alle comunità locali. Questa possibilità è stata data perché si prendano degli impegni. In questa legislatura, ha ricordato, sono sempre state impegnate risorse molto importanti. Anche i Bim hanno risorse importanti che in passato sono state impiegate bene, ma in questo momento non tutti riescono ad utilizzare queste risorse. Si tratta di arrivare allora ad un accordo su questo aspetto con il Consiglio delle autonomie locali anche tenendo conto dei bilanci dei prossimi anni. In questo momento non pareva giusto ipotecare con questa legge risorse che fin’ora sono sempre state garantite. Le risorse al momento sono sufficienti. Se in futuro vi sarà una disponibilità e un interesse si potrà rivedere queste risorse attraverso una condivisione. Ma l’intesa va cercata attraverso il protocollo di finanza locale.
Ugo Rossi (Azione) ha espresso apprezzamento per l’impostazione data al tema dall’assessore Tonina, improntata ad un principio di prudenza. Prudenza doverosa e tuttavia superabile, per Rossi, ragionando con le comunità locali e i Bim perché continuino a beneficiare di queesto grande valore dell’energia idroelettrica. Anche se queste risorse sono entrate positivamente nello sviluppo economico dei nostri territori, in alcuni casi questo non è avvenuto. Si tratta allora di intervenire nella fase precedente alla monetizzazione di questa ricchezza, permettendo a Bim e comunità locali di partecipare alla definizione strategica che a monte delle scelte di utilizzo di questa risorsa, in modo da ottimizzarne l’impiego.
Alessandro Olivi (Pd) ha ricordato che qualche anno fa la Provincia aveva coinvolto i Bim in una operazione nuova legata alla protezione sociale e alla tutela del lavoro. Era la prima volta che grazie alle proposte avanzate anche dalle comunità locali che una quota delle risorse dei Bim, che sono risorse collettive derivanti dalla gestione delle acque, è stata destinata a supportare l’inserimento lavorativo di giovani specialmente nelle valli. Werano stati impiegati per questo circa 3 milioni e mezzo-4 all’anno in momento economico e occupazionale difficile. Questo – ha spiegato Olivi – per dire che dobbiamo costruire questa filiera per cui da un bene comune come l’acqua si tuteli un altro bene comune che è il lavoro. Si tratta in altri termini di utilizzare queste risorse non solo per opere pubbliche ma anche per progetti di coesione sociale come questo.
Articolo 8. Moratoria nuove concessioni.
Manica ha ritirato i suoi due emendamenti sulla moratoria nell’autorizzazione di concessione per nuove derivazioni idroelettriche, per sostenere la versione della modifica concordata sullo stesso tema con la Giunta. Il tema non era tanto 1, 2 o 3 anni di moratoria ma l’opportunità di fermarsi per un periodo congruo in modo da aggiornare nel frattempo il piano di tutela delle acque, evitando di procedere con l’autorizzazione di concessioni per nuove derivazioni. La moratoria è un segnale di serietà per lavorare bene sul piano di tutela delle acque.
Articolo 9. Grandi derivazioni e gare.
Olivi ha presentato senso e contenuto di un suo emendamento proposto e concordato con l’assessore (e poi approvato all’unanimità) che prevede per le grandi derivazioni dei progetti sperimentali di partnership con le comunità locali e i soggetti oggi attori del sistema Trentino. Emendamento che con altri contribuisce per Olivi a rendere questo impianto legislativo un po’ più innovativo rispetto alla versione iniziale che risultava, secondo il consigliere, “chiusa sul paradigma della gara”. Nel merito, Olivi ha spiegato che la modifica individua tra la fine della concessione e la gara una fase in cui sperimentalmente vengono definiti standard qualitativi, strumenti di co-progettazione con il coinvolgimento dei territori attraverso la dimensione municipale, investimenti a favore di territori, partecipazione degli attori del sistema idroelettrico alla costruzione di progetti di comunità. Questi sono elementi importanti da monitorare nel futuro. Questa norma aggiuntiva per Olivi è importante perché offre ai territori e alle comunità una responsabilità, perché il progetto gestionale al quale può aderire la Giunta provinciale dev’essere ancorato a precisi impegni finalizzati a preparare una gara in cui oltre al prezzo e al valore di chi offre di più sia possibile condividere anche una maggiore richiesta di contributo a favorire le risorse economiche e ambientali che si debbono garantire ai territori. Il progetto sperimentale deve prevedere requisiti molto chiari: la partecipazione prevalente e protagonisti devono essere i territori; la durata dev’essere limitata e correlata al contenuto dell’accordo sperimentale; devono essere indicati gli investimenti anche a carattere infrastrutturale che il soggetto promotore dell’accordo di programma deve sottoporre alla Giunta in particolare sul tema del progetto di un progressivo passaggio a una comunità di energia rinnovabile. L’emendamento propone anche che si possano anche condividere interventi infrastrutturali in favore dei giochi olimpici del 2026.
Manica ha ritirato su questa norma relativa alle grandi concessioni 6 suoi emendamenti mantenendone solo uno. In alcuni passaggi vi è un’eccessiva rinuncia all’esercizio dell’autonomia della Provincia accettando la forte primazia della gara come strumento di assegnazione, primazia in parte calmierata con l’affiancamento alla procedura della gara quella della società mista pubblico-privata. Ha poi ricordato un suo emendamento con cui tentava di riproporre che nella procedura di gara il prezzo fosse collocato al terzo o quarto e non al primo posto da assegnare, invece, agli interventi per la sicurezza e l’ambiente sugli impianti. Il Piemonte, ha ricordato Manica, ha adottato questa logica. Il consigliere ha comunque ritirato il suo emendamento al riguardo ribadendo però che la norma poteva essere scritta in altro modo.
Zanella è tornato anche lui sul tema della gara come via ordinaria per la riassegnazione delle concessioni. Su questo accordo a suo avviso si poteva contrattare diversamente con lo Stato che ha stabilito con le regioni che la riassegnazione della concessione potesse avvenire attraverso la gara, le società miste e il partenariato ma non in ordine di importanza. La società mista pubblico-privata che attualmente gestisce il nostro sistema idroelettrico è considerata alla pari della gara mentre sul partenariato c’è stato solo un miglioramento. Per questa ragione Zanella ha scelto di mantenere il suo unico emendamento a questo articolo pur sapendo che verrà respinto.
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Disegno di legge 8 di Manica e Ferrari. Scintille con la capogruppo della Lega.
Kaswalder chiude i lavori.
Manica ha ricordato l’iter travagliato del ddl 8, composto da un solo articolo, ripetutamente sospeso e rinviato in III Commissione in attesa che la Giunta presentasse il proprio sulle piccole e medie derivazioni. L’obiettivo originario del ddl, ha spiegato, era di togliere la facoltà di esproprio presente nella nostra legislazione agli eventuali titolari privati di concessioni. Questo per limitare a sole società pubbliche e agli enti pubblici questa facoltà che oggi è riconosciuta anche ai privati, visto che in questi anni molte operazioni private per derivazioni idroelettriche sono state finanziarie e speculative. Non è giusto lasciare in mano a questi soggetti anche l’arma dell’esproprio. Una speculazione privata non può avere questo vantaggio. La proposta del ddl era di toglierlo. Manica ha ricordato le due obiezioni al duo ddl: la prima che non bisogna favorire il pubblico; l’altra che la ratio di questa possibilità di esproprio data al privato è che la derivazione idroelettrica contribuisce al fabbisogno energetico provinciale e alla produzione di energia. Senonché – ha eccepito Manica – il contributo del piccolo idroelettrico è talmente marginale da non giustificare il fatto di dare al privato questa facoltà. In ogni caso Manica ha detto di aver proposto un emendamento utile a risolvere almeno questa seconda obiezione: parificando dal punto di vista giuridico il diritto di esproprio del pubblico e del privato solo per le piccole concessioni. IL consigliere ha ammesso che questa proposta ha un carattere di radicalità e una componente ideologica dettata dalla volontà di difendere con forza il bene pubblico acqua in modo da sottrarlo a operazioni speculative. Manica ha informato però che una mediazione con la Giunta sul ddl anche così emendato non è stata trovata. Quanto al ddl dell’assessore, appena approvato, Manica ha criticato la capogruppo della Lega che senza entrare nel merito del provvedimento se l’è presa con le minoranze e riservato una laudatio alla Giunta, anche tenuto conto del “silenzio assordante” della maggioranza in questo dibattito.
Dalzocchio ha ribattuto di aver risposto nel merito alle critiche rivolte al ddl dalle minoranze. Quanto alla maggioranza, il ddl era condiviso dai consiglieri del suo schieramento e non serviva quindi che ripetessero quel che ha detto l’assessore.
Ivano Job (Lega) ha notato che “c’è del buono nel ddl del collega Manica”, mentre a suo avviso oggi qualcuno ha tirato un sasso ed è riuscito a muovere le acque facendo arrabbiare il vicepresidente della Giunta. Incredibile – ha esclamato – che questo intervento abbia scatenato “in modo magistrale” lo scontro tra maggioranza e minoranze. Infine Job ha chiesto a Manica di sospendere il ddl 8 da lui proposto, visto il prossimo delicato e importante impegno che attende il Consiglio che dovrà discutere un delicato provvedimento della Giunta.
Zanella ha escluso, rispondendo a Job, che qualcuno abbia voluto accendere lo scontro. E ha criticato l’intervento di Dalzocchio contro le minoranze che a suo avviso hanno invece fornito un contributo costruttivo tanto da riuscire “per una volta” a migliorare nel merito una legge. Quanto al ddl 8 di Manica, Zanella ha condiviso la prevalenza che il pubblico deve avere rispetto al privato sui corsi d’acqua e l’equiparazione delle concessioni per piccoli derivazioni idroelettrica e quelle per le centrali a biomassa. Per il consigliere sarebbe importante che questo ddl passasse nella sua versione originale o in quella emendata da Manica. E ha chiesto all’assessore perché questa proposta non viene recepita specialmente con questa mediazione che ne limita la radicalità.
Marini ha ricordato le cooperative che ha detto di aver dimenticato di menzionare nel suo ultimo intervento sul ddl di Tonina. Esempi che l’energia idroelettrica non dev’essere utilizzata per produrre utili ma a servizio e beneficio di tutto il territorio.
Luca Guglielmi (Fassa) ha replicato a Manica che aveva accusato la maggioranza di aver osservato un silenzio assordante rivendicando di essere invece intervenuto nei lavori.