Cinque favorevoli (minoranza), cinque contrari (maggioranza) e tre astenuti con due assenti alla seduta, il risultato finale sul documento presentato dall’opposizione che chiedeva le dimissioni del Sindaco. Il gruppo di Giacobbe Zortea presenta un documento politico e ottiene i grandi elettori, guidando il processo di fusione
Siror (Trento) – E’ bene chiarire fin da subito che nessuno degli attuali amministratori del Comune di Siror voleva realmente forzare la mano, imponendo l’arrivo di un commissario, in un momento così delicato per l’amministrazione locale. La mozione presentata dalla minoranza chiedeva però un netto cambio di passo, dopo il risultato del referendum. E così sembra essere stato, dopo gli incontri dei giorni scorsi nei quali è uscita chiaramente dal gruppo di maggioranza, la richiesta di dimissioni del consigliere Piergiovanni Partel, che apertamente aveva sostenuto il no alla fusione.
Alla fine quindi, sembra essere proprio la mozione della minoranza a mettere tutti d’accordo anche in maggioranza, fissando però dei paletti precisi. Il sindaco Walter Taufer concluderà il suo mandato, ma sarà il gruppo di Giacobbe Zortea (vide sindaco con almeno 4 consiglieri dalla sua parte) a guidare il processo di fusione con gli altri Comuni e a decidere anche i grandi elettori della Comunità di valle.
Un Consiglio molto partecipato a Siror (con almeno 40 persone), dove la vera novità che sintetizza il convulso periodo post referendum, emerge proprio dal documento presentato da Giacobbe Zortea, Ermes Lucian, Vittorio Segat e sostenuto anche da Andrea Boghetto (assente).
Il documento politico che spiega l’astensione sulla mozione della minoranza
“Sono passati cinque anni dal nostro insediamento in consiglio comunale – scrivono il vicesindaco Zortea e i consiglieri Lucian, Segat e Boghetto – dobbiamo ammettere che sono stati anni proficui sia dal punto di vista degli investimenti sul nostro territorio sia dal punto di vista della – chiamiamola così – “politica estera”. Molte questioni bollenti sono state risolte grazie all’accordo che siamo riusciti a instaurare con altre amministrazioni locali. Alcune di queste amministrazioni sono state coinvolte nel processo di fusione che è passato a grande maggioranza lo scorso 7 giugno e con le quali siamo chiamati a definire le basi per la creazione del nuovo comune di Primiero San Martino di Castrozza.
Inutile negare che il tema del referendum ha chiaramente spaccato la nostra maggioranza in due vedendo schierati in modo diverso alcuni dei rappresentanti in consiglio e in Giunta. Votare contro la mozione della minoranza significa appoggiare la linea del sindaco Walter Taufer, favorevole alle gestioni associate, dell’assessore Piergiovanni Partel e del capogruppo di maggioranza Marco Segat contrari al progetto di fusione, cosa per noi impossibile e incoerente.
Per questo motivo – continua il documento presentato in Consiglio – martedì scorso si è tenuta una riunione del gruppo di maggioranza durante la quale è chiaramente emersa questa situazione che non ha nulla a che vedere con questioni personali o di rivalsa di alcun tipo, ma ha solo ed esclusivamente un aspetto politico che deve essere responsabilmente tenuto in considerazione da tutti noi, sia nei confronti dei nostri cittadini che rispetto alle altre amministrazioni. Votare a favore della mozione significherebbe iniziare la strada per il commissariamento del comune con tutte le conseguenze del caso in questo cruciale momento per l’amministrazione.
Se la mozione all’ordine del giorno della minoranza, fosse votata dalla maggioranza del consiglio, il sindaco ha dichiarato che chiederebbe la fiducia, presentando una mozione che necessita della firma di 6 consiglieri per essere sottoposta al voto del consiglio comunale. Se la maggioranza assoluta del consiglio (quindi 8 consiglieri) approvasse tele mozione di sfiducia, il consiglio comunale decadrebbe e il comune sarebbe commissariato. Se invece dovessero mancare i voti per tale ipotesi, il Sindaco potrebbe comunque revocare le deleghe ad alcuni degli attuali assessori, nominarne altri e concordare le successive contestuali dimissioni, andando ancora una volta al commissariamento.
In modo responsabile e con un forte mal di pancia – spiegano Zortea e colleghi – abbiamo cercato di trovare una soluzione che momentaneamente congeli l’attuale rottura interna al gruppo e che ci permetta di evitare il possibile commissariamento in un momento storico che ci vedrà protagonisti nel definire le basi per il nuovo comune di Primiero San Martino di Castrozza e garantisca inoltre il sostegno nei confronti delle altre amministrazioni rispetto al tema della Comunità di Valle (Protocollo d’intesa impianti tra le varie priorità).
Bisogna ribadire comunque che la mozione della minoranza è precisa, circostanziata e presenta una richiesta plausibile da parte della lista “Il Nodo”. Crediamo però che anche i consiglieri di minoranza converranno con noi che in questa fase sia più importante coordinarsi per creare delle ottime basi per il futuro della nostra gente condividendo insieme i passi appena citati, fusione e Comunità”. Per questo motivo seppur condividendo alcuni passaggi della mozione proposta, dovendo però mantenere fede all’accordo di maggioranza e consapevoli che comunque sia, il messaggio politico forte che volgiamo dare giungerà alla nostra gente, dichiariamo la nostra astensione alla mozione presentata”.
Ermes Lucian Vittorio Segat Giacobbe Zortea con appoggio di Andrea Boghetto (assente)
Mi si consenta di replicare ad Ettore di Siror; la mozione della minoranza è stata volutamente redatta in questa forma e non come mozione di sfiducia verso il sindaco per :
1) evitare, in caso fosse approvata, il commissariamento del comune a sei mesi scarsi dalla fine del mandato. Come la storia recente insegna l’arrivo del Commissario non è mai cosa positiva, ma rappresenta una sconfitta senza onore di eletti ed elettori, e blocca anche quei piccoli lavori che da qui a dicembre saranno appaltati
2) non negare, in caso di arrivo del Commissario, la partecipazione dei consiglieri al tavolo di lavoro per la definizione dello statuto del Comune unico, al pari degli altri tre comuni che aderiscono al progetto, e sarebbero venute a mancare tutte le istanze ed i suggerimenti che solo i residenti possono portare
3) trovare la condivisione più ampia possibile anche tra i componenti della maggioranza di quanto espresso nella mozione, cosa che è pienamente riuscita
A mio avviso i toni volutamente pacati ed il senso di responsabilità di minoranza e maggioranza tutta hanno avuto la meglio, consentendo di portare a compimento la legislatura con l’attuale giunta (per tre quinti contraria al progetto), ma senza precludere a Siror la partecipazione e la condivisione piena al progetto di fusione con gli altri tre comuni, rispetto ai quali il nostro comune ha avuto fino ad ora una posizione un po’ defilata.
Quindi per la logica che ne ha determinato la redazione, il termine aleatorio (affidato al caso) appare fuori luogo, e non mi trovo d’accordo nemmeno sul pleonastico in quanto nella mozione, per chiarezza e completezza, sono riportati cronologicamente i passi che hanno portato al referendum, ed alla triste vicenda della lettera anonima, che tanto anonima non è più.
Spero con questa di aver fatto un po’ di chiarezza sulle intenzioni della mozione. Condivido tuttavia con Ettore il fatto che questi cinque mesi saranno i più importanti dell’intero quinquennio, ma confido, anzi ne sono certo, che il “delegato” coinvolgerà quanto più possibile l’intero consiglio comunale, ovviamente anche coloro che si sono dichiarati contrari, ma che ora devono prendere atto che la popolazione (nei modi e nei termine che la democrazie prevede) vuole questo cambiamento.
Saluti
Si è parlato di decisioni prese con “il mal di pancia”. Certo, la buona notizia è stata che 454 resisenti hanno detto – SI – alla fusione. La cattiva, che deve far pensare ad un ruolo, non proprio dominante, è che a parte 76 contrari, 590 persone non si sono espresse. Sembra logico,per me che ho votato – SI – pensare che in questo Comune come negli altri, in un momento di svolta, qualcuno li debba pur rappresentare senza anteporre a tutto la loro” non convinzione”. E’ necessario dare prova che ciò che si vuole è un “unione pacifica” non dolorosa. Il lavoro difficile è adesso, nel portare verso la convinzione i contrari e gli indifferenti, quelli che aspettano i fatti, e forse anche uno certo “stile” da parte dei vincitori. Un rispetto delle idee che, come ben si sa, possono cambiare.
É andata in scena,nella serata dell’assemblea comunale, la classica commedia degli equivoci! Tanto rumore per nulla! Una mozione, quella presentata dalle minoranze, alquanto pleonastica ed aleatoria che ha determinato una situazione di stallo! La soluzione che ne é seguita é del tutto allucinante: si mette in piedi una delega ad un componente dell’amministrazione per trattare “un affare”! Come se la nascita di un nuovo comune sia una semplice attivitá da compiere da un delegato, mentre invece dovrebbe coinvolgere intensamente sia il capo dell’amministrazione che l’intero consiglio comunale. Questi 5 mesi che rimangono dovrebbero essere i mesi più importanti dell’intera consigliatura; se così non fosse, é più lungimirante passare la mano e lasciare ad altri la mission di costruzione del nuovo comune.