Zaia: “Non e’ stato ricorso inutile. Chioggia, Dolo e altri comuni potranno decidere se stare fuori da questo ente anti-democratico che altro non e’ che una provincia travestita
Venezia – “Con una sentenza decisamente sciatta e centralista, che ricopia pedissequamente molte delle considerazioni dell’Avvocatura di Stato, la Corte Costituzionale dimostrandosi oltre misura filo governativa ha legittimato un provvedimento che chiama città metropolitana un nuovo carrozzone che altro non è che una provincia travestita; un provvedimento la cui attuazione sta creando un caos enorme in tutto il paese; che produrrà, stiamone certi, nuove tasse e meno controllo democratico dei cittadini”.
Con queste parole il Presidente del Veneto, Luca Zaia, commenta la sentenza n. 50 del 2015 con cui la la Corte costituzionale ha respinto i ricorsi trasversalmente proposti dalle regioni Veneto, Puglia, Campania, Lombardia contro la legge n. 56 del 2014 istitutiva delle città metropolitane.
“Infatti le città metropolitane con meno di 3 milioni di abitanti, come nel caso del Veneto, potranno di fatto essere governate solo da un sindaco di diritto, cioè dal sindaco del comune capoluogo, per cui tutta la popolazione della provincia si troverà governata da un super sindaco inamovibile e non sfiduciabile (è appunto sindaco di diritto) che non ha mai eletto – riprende Zaia – questo sindaco imposto stabilirà la pianificazione territoriale, gli oneri di urbanizzazione e i tributi, senza avere quel minimo di responsabilità politica che invece nella nostra tradizione giuridica repubblicana hanno sempre rivestito gli amministratori pubblici”.
“Una sentenza di fronte alla quale proviamo sconcerto, anche se, evidentemente per salvare un minimo di coerenza giuridica di fronte alle obiezioni di costituzionalità che erano state sollevate dalla Regione Veneto e dalle altre Regioni – continua il Presidente del Veneto – la Corte costituzionale è stata costretta ad affermare una regola che la legge n. 56 del 2014 non prevedeva, ovvero ha dovuto aggiungere che dalla città metropolitana i comuni potranno uscire.
Così ad esempio Chioggia o Dolo o altri comuni potranno uscire dalla città metropolitana di Venezia e questo, in ogni caso, perlomeno aumenterà il loro potere negoziale nella definizione dello Statuto della città metropolitana (così da poter decidere di restarvi solo se sicuri di non finire schiacciati da Venezia). Potranno anche chiedere – altro chiarimento che la sentenza è costretta a fare – che la conferenza metropolitana, ovvero l’organo che rappresenta tutti i sindaci del territorio, abbia maggiori poteri rispetto a quello che prevede la legge n. 56 del 2015”.
“Nello sconcerto, rimane quindi la certezza che i ricorsi quindi sono stati tutt’altro che inutili – conclude Zaia – . Quanto al fatto che la Regione Veneto non ha ancora definito le funzioni di province e città metropolitana, voglio replicare che questo non dipende minimamente dalla cattiva volontà della Regione, ma dal fatto che il Comune di Venezia, dopo le dimissioni del sindaco Orsoni è commissariato, e quindi non ha ancora adottato lo Statuto della città metropolitana, rinviato a dopo le elezioni amministrative.
La Regione ha comunque adottato un disegno di legge per la ridefinizione delle funzioni delle Province, ma non è certo facile farlo andare avanti in un momento in cui sugli enti locali il governo centrale sta scaricando quasi ogni mese tagli spaventosi che, come ha detto la Corte dei Conti nella relazione al Parlamento n. 29 del 29 dicembre 2014, stanno letteralmente smantellando lo stato sociale e i servizi ai cittadini. Quale ente locale è disposto a prendersi funzioni che erano delle province senza risorse, anzi spesso ormai solo con debiti?
Le paralisi non dipendono dalla Regione, ma da questo doppio gioco del Governo che scarica sugli enti locali le responsabilità che non si assume. Un Governo che non taglia minimamente la propria spesa: è davvero emblematico, che nonostante anche i recenti scandali sui funzionari dei ministeri, che il dossier Cottarelli sulla spending review nei ministeri sia stato letteralmente insabbiato, al punto di non essere nemmeno pubblicato”.