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Darfur, Finalmente liberi

La liberazione – I tre operatori stranieri di Medici senza frontiere, tra cui il medico italiano Mauro D’Ascanio, rapiti in Darfur, sono stati liberati e stanno bene. Lo ha detto sabatopomeriggio un funzionario del governo sudanese. "E’ confermato", ha detto Ali Youssef Ahmed, capo del protocollo del ministero degli Esteri di Khartoum. "Sono stati rilasciati. Sono al sicuro. Stanno bene. Sono ancora in Darfur, ma verranno trasferiti a Khartoum".

Il giallo venerdì sera – Sembrava finito venerdì sera l’incubo per i tre operatori di medici senza Frontiere, invece non è così.  La Farnesina ha detto sabato che non è stato ancora possibile stabilire un contatto con i quattro operatori di Medici senza frontiere (Msf), tra cui un italiano, rapiti tre giorni fa in Darfur, la più tormentata regione del Sudan .

Più esplicito ancora è stato il ministero degli Esteri sudanese, secondo cui i quattro sono ancora nelle mani dei sequestratori. Venerdì sera sia Medici Senza Frontiere Italia che la Farnesina avevano dato la notizia della liberazione e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva parlato di "risultato importante e atteso".
Poi è arrivata la marcia indietro. "Il ministero degli Esteri, a seguito delle verifiche condotte nel corso della notte ha potuto verificare che non è stato ancora possibile stabilire un contatto con gli operatori di Msf", dice  sabato la nota della Farnesina.

Il medico italiano rapito – E’ Mauro D’Ascanio, il medico italiano rapito in Darfur. L’uomo e’ di origine venete,  residente nel Vicentino ma con laurea a Verona. Con il medico vicentino c’erano anche Raphael Meonier, francese e Laura Archer, canadese. Si tratta di tre operatori umanitari di Medici senza frontiere rapiti mercoledì sera in Darfur. La MISNA lo ha appreso da fonti locali contattate a El Fasher, le quali precisano che i tre non avrebbero subito violenze durante il sequestro. 

Sulle responsabilità del sequestro, al momento, fonti locali sembrano accreditare la pista dell’insicurezza: la zona in questione infatti, è considerata una delle più pericolose di tutto il Darfur, teatro delle scorribande di gruppi di predoni e delle attività di elementi dei gruppi coinvolti nel conflitto in corso dal 2003.

Di quando in quando l’area è utilizzata anche come base da parte di alcuni dei movimenti armati antigovernativi attivi nel confinante Ciad. Da tempo gli operatori umanitari denunciano il grave clima di insicurezza che si registra in varie aree della regione. Solo a febbraio due operatori umanitari che lavoravano per una ong francese (‘Aide medicale internationale’) erano stati uccisi in un assalto a un autobus. All’inizio dei marzo, “a causa della crescente degradazione delle condizioni di sicurezza”, l’organizzazione umanitaria ‘Medici dal mondo’ aveva annunciato l’evacuazione del suo personale presente a Deribat, nell’area di Jebel Marra, non lontano dall’area del sequestro.

Categories: NordEst
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