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Dolomiti Unesco, aministratori del NordEst progettano il futuro tra luci ed ombre dei “Monti Pallidi”

Si è concluso a Primiero San Martino di Castrozza, il secondo corso dedicato gli amministratori locali dei Comuni, delle Unioni Montane, delle Comunità di Valle interessati dal riconoscimento Unesco e impegnati nella gestione del Bene, tra grandi opportunità e nuove sfide legate alla carenza idrica, ma non solo


NordEst – Dopo i saluti di Giacobbe Zortea, assessore del Comune di Primiero San Martino di Castrozza, Martina Tonello, membro del Cda della Fondazione Dolomiti UNESCO in rappresentanza della CdM della Carnia e Roberto Pradel, presidente della Comunità di Primiero, è intervenuto Gianluca Cepollaro di Tsm|step, Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio attraverso cui la Provincia autonoma di Trento coordina la Rete. Alla direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Mara Nemela, il compito di descrivere agli amministratori la complessità di un Sito seriale che si estende in tante realtà diverse e che, di conseguenza, chiama in causa il fondamentale ruolo delle Amministrazioni locali: “Il Patrimonio Mondiale è prima di tutto di chi lo vive, lo abita e lo amministra; – ha affermato Nemela – avere a cuore il futuro delle Dolomiti significa fare attenzione a temi come il consumo di suolo, la mobilità, la gestione dei flussi e l’adattamento alla crisi climatica”.

Al corso era presente il Segretario Generale Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, Enrico Vicenti, che ha incentrato il suo intervento sulle responsabilità connesse al riconoscimento UNESCO: “Questo corso è una best practice che promuoveremo anche su scala nazionale: senza i Sindaci e le loro amministrazioni è infatti impossibile raggiungere gli obiettivi della Convenzione UNESCO; il Sito delle Dolomiti è, in questo senso, un caso unico perché coinvolge oltre ottanta Comuni”. “Coloro che gestiscono i Siti dal punto di vista tecnico e coloro che si occupano di politica del territorio devono collaborare; – ha aggiunto Carlo Francini, Coordinatore scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale – bisogna calare i valori dei riconoscimenti e gli obiettivi dell’Agenda 2030 negli strumenti che le amministrazioni hanno a disposizione”.

Il ghiacciaio della Fradusta (Pale di San Martino) nel 2012 e in basso tra il 2022 e il 2023

Ad accendere il riflettore sulle sfide future, l’intervento del geologo dell’Università di Ferrara Piero Gianolla, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Dolomiti, che ha delineato la gravità della crisi climatica in corso, esponenzialmente più rapida rispetto a quelle che hanno segnato la storia geologica delle Dolomiti ed ha messo in luce il ruolo della Fondazione Dolomiti UNESCO e delle Amministrazioni locali per le sfide future. A concludere la giornata di lavori, l’esperienza di gestione attiva del territorio del Parco Paneveggio Pale San Martino, illustrata dal presidente, Valerio Zanotti.

Crisi climatica: come anticipare gli scenari

La seconda giornata è dedicata a un ampio confronto sulla crisi climatica e sulle nuove sfide per la gestione delle Dolomiti, che patiscono gli effetti del surriscaldamento globale per la fusione dei ghiacciai, il collasso del permafrost, i dissesti idrogeologici, l’attacco del bostrico, ma che rappresentano un laboratorio di adattamento che implica scelte importanti, da parte delle Amministrazioni, anche nei fondovalle. Uno scenario che si inserisce in quello globale, illustrato dal climatologo della Agenzia Provinciale Protezione Ambiente della Provincia Autonoma di Trento, Roberto Barbiero.

Il ghiacciaio della Fradusta tra il 2022 e il 2023

A seguire, il confronto vero e proprio tra gli stessi amministratori presenti, grazie al laboratorio di anticipazione e adattamento ai cambiamenti climatici coordinato da Antonio Furlanetto e Rocco Scolozzi, docenti del Master in Previsione Sociale dell’Università di Trento, entrambi membri di SKOPÌA, società che supporta lo sviluppo di competenze di anticipazione basate sugli Studi di Futuro. Un’occasione importante per mettere a fuoco i fattori di cambiamento, e le azioni da intraprendere per amministrare il cambiamento con responsabilità e con il coinvolgimento delle rispettive comunità locali.

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