“Ips tipografus” o Bostrico dell’Abete rosso. Avanza l’infestazione di questo parassita tra le Dolomiti
di Ervino Filippi Gilli
NordEst – Subito dopo la tempesta Vaia era stato dato un allarme in quanto era prevedibile che si ripetessero ulteriori cadute di piante ed un attacco parassitario su vasta scala; si sperava che fosse solo un falso allarme ma si sa – secondo la nota legge di Murphy – se si spera che un avvenimento non accada si può star certi che avverrà.
Ecco che già nella primavera estate del 2019 molti degli sforzi messi in atto dalle squadre di operai forestali e di volontari (tra cui quelli della SAT di Primiero) per sgomberare i sentieri si sono dimostrati vani ed anche via frequentate – come il sentiero del Col di San Piero in prossimità dei rifugi Fonteghi e Boz – dopo essere state riaperte con notevoli sforzi sono state richiuse da nuovi schianti boschivi. Questo sviluppo era prevedibile in quanto anche le piante non abbattute da Vaia sono state comunque fortemente scosse e folate di vento non particolarmente intense sono state sufficienti per rovesciarle.
Si sperava che, almeno, non ci fossero attacchi parassitari importanti, bostrico in primis: grazie ad un maggio 2019 particolarmente severo in quanto a precipitazioni e basse temperature pareva la avessimo scampata. Infatti poche erano state le catture di soggetti adulti nelle trappole sparse un po’ in tutto il Primiero – Vanoi. C’era però da attendersi che nel secondo anno dopo Vaia il problema si ripresentasse e ciò è puntualmente avvenuto.
La biologia della specie
La biologia della specie è relativamente semplice: i maschi costruiscono una “camera nuziale” sotto alla corteccia degli alberi ospiti ed attraggono fino a quattro femmine: queste ultime scavano delle gallerie che si dipartono dalla camera, in ciascuna delle quali vengono deposte circa 50 uova.
Alla nascita, la larva si nutre del legno, scavando ulteriori gallerie che si diramano da quella di partenza, andando a formare un disegno caratteristico. Una volta pronta, la larva si impupa al termine della galleria: i giovani adulti, una volta spupati, continuano a nutrirsi del legno per un certo periodo, uscendo dalla corteccia tramite dei buchi larghi 2-3 mm.
Una volta usciti dalla pianta ospite gli adulti sfarfallano provocando la formazione di focolai d’infestazione entro un raggio di poche centinaia di metri propagandosi quasi in forma di mosaico: pur essendo difficile che una infestazione si propaghi su versanti diversi, questo è possibile quando lo sfarfallamento degli adulti si verifica in un periodo ventoso.
Se la biologia della specie è nota, le ricerche che vengono effettuate in questi ultimi anni sono finalizzate ad investigare come l’aumento della temperatura e la diminuzione delle precipitazioni – ovvero i cambiamenti climatici – possano agire sulla biologia del Bostrico.
Partendo dal presupposto che se aumenta la temperatura le piante hanno un maggior fabbisogno d’acqua, il previsto calo nelle precipitazioni assorbibili dal terreno (ovvero l’aumento di quelle intense che difficilmente si infiltrano) porterà certamente ad un maggior stress idrico per le piante.
Se nelle condizioni climatiche attuali è possibile che si sviluppi una sola generazione di parassiti, un aumento significativo di temperatura – senza un contemporaneo aumento nelle precipitazioni “tranquille” – può modificare sostanzialmente il ciclo del Bostrico: questo fenomeno è già stato osservato nella torrida estate del 2003 quando in Svizzera venne deposta una generazione in più rispetto agli anni precedenti.
E’ fondamentale capire a questo punto quando nell’arco dell’anno le temperature cominciano a superano i 16,5°C, soglia che segna l’inizio dello sfarfallamento della specie. E’ evidente che con il trend attuale di aumento delle temperature gli sfarfallamenti inizieranno prima e, secondo alcuni modelli previsionali applicati in Svizzera, questo anticipo potrebbe andare dai 10 ai 40 giorni a seconda dell scenario considerato; l’anticipo permetterebbe allo scolitide di produrre una generazione in più, ovvero di aumentare sensibilmente il numero di soggetti all’interno della medesima popolazione. Si può obiettare che sicuramente anche gli antagonisti naturali del bostrico potrebbero beneficiare del generale aumento della temperature ma è impossibile valutare come si svilupperà l’interazione cronologica tra le generazioni di bostrico tipografo e quelle dei suoi antagonisti.
Ci attendono pertanto anni difficili: non fosse bastata la Micospherella laricina del Larice nel 2016, la Chrysomyxa rododendri dell’Abete rosso (entrambe non letali per le piante) e la Chalara fraxinea che al contrario ha ucciso molti frassini, con l’infestazione da bostrico i problemi saranno certamente maggiori.
Come contrastare l’insetto è direttamente funzione della sua ecologia, ma anche di un aspetto economico che non deve essere sottovalutato: è noto che per combattere le infestazioni l’unica via è quella dell’abbattimento delle piante malate e di alcune circostanti ed il loro scortecciamento quasi immediato in modo da portare alla luce le larve così da farle morire.
L’altro lato della medaglia è però il costo di tale operazione: è impensabile che i proprietari pubblici e tanto meno per quelli privati, inviino squadre di boscaioli che abbattano poche piante isolate; avverrà pertanto che i focolai verranno tenuti sotto controllo lasciando che si espandano fino al raggiungimento di un numero sufficiente di piante tale da rendere economicamente vantaggioso o comunque sopportabile il taglio (procedura applicata alcuni anni fa sul Monte Bedolè).
Se questa è la regola generale che è sempre stata messa in essere e che è servita a contenere fino ad ora le infezioni locali, la situazione però si complica a causa del grande quantitativo di legname abbattuto da Vaia: il regime dei prezzi che ha visto un crollo dai 50-60 €/mc a meno di 20 €/mc metterà in serie difficoltà i proprietari boschivi imponendo o di tagliare sottocosto o di attendere che il volume sia sufficiente a giustificare un costo che però deve fare i conti con un prezzo di vendita ridotto ad un terzo.
Mai sentito parlare di lotta biologica?
Nelle abetaie di Valle d’Aosta ci sono state invasioni di Processionaria, debellata grazie all’introduzione di Cocciniglia.