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Emorragia di medici a NordEst: mobilitazione per sanità pubblica: “Aumentano pazienti che rinunciano alle cure”

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Personale sanitario, associazioni di pazienti e cittadini, sindacati hanno dato vita a Trento e in altre 33 città italiane all’iniziativa “Salviamo la sanità pubblica”. Per denunciare un sistema sanitario pubblico prossimo al collasso


NordEst – “Vogliamo portare il messaggio che la questione di salvare il sistema sanitario pubblico non è prerogativa degli operatori sanitari, ma deve essere interesse di tutti: operatori, cittadini e portatori d’interesse”. A Trento, ad aprire l’incontro “Salviamo la sanità pubblica” nell’auditorium dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, è stata la dottoressa Sonia Brugnara, di Cimo Fesmed, che ha citato come “madre di tutti i problemi” nella sanità “il definanziamento del servizio sanitario pubblico negli ultimi dieci anni”.

Tra i problemi riscontrati, la riduzione dei posti letto e le liste di attesa che si allungano. In Trentino ci sono stati “300 posti letto ridotti negli ultimi dieci anni, che equivale alla chiusura di quattro ospedali periferici”, ha riportato Brugnara, che ha aggiunto anche che “è aumentata la percentuale dei pazienti che sta rinunciando alle cure, sia per i costi legati al rivolgersi alle strutture private, sia per l’aumento delle liste d’attesa”. Un dato positivo, ha detto Brugnara, c’è. “Il Trentino ha dimostrato di essere una delle regioni più virtuose per l’aspettativa di vita per i pazienti. In Trentino abbiamo 84 anni di vita rispetto agli 80 della Campania. Un obiettivo che è stato raggiunto dagli operatori sanitari e nonostante le condizioni avverse della sanità pubblica”.

“Non si capisce perché ci troviamo a sostenere con forza che la sanità pubblica deve essere supportata dopo l’esperienza del Covid, in cui, se non ci fosse stata una sanità pubblica che funziona, non avremmo mai risolto la situazione”. ha detto il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Trento, Marco Ioppi, in occasione dell’assemblea “Salviamo la sanità pubblica” a Trento. “Oggi come oggi – ha aggiunto Ioppi – la sanità costa, costa tantissimo, e non c’è nessun governo che possa sostenere le spese esagerate che una sanità moderna esige. Per questo dobbiamo avere un patto sociale, metterci insieme a un tavolo con cittadini e istituzioni per avere una deontologia comune”. Ioppi ha parlato della necessità di “una coraggiosa riforma per la sanità, che vada a sostenere e a valorizzare i professionisti”.

Della stessa idea Renzo Dori, presidente della Consulta provinciale per la salute, “oggi non abbiamo bisogno di politiche tampone. Il sistema ha bisogno di un grande pensiero, di una grande volontà, per riformare il sistema. Oggi c’è bisogno di questo, e in questo percorso dobbiamo riuscire a costruire una forte alleanza tra i professionisti della sanità e chi usufruisce delle cure e della salute. Dobbiamo concentrarci di più sulla salute, perché è un elemento a 360°: investe tutti, mette tutti sullo stesso piano”.

Nella sanità trentina c’è una “situazione di apparente stazionarietà sui numeri dell’organico dei dirigenti sanitari. Tuttavia nel concreto ci siamo trovati a toccare con mano situazioni difficili in radiologia, nei pronto soccorso e in psichiatria nella nostra Azienda sanitaria, e in altre situazioni a macchia di leopardo. Questo non concorda con il dato ufficiale”. Lo ha detto la dottoressa Sonia Brugnara (Cimo Fesmed) in occasione dell’assemblea “Salviamo la sanità pubblica”. Giuseppe Varagone (Uil) ha riportato i dati che ha citato in occasione del convegno sugli stati generali della sanità che si è svolto sabato 10 giugno a Trento. “Due terzi dei medici dei pronto soccorso sono gettonisti”, ha detto. “Nel pronto soccorso di Trento, sono gettonisti 18 medici su 31, in quello di Rovereto 14 su 20, in quello di Arco ci sono tre medici, di cui uno part time e tre gettonisti. Sono dati preoccupanti”.


  • Salviamo il sistema sanitario, anche il Veneto si mobilita (TGR Veneto). Assemblee in tutta Italia. L’appello: servono proposte concrete ma soprattutto finanziamenti all’altezza degli altri Paesi europei. La constatazione più grave: lo Stato intende spendere il 6,4% del Pil nella sanità nel 2024, quattro punti percentuali in meno rispetto a Paesi come Germania e Francia, mentre il settore della medicina privata continua a crescere a dismisura. Le conseguenze si fanno sentire anche in Veneto, una delle prime della classe tra le regioni italiane. Davanti alle criticità si propongono 14 soluzioni che vengono discusse in contemporanea in tutte le regioni d’Italia. In Veneto ad un convegno-manifestazione organizzato nella sede dell’Ordine dei Medici di Padova.


 

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