Probabile utilizzo di sostanze vietate dalla legge e che mettono a rischio la popolazione
Pordenone – Gattini spariti o trovati agonizzanti nelle colonie di Porcia (PN) e Pasiano (PN) e atti intimidatori diretti a chi se ne prende cura.
A Porcia (PN), nella colonia felina nella zona industriale di Talponedo, l’associazione Dingo di Pordenone ha scoperto due gattini agonizzanti e la sparizione di altri esemplari dei venti censiti. Il sospetto è che qualcuno abbia disseminato veleno per topi provocando la morte dei poveri felini. Già a marzo scorso erano scomparsi nel nulla cinque gattini della stessa colonia.
A Pasiano, sempre nel pordenonese, tre sorelle sono state prese di mira da ignoti con minacce e atti di vandalismo. Nei giorni scorsi, sono stati rinvenuti dei biglietti minatori e alcuni dei dodici gatti accuditi dalle sorelle sono stati trovati morti. A maggio scorso, inoltre, mani ignote avevano distrutto la porta d’ingresso e quella laterale della loro abitazione.
L’eurodeputato PD Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, ha affermato: «Sono vicino alle tre sorelle di Pasiano e ai volontari della Dingo. Chi ha preso di mira questi poveri gatti sta compiendo una vera e propria strage. Siamo di fronte a delinquenti senza scrupoli che mettono a rischio anche i bambini che, inconsapevoli, possono entrare in contatto con i veleni disseminati sul terreno. L’avvelenamento costituisce un doppio reato: configura sia il maltrattamento di animali, sia l’uso di esche e bocconi avvelenati e sono previste sanzioni penali. Invito gli inquirenti a compiere indagini serrate per fermare queste persone pericolose che stanno mettendo a rischio la vita altrui, sia animale sia umana».
Il 17 luglio 2012 il Commissario all’Ambiente Ue, Janez Potočnik, ha risposto a nome della Commissione ribadendo che “la Direttiva Uccelli e la Direttiva Habitat proibiscono esplicitamente tali metodi, insieme ad altre prassi simili non selettive e pericolose”. Pur affermando che “l’attuazione e l’applicazione della legislazione sono di competenza delle autorità degli Stati membri, la Commissione, consapevole del fatto che l’uso illecito di veleno rappresenti uno dei maggiori problemi per la conservazione di alcune specie a rischio di estinzione, ha finanziato diversi progetti LIFE che hanno direttamente affrontato il problema. I risultati e l’esperienza ottenuti da questi progetti contribuiranno a trovare modi possibili più efficaci per far fronte alla questione delle esche avvelenate in Europa”.
Un’indagine tra gennaio e maggio 2012, basata su segnalazioni di associazioni e notizie a mezzo stampa da cui ha rivelato 282 casi di probabile avvelenamento in 11 regioni e 30 province italiane. È stato registrato in totale il coinvolgimento di ben 151 cani, 124 gatti e di alcune specie selvatiche (aquila reale, tasso, storno e colombo).
In alcuni casi di avvelenamento è stata accertata la responsabilità di sostanze rientranti nelle categorie dei lumachicidi e degli insetticidi, mentre la stricnina, sostanza dichiarata illegale in Italia, risulta aver causato il decesso di sei cani. I casi registrati rappresentano soltanto la punta dell’iceberg che emerge a seguito della morte di animali domestici di proprietà e delle denunce dei proprietari. L’ampia diffusione del fenomeno è evidenziata anche dalla letteratura scientifica, dove uno studio del 2009 condotto in cinque Stati membri che sottolinea come sia proprio l’avvelenamento una delle principali cause di mortalità della fauna selvatica in questi Paesi.