Dopo essere stato fra i protagonisti di uno degli eventi clou del Festival dello Sport, ieri all’Auditorium con “Il Milan degli immortali”, Arrigo Sacchi ha incontrato il pubblico della kermesse anche questa mattina nello spazio “Meet&Green” in Piazza Fiera. Tante gente per l’allenatore del Milan campione d’Italia, d’Europa e del Mondo e c.t. della Nazionale vicecampione del Mondo nel 1994
Trento – Arrigo Sacchi, che alla fine dell’incontro si è concesso al rito degli autografi e dei selfie, ha parlato del modo di intendere il calcio in Italia, delle possibilità che hanno le squadre del nostro Paese di conquitare nuovamente la Champions e naturalmente della situazione attuale del “suo” Milan.
Il tecnico di Fusignano, com’ è nelle sue corde, ha preso di mira la concezione del calcio in Italia: “Quando allenavo il Milan – ha raccontato – venivano tecnici da tutto il mondo a seguire gli allenamenti o mi chiamavano dopo aver visto le nostre partite in videocassetta. Tutti mi chiedevano come fosse possibile che in Italia esistesse un club che giocava come il Milan perché per tutti il nostro calcio, allora come oggi, è difensivo: credo che se anche il campo fosse lungo 2 chilometri egualmente molte squadre italiane giocherebbero solo negli ultimi venti metri”.
Arrigo Sacchi ha il pallone nell’anima e lo si comprende quando parla del suo percorso di allenatore: “Ho dato la mia vita al calcio, ho dato tutto quello che potevo. La lezione che ho imparato è che il vero successo non sta nella vittoria ma nel non avere alcun rimpianto sul proprio impegno per provare ad ottenerla anche quando, come capita spesso, ti sfugge”.
Al giornalista della Gazzetta dello Sport, Nino Minoliti, che gli ha chiesto se, a dieci anni dall’ultima vittoria targata Inter, questo sia l’anno buono per vedere una quadra italiana sul tetto d’Europa Sacchi ha risposto: “Purtroppo credo non sia ancora il momento giusto anche se oggi in Italia ci sono bravi tecnici che provano a cambiare le cose. In Europa si gioca e spesso si vince con il calcio offensivo e il collettivo, mentre in Italia con un football difensivo e basato sulle individualità piuttosto che sul gruppo”.
Sacchi ha avuto parole d’elogio per l’attuale tecnico della Juventus: “Maurizio Sarri per me è uno dei più bravi maestri del calcio mondiale di oggi. Mi auguro che venga supportato dal club quando arriveranno, perché ci sono sempre, i momenti difficili, quelli in cui le cose non girano. In quei frangenti la società deve credere in te deve appoggiarti come fece con me il Milan agli inizi della mia avventura rossonera”.
A proposito di Milan il tecnico ha spiegato: “La situazione è in divenire e io ho qualche difficoltà a parlare di quello che succede anche perché alcuni dei giocatori che sono stati al mio fianco ora sono dirigenti”. Nel mirino dell’ex ct della Nazionale anche la stampa “troppi elogi da parte dei giornalisti alle squadre fanno male perché senza critica non si cresce” e la convinzione che per diventare dei bravi calciatori “non contano solo i piedi ma ci vuole soprattutto l’intelligenza da trasferire nella forza del collettivo”.
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