Incontro con i ricercatori trentini; già chiuso il secondo bando per il quale sono previsti altri 1,4 milioni di euro
Trento – Sei progetti che coinvolgono dieci istituti di ricerca dell’Euroregione, ai quali sono andati 1,6 milioni di euro: sono questi i numeri della prima edizione del Fondo Euregio per la Ricerca, “creato – come ha ricordato il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi – per potenziare e favorire ulteriormente la collaborazione scientifica nell’Euregio Tirolo, Alto-Adige,Trentino attraverso progetti comuni”. Già chiuso anche il secondo bando, al quale hanno partecipato 38 progetti, per il quale sono altri 1,4 milioni di euro. Ieri pomeriggio il governatore Rossi, accompagnato dall’assessora all’università e ricerca Sara Ferrari, ha incontrato a Trento i ricercatori trentini finanziati attraverso il Fondo; con il presidente anche Paolo Collini, rettore dell’Università di Trento, Alberto Lui, del Comitato Scientifico Euregio, e Valentina Piffer, segretario generale del GECT “Euregio Tirolo, Alto-Adige, Trentino”.
Il Fondo Euregio per la Ricerca punta a sostenere in primo luogo i progetti pluriennali di ricerca che coinvolgono tutti e tre i territori dell’Euregio. La durata del progetto, che deve avere costi per un minimo di 250mila e un massimo di 500mila euro, deve essere compresa fra i 24 e i 36 mesi. Nel dicembre 2015 l’Ufficio comune dell’Euregio ha aperto un secondo bando di finanziamento, scaduto alla fine di febbraio di quest’anno. Anche in questo secondo bando si è evidenziata una elevata capacità di cooperazione: 38 sono stati i progetti presentati, 37 dei quali comprendono partner provenienti da tutte e tre le Province.
Nell’incontro di ieri pomeriggio a Trento è stato fatto il punto sui progetti promossi, due dei quali coordinati da trentini: con il primo bando di finanziamento sono stati destinati 1,6 milioni di euro a sei progetti di ricerca selezionati tra i 35 che hanno partecipato; questo ha permesso di creare 20 nuovi posti di lavoro per ricercatori nel territorio dell’Euregio. Il presidente Ugo Rossi, nell’incontro di ieri pomeriggio in Provincia, ha chiesto ai ricercatori trentini di raccontare i propri progetti di ricerca , ringraziandoli per l’opportunità di “mettere sempre più in rete i nostri territori partendo dalla ricerca che, per definizione, è abituata a rapportarsi con il mondo”. A questo proposito il governatore ha ricordato: “Stiamo lavorando per mettere ancora più in rete l’Euregio attraverso l’individuazione di progetti nel campo della formazione; continueremo ad investire in questa direzione perché siamo convinti che sia la strada giusta”.
L’assessora provinciale Sara Ferrari ha invece puntato l’attenzione sulle proposte, “differenziate e competitive”, e sul metodo di valutazione, “serio ed efficace”: “Siete stati capaci di mettere in luce le singole eccellenze dei vari enti e territori; ciò di cui avete parlato dimostra che l’Euregio ha molti aspetti in comune e non è una forzatura politica, perché insiste su un territorio che ha caratteristiche comuni”. Infine il rettore Collini ha spiegato che questi progetti: “Hanno come caratteristica quella di partire dai territori e dimostrano la capacità di collaborare. Individuare denominatori comuni permette di crea una identità scientifica comune”.
I progetti coinvolgono non meno di dieci istituti di ricerca dell’Euroregione: le tre università, il MUSE e la Fondazione Bruno Kessler di Trento, la Fondazione Edmund Mach di San Michele, il Museo di scienze naturali dell’Alto Adige, l’Accademia austriaca delle scienze, l’EURAC di Bolzano e il Laimburg Research Center. Tra i progetti con la più elevata valutazione (e un finanziamento del 100%) spicca quello sulla scomparsa delle specie viventi 252 milioni di anni fa nelle Alpi meridionali e orientali, curato dal Museo di scienze naturali di Bolzano, dall’Università di Innsbruck e dal MUSE. Gli altri cinque progetti di ricerca beneficeranno di un finanziamento del 75% dei costi.
Tra questi, due progetti sono coordinati da partner trentini. Il progetto LEMONADE, coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler, prevede lo studio dell’utilizzo combinato di diverse piattaforme di telerilevamento, sensori e algoritmi per migliorare il monitoraggio di fenomeni franosi. Negli ultimi anni si è assistito a un notevole incremento dei danni provocati da dissesto idrogeologico, per cui si è diffusa l’esigenza di garantire un più efficace monitoraggio di questi rischi naturali. Il secondo progetto, coordinato dalla Fondazione Edmund Mach, si intitola VITISANA e sarà dedicato alla ricerca delle possibilità di trasmettere ai vitigni coltivati soltanto i geni responsabili per la resistenza delle piante.