Vi raccontiamo in questo servizio, un luogo di confine quasi sconosciuto, risalente alla prima guerra mondiale, tra Trentino e Bellunese, che torna alla luce grazie alle ricerche dello storico Ervino Filippi Gilli. Si trova in un’area nota solo a pochissime persone, a breve distanza da Imèr (Trento) e Sovramonte (Belluno). Per le difficoltà di accesso alla zona, si sconsiglia vivamente la visita al luogo in solitaria
Testi e immagini a cura di Ervino Filippi Gilli
NordEst – La stretta gola dello dello Schenèr, per chi da Primiero si dirige nel Feltrino o viceversa, è da sempre un luogo di transito in cui, per il poco tempo a disposizione, difficilmente ci si sofferma per ammirarne le bellezze naturalistiche o quelle storiche.
Poche sono le persone che si sono fermate a Val Rosna per visionare il riparo di Villabruna, sito in cui nel 1987 venne rinvenuta una sepoltura di 12.000 anni fa e pertanto molto più antica dell’uomo del Similaud (e qui sarebbe da aprire una parentesi sulla scarsa valorizzazione dei resti che si trovano in qualche archivio dell’Università di Ferrara); ancor meno sono quei visitatori che si sono presi il tempo di guardare le tante attività di recupero ghiaia dismesse da decenni tra ponte Serra e ponte Oltra; non parliamo poi della forra del Cismon che in alcuni tratti è veramente spettacolare.
Tra i tanti punti in cui meriterebbe fermarsi, ma è difficile farlo anche a causa dell’assenza di una piazzola comoda, c’è la zona del Sass Taià – prima galleria che si incontra scendendo da Primiero.
A prima vista, guardando verso l’altra sponda del torrente, si potrebbe pensare ad una normale falda detritica ai piedi di una parete rocciosa verticale colonizzata dalla vegetazione e nulla più: ma questo pendio, difficilmente accessibile in quanto racchiuso tra due costoni rocciosi e dal lago, è uno scrigno di reperti storici che difficilmente si notano se non ci si ferma intenzionalmente a guardare (ed anche così non tutto è visibile).
Nella fotografia in basso, ho indicato quello che ho incontrato percorrendo il pendio (sabato 10 aprile le condizioni erano particolarmente favorevoli per raggiungere il sito in quanto il livello del lago era basso – ma anche così guadare il Cismon non è stato semplice).
Tra storia e memoria
Diciamo subito che per alcune cose non so dare una spiegazione e mi riferisco ai punti 9, 7, 6 e 3 anche se quest’ultimi tre manufatti potrebbero in qualche modo essere collegati alla realizzazione del sistema idroelettrico del Cismon (e qui chiedo aiuto e conferme di chi ha più informazioni di me).
Quello che per me è stata una scoperta è il sistema di opera difensive realizzate dall’Esercito Italiano durante la Prima Guerra Mondiale e che sono legate al sistema fortificato di Totoga – Morosna. Conoscendo la storia della Linea Gialla di Resistenza che comprendeva, tra le altre, le postazioni della Totoga e di Morosna – Vederna, si poteva immaginare che qualche cosa fosse presente sul fondovalle, ma uno sbarramento difensivo che chiudeva lo Schener così bel conservato non me lo aspettavo proprio. A prima vista, fermandosi dopo lo sbocco della galleria, si vede quello che sembra un canale in calcestruzzo ed un buco nella roccia (i punti 1 e 2)
Andando sul posto però si capisce subito che non si tratta di un canale ma di una postazione una volta coperta ed il cui tetto oggi è franato: questo manufatto, largo poco più di un metro, alto circa 2 e lungo una ventina, presenta numerose feritoie distanziate tra loro di circa un metro; aveva un unico accesso ed era collegato alla galleria scavata nella roccia.
Una seconda postazione, del tutto simile alla precedente ma molto meglio conservata, si trova ad un centinaio di metri verso monte (punti 4 e 5 sulla foto). Questo sbarramento, che parte dal lago e raggiunge la parete rocciosa, è lungo circa 60 metri e presenta anch’esso una serie di feritoie distanziate tra loro di circa un metro. Si diceva di una struttura meglio conservata in quanto il tetto è ancora quasi completamente intatto e la scalinata che percorre il cunicolo, con un po’ di attenzione, è completamente transitabile.
Detto all’inizio dei manufatti di cui non so dare una spiegazione, resta l’ancoraggio per teleferica posto più a monte della postazione in direzione delle centrali. Dire con certezza a cosa servisse una teleferica in quel posto può essere fatto quasi esclusivamente da chi la ha usata o da chi percorreva lo Schener in quegli anni: data la posizione e soprattutto le dimensioni importanti del cavo portante, si potrebbe pensare ad un collegamento con Morosna e le sue fortificazioni ma non posso affermarlo con certezza; potrebbe anche essere servita in qualche modo per la costruzione delle linee elettriche che corrono sulle parti alte del versante opposto della Vederna.
Data la posizione di tutti questi manufatti è impensabile che l’area possa essere valorizzata rendendola accessibile a tutti in quanto servirebbero una passerella ed un nuovo sentiero. E’ però pensabile senza grandi spese, nell’ottica di valorizzazione anche dalla falesia d’arrampicata del Sass Taià, che una volta conclusi i lavori di svaso del lago artificiale, si possa posizionare una bacheca che indichi e spieghi le varie strutture. Un gioiello unico, da non dimenticare, tra storia e memoria del nostro territorio…