Giornata in chiaroscuro sul clima, ok a vaccini per tutti
NordEst (Adnkronos) – Sull’immagine più bella non c’è alcun dubbio: i medici e gli infermieri in prima linea nella lotta al Covid che irrompono sulla scena della tradizionale foto di famiglia, accolti dal caloroso applauso e dai sorrisi dei Grandi del mondo.
Il presidente americano Joe Biden si presta ai selfie, la cancelliera Angela Merkel e la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen si intrattengono coi camici bianchi dell’ospedale Spallanzani e dell’hub vaccinale di Fiumicino.
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E’ lo scatto ma anche il momento più simbolico di questa prima giornata del G20 a Roma, finalmente in presenza, dedicata a economia e salute. Tutto fila liscio -per logistica e sul fronte della sicurezza- ma qualcosa si inceppa nel confronto tra i leader.
Che il clima sarebbe stato l’ostacolo più grande da superare era già scritto, con India e Cina che remano contro, chiedono ‘tempi supplementari’ per centrare l’obiettivo delle emissioni zero. Nonostante da tutti considerato una ‘minaccia esistenziale’, le voci sulla bozza del documento finale sul clima lasciano poco spazio all’ottimismo: la data del 2050 rischia di non figurare nel documento, anche sulle azioni concrete da adottare per fermare il surriscaldamento del pianeta sotto 1,5 gradi ci sarebbe stallo. “Il confronto è serrato e la partita è ancora aperta”, assicura chi è vicino al negoziato.
Fonti di Palazzo Chigi gettano acqua sul fuoco: “Le bozze finora trapelate sono versioni preliminari”, gli sherpa “sono al lavoro” e continueranno “per tutta la notte”. E ancora: “Il lavoro degli sherpa proseguirà a lungo, come è normale che avvenga. Il drafting è un esercizio molto complesso e le bozze circolate – ribadiscono le stesse fonti – sono preliminari”. Ma il rischio che da Roma non venga servito l’assist a Glasgow, dove lunedì si aprono i lavori del Cop26, c’è tutto. Anche se Draghi tenterà sino all’ultimo di portare a casa il risultato. Intanto ne incassa un altro, affatto secondario: l’accordo sulla minimum tax per le multinazionali.
Sul clima ci sono meno di 24 ore per fare bene, arrivando a un risultato che sia pieno e non a un modesto ‘contentino’. Uno dei protagonisti indiscussi del dossier, il Presidente cinese Xi Jinping, interviene al summit di Roma in videoconferenza, sollecitando i Paesi sviluppati a dare l’esempio sul fronte della riduzione delle emissioni. Per Xi, i Paesi a economia avanzata devono “accogliere pienamente le difficoltà e le preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo, attuare i loro impegni sui finanziamenti per il clima e fornire la tecnologia, le capacità e altro sostegno ai Paesi in via di sviluppo”. In sintesi: tocca soprattutto a voi.
Quanto all’altro personaggio centrale, l’indiano Narendra Modi, la speranza è che l’incontro con Papa Bergoglio, prima del summit, abbia aperto quanto meno un varco. C’è da scommettere che Draghi tenterà il tutto per tutto per alzare l’asticella dell’accordo. E volare a Glasgow con il risultato che in molti, a partire dai giovani che chiedono un cambio di passo, chiedono a gran voce.
Intanto il ‘padrone di casa’ traccia la rotta di questo G20, nel segno del multilateralismo, tema che gli è particolarmente a cuore. “Abbiamo affrontato il protezionismo, l’unilateralismo, il nazionalismo – ricorda-. La pandemia ci ha tenuti distanti, e lo ha fatto con tutti i nostri cittadini. Ma non dobbiamo fare errori. Il multilateralismo è la migliore risposta ai problemi che affrontiamo oggi. Per molti versi, è l’unica soluzione possibile”.
“Dalla pandemia, al cambiamento climatico, a una tassazione giusta ed equa, fare tutto questo da soli, semplicemente, non è un’opzione possibile – mette in chiaro -. Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per superare le nostre differenze. E dobbiamo riaccendere lo spirito che ci ha portati alla creazione e al rafforzamento di questo consesso”.
Draghi rimarca come, “a circa due anni dall’inizio della pandemia, possiamo finalmente guardare al futuro con più ottimismo. Campagne vaccinali di successo e azioni coordinate da parte dei governi e delle banche centrali hanno permesso la ripresa dell’economia globale. Molti dei nostri Paesi hanno lanciato dei piani di ripresa per dare impulso alla crescita, ridurre le diseguaglianze, promuovere la sostenibilità. Insieme, stiamo costruendo un nuovo modello economico, e tutto il mondo ne beneficerà“.
Scuote i Grandi del mondo sui paesi poveri, rimasti indietro, con differenze nella distribuzione dei vaccini “moralmente inaccettabili” e che “minano la ripresa globale”. Dunque indica l’obiettivo da centrare sulle vaccinazioni: il 40% della popolazione globale entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022. Per non mancarlo, esorta i leader, “dobbiamo anche continuare a investire in ricerca, eliminare le barriere commerciali che riguardano i vaccini anti Covid-19, e migliorare la prevedibilità nella loro consegna. E dobbiamo rafforzare le catene di approvvigionamento globali, aumentando al contempo la capacità produttiva a livello locale e regionale”.
Nei bilaterali che segnano la sua agenda in questa prima giornata del summit, quello più atteso è col presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che a Roma si confronta per la prima volta con Von der Leyen dopo il cosiddetto ‘sofa gate’. Da Palazzo Chigi trapela ben poco sull’incontro con il presidente turco, primo faccia a faccia dopo la crisi diplomatica, che si “è concentrato sulle sfide globali al centro della presidenza italiana del G20, nonché sul partenariato bilaterale e le opportunità di un suo ulteriore rafforzamento”.
Inoltre, “al centro del costruttivo scambio di vedute anche le relazioni Ue-Turchia, la crisi afghana e la stabilità nel Mediterraneo, con particolare attenzione per gli sviluppi del processo politico intra-libico”. Facile dedurre che i due abbiano affrontato anche il nodo, non da poco, dei profughi afghani, ma al riguardo restano cucite le bocche di Palazzo Chigi.
Acquista peso anche il bilaterale col presidente del Congo, Felix Tshisekedi. Draghi ha approfittato della sua presenza a Roma per chiedere aggiornamenti sulle indagini riguardanti l’omicidio dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del Carabiniere Vittorio Iacovacci. Il presidente del Consiglio riesce a vedere anche il britannico Boris Johnson, mentre a causa dello spazio ‘dilatato’ dei lavori del summit restano in stand-by i bilaterali con il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau; il Presidente dell’Indonesia, Joko Widodo; il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong. Inconvenienti da G20, anche per un super puntuale come Mario Draghi.
I primi incontri
“Stai facendo un lavoro straordinario. Abbiamo bisogno di dimostrare che le democrazie possono funzionare e che possiamo produrre un nuovo modello economico. Tu lo stai facendo!”. Il G20 di Mario Draghi, in una Roma blindata e tornata al centro del mondo, prende il via con un Joe Biden entusiasta del lavoro portato avanti dall’ex presidente della Bce, traghettato a Palazzo Chigi da una pandemia che, nel marzo 2020, ha messo in ginocchio il Paese. Forte di una campagna vaccinale che avanza con decisione, di un’accelerazione sul green pass senza eguali in Europa e di un’Italia che finalmente è tornata a crescere, Draghi si affaccia al G20 supportato dall’asse con gli Usa.
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Joe e Jill Biden arrivano in ritardo a Palazzo Chigi e con un incidente di percorso: giungono prima della folta delegazione americana. Attendono in auto l’arrivo della ‘coda’ presidenziale, che corre lungo una via del Corso blindata. Ad attenderli all’ingresso del portone principale del Palazzo che dal 1961 ospita la sede del governo, Draghi e la consorte Serena, di solito restia a prendere parte ai summit internazionali ma stavolta, per il G20 di Roma, in prima linea. Le due first ladies – l’italiana in un elegante tailleur color porpora, Jill con un completo nero damascato – si intrattengono davanti a un tè mentre inizia il bilaterale tra i due presidenti che durerà oltre un’ora.
Draghi ringrazia Biden per il sostegno alla presidenza italiana del G20 e per l’impegno sul clima. Perché tra le sfide più grandi che attendono il summit di Roma c’è proprio questa, la transizione climatica, con Cina e India irrimediabilmente distanti persino sulla data del 2050 per centrare l’obiettivo emissioni zero. E poco dopo Biden, con un corteo presidenziale di gran lunga più modesto rispetto a quello statunitense, arriva a Palazzo Chigi proprio il premier indiano Narendra Modi.
I riflettori sono tutti su Biden, ma in realtà l’India rappresenta un tassello fondamentale di questo G20. Draghi lo sa bene, perché nei suoi interventi è solito rimarcare come, per salvare il Paese, non sia sufficiente l’impegno dell’Europa: il pianeta si salva insieme. Cina e India devono fare la loro parte, ma convincerle suona come una mission impossible. Che in questo G20 si tenterà comunque di portare a casa accorciando quanto meno le distanze.
A spingere nella stessa direzione -salvare il pianeta- è un alleato che non fa parte del G20 ma che gioca un ruolo decisivo: Papa Bergoglio, il pontefice più ambientalista che la Storia ricordi, e che oggi con Biden di crisi climatica ha parlato a lungo. Con Draghi, il presidente statunitense assume “l’impegno per decarbonizzare in modo rapido il modo in cui produciamo elettricità”. Ma di carne sul fuoco, in un’ora e un quarto di confronto, il premier italiano e il presidente statunitense ne mettono molta. La sintonia appare totale, come già era emerso con forza e chiarezza nel G7 di Carbis Bay.
I due si confrontano sulla crisi afghana, Biden ringrazia l’ex numero uno della Bce per tutto quello che l’Italia ha fatto per “sostenere il popolo afghano, anche convocando una sessione straordinaria del G20 per affrontare gli sforzi contro il terrorismo e per gli aiuti umanitari”, si legge nella nota diramata dalla Casa Bianca dopo l’incontro. Una nota dove viene spiegato come i due leader abbiano “discusso le sfide alla sicurezza nella regione del Mediterraneo e riaffermato l’importanza degli sforzi della Nato per fare da deterrente e difendersi contro le minacce da ogni direzione strategica”.
Non solo. Draghi incassa il sostegno di Biden su un altro tema che gli sta particolarmente a cuore, quello della difesa europea. Centrale anche in chiave di sicurezza atlantica, in un “rapporto di complementarità”. Nel bilaterale non poteva poi mancare il ‘piatto forte’ della lotta alla pandemia, altro grande e indiscusso protagonista del summit di Roma domani in scena al quartiere Eur.
L’obiettivo da centrare è già su carta, figura nel documento della plenaria che ha visto insieme, alla vigilia del G20, i ministri delle Finanze e della Salute dei Grandi del pianeta e punta ad “almeno il 40% della popolazione in tutti i Paesi entro fine 2021, e il 70% entro metà 2022”. Forti dell’insegnamento che il Covid ha lasciato alle sue spalle: il coordinamento internazionale come pedina fondamentale per fronteggiare emergenze e pandemie. Il pianeta si salva insieme, anche dalle minacce di virus e crisi sanitarie. La sfida, non da poco, è marciare uniti.