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Gas e petrolio nell’Adriatico: i colossi petroliferi si mobilitano

Monito delle associazioni ambientaliste: «L’ambiente, la salute e il turismo balneare vengano prima dei profitti delle multinazionali»

Venezia – Indagini sui fondali sottomarini nell’Adriatico davanti alle coste croate hanno rilevato ingenti giacimenti di gas e petrolio. Sono arrivati alla fase conclusiva gli studi sottomarini condotti dall’azienda norvegese Spectrum per rilevare la presenza di giacimenti petroliferi o di gas nel fondo marino dell’Adriatico davanti alle coste della Croazia.

Nonostante i dati precisi non siano ancora stati diffusi, sembra che le scorte petrolifere sottomarine ammontino a 2,87 miliardi di barili. Secondo informazioni riportate dal Vecernji list di Zagabria, ci sarebbe la possibilità di attivare circa venti centri estrattivi su piattaforma.

La scoperta dei giacimenti ha già mobilitato le principali compagnie petrolifere mondiali alla corsa all’oro nero e al gas. La procedura per le concessioni petrolifere dovrebbe iniziare già nel primo semestre di quest’anno, mentre il Governo croato starebbe già valutando l’offerta economicamente più vantaggiosa. L’operazione, secondo le fonti del Vecernji list, porterebbe nelle casse della Croazia fino a 1 miliardo e 300 milioni di euro in quattro anni.

Il portavoce della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, ha affermato: «Non oso pensare cosa potrebbe accadere a Rovigno, riconosciuta patrimonio dell’Unesco, in caso di incidente ad un pozzo petrolifero. Ricordo che nel 2010 abbiamo dovuto assistere ad un disastro ambientale di immane gravità, quando per 106 giorni si è riversato nel Golfo del Messico il petrolio fuoriuscito dalla piattaforma Deepwater Horizon, affiliata alla British Petroleum, per un incidente del pozzo Macondo a 1.500 metri di profondità.

Mi auguro che oltre a valutare l’offerta più remunerativa, il Governo croato stia valutando anche quella che potrebbe garantire più tutela ambientale. Gli scenari che si prospetterebbero in caso di incidente sono a dir poco preoccupanti con impatti devastanti sulla biodiversità, la salute del mare e delle coste e, conseguentemente, per il turismo e tutti i sistemi economici che in quelle aree dipendono strettamente dal mare. Un’unica trivella può rovinare per sempre interi tratti di coste fino ad oggi incontaminate, coprendo di petrolio un mare ricchissimo di biodiversità. Il Governo italiano dovrebbe interessarsi di queste vicende anche in difesa del settore turistico balneare di tutta la costa adriatica».

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