Il chirurgo Gino Strada, tra i fondatori di Emergency, ha dialogato con Roberto Satolli, medico cardiologo, giornalista e amico, ripercorrendo la sua storia e il suo impegno con l’associazione. “La prima volta sono partito per il Pakistan, era il 1987 e sostanzialmente avevo deciso di andare, per curiosità, in una realtà che non conoscevo. Sono rimasto profondamente impressionato e ho deciso di ripartire. Curare i feriti in guerra diventa una droga: perché un chirurgo in più o in meno può fare la differenza e io volevo fare la mia parte. Non ho più smesso”
NordEst – La prima partenza per il Pakistan, 30 anni fa. La curiosità di un giovane medico porta Gino Strada in un paese lontano, segnato da conflitti. Inizia così la sua esperienza di chirurgo di guerra che lo impressiona profondamente. Parte per altri paesi, fa nuove esperienze finché nel 1994 è tra i fondatori di Emergency, l’associazione che per mission si dedica a curare feriti di guerra, senza distinzione di alcuna sorta: chi ha bisogno, viene curato. Ed è il principio che vale ancora oggi.
Un impegno che via via si è ampliato e che ora include più in generale una sanità equa, gratuita, di qualità e socialmente responsabile che si prende cura anche delle famiglie di coloro che rimangono colpiti dai conflitti armati, si preoccupa dell’inserimento delle donne in attività professionali in paesi dove non è scontato. E il tutto secondo standard che non possono essere ridotti perché siamo in paesi lontani: i diritti sono uguali per tutti, altrimenti diventano privilegi. Per questo Emergency porta strutture e interventi di alto livello.
E lo fa con l’obiettivo di diventare inutile: questa è l’utopia di Emergency, che la guerra scompaia, venga abolita – come auspicava Einstein nel manifesto del 1955 – e così il suo lavoro. Perché questo deve essere l’obiettivo. E l’associazione in questi anni si è impegnata per far fronte alle storture di un mondo in cui ci sono uomini che studiano armi che sembrano giocattoli per colpire i più inermi, i bambini. La campagna contro le mine antiuomo ne è un esempio: sostenere l’indignazione dell’opinione pubblica ha permesso di arrivare nel nostro paese a metterle al bando.
Ma non ci sono solo feriti e guerre nell’esperienza di Strada e di Emergency raccontata in un teatro Sociale tutto esaurito, raccolto in rispettoso silenzio: c’è anche spazio per le liete notizie, grazie ai reparti di maternità che l’associazione ha aperto, per esempio ad Anabah, nella valle del Panshir in Afghanistan, ampliato nel 2016 a seguito dei numeri elevati (circa 500 parti al mese).
E c’è spazio anche per ricordare la compagna di una vita, prima presidente di Emergency, Teresa Sarti Strada: “Aveva un’umanità straordinaria. Di fronte alle conseguenze della guerra, diceva che in quei bambini vedeva sua figlia. E questo le dava forza. Aveva sempre energia” – ricorda Gino Strada. “E non credeva negli eroi. Anzi: diceva che se ognuno facesse il suo pezzettino, ci ritroveremmo in un mondo migliore senza nemmeno accorgercene”.
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