X

Il Consiglio provinciale di Trento approva Risoluzione per Punto nascite Cavalese. Avanzo e Kaswalder favorevoli a mozione Fugatti per il Tesino

Aprendo la seconda giornata di lavori in aula il presidente del Consiglio provinciale Dorigatti ha convocato i capigruppo per inserire subito all’ordine del giorno una comunicazione chiesta dalle minoranze all’assessore Zeni sul rischio di chiusura del punto nascite dell’ospedale di Cavalese. Zeni si è reso disponibile e la discussione sul tema ha quindi occupato gran parte della mattinata, concludendosi con il voto favorevole a una Risoluzione condivisa da tutti tranne che da Borgonovo Re (Pd), astenuta. Il dibattito è poi proseguito affrontando due proposte di mozione. Dopo l’approvazione della prima di Manica per favorire una “elaborazione partecipata” del regolamento di attuazione della legge sull’agricoltura sociale, la seconda, di Fugatti, sul ripristino della Guardia medica nel Tesino, ha animato una lunga discussione e il voto è slittato al pomeriggio. Mentre la Giunta ha bocciato il testo con l’assessore Zeni, a favore della mozione di Fugatti si sono espressi non solo le minoranze ma anche Avanzo e Kaswalder del Patt. I lavori riprendono alle 15 con l’esame delle ultime mozioni all’ordine del giorno

Trento – Proseguono i lavori in Consiglio provinciale a Trento.

L’assessore Zeni rivendica l’impegno della Provincia, ma finora solo un pediatra si è reso disponibile per Cavalese.

Nella sua comunicazione l’assessore Zeni ha ricapitolato le iniziative e richieste di deroga rivolte dalla Provincia al Ministero per la difesa dei punti nascita periferici. Sottolineando in particolare la proposta di prevedere per le zone più disagiate la possibilità di differenziare gli standard di sicurezza previsti a livello nazionale, utilizzando la figura del pediatra in reperibilità e non in guardia attiva. Si faciliterebbe in tal modo il funzionamento del punto nascita di Cavalese. Zeni ha poi ricordato che ancora non è stato possibile arrivare ad assumere i sei pediatri necessari al punto nascita dell’ospedale di Cavalese, perché i vincitori dei due concorsi banditi dalla Provincia si è reso disponibile. Tutti tranne uno: il dott. Benigni, che è stato subito assunto. E questo nonostante lo sforzo della Provincia per dare ai concorsi la massima diffusione anche attraverso i principali canali di informazione nazionali. Questo, ha spiegato l’assessore, perché in tutta Italia la richiesta di pediatri è molto alta. Ciononostante, ha proseguito Zeni, la Provincia non ha ancora annunciato la chiusura del punto nascita ma per trasparenza non ha nascosto che la competenza sugli standard è statale, e che la verifica dei requisiti grazie ai quali Cavalese l’anno scorso aveva ottenuto la deroga richiesta dalla Provincia, si materializzerà tra poco tempo con il previsto controllo semestrale. Ovvio inoltre che gli 80 parti avvenuti l’anno scorso nel punto nascita di valle nonostante l’orario limitato (h12) causato dalla scarsità di personale, non permetteranno di tenere aperta la struttura. “La volontà politica della Provincia è di proseguire, anche se il quadro nazionale dice che in tutta Italia alla fine resteranno aperti solo una ventina di punti nascita con meno di 500 parti all’anno. Avevamo sollecitato le regioni a muoversi in sintonia con noi presentando insieme la richiesta di una deroga, ma finora non abbiamo registrato risposte. E nel frattempo a Portogruaro, in assenza dei requisiti previsti dagli standard nazionali, l’attività del punto nascita è stata sospesa”.

Imbarazzante, per Fugatti, non fare fronte comune con il Veneto.

Maurizio Fugatti (Lega Nord Trentino) ha criticato l’assessore per non aver detto agli operatori e agli amministratori di Cavalese che la Regione Veneto aveva chiesto poche settimane fa una deroga per i propri 7 punti nascita a rischio. “Dimostrando più impegno nella difesa di queste strutture”. Fugatti ha ricordato che l’ospedale di Asiago ha registrato appena 170 parti all’anno e quello di Pieve di Cadore 120: molti meno che nei nostri ospedali periferici. E ad Asiago i pediatri lo hanno trovati, a Cavalese no”. Secondo Fugatti l’assessore avrebbe dovuto dire che questa richiesta del Veneto sarebbe stata utile anche per il Trentino. Perché se la richiesta del Veneto fosse accettata si riaprirebbe la partita non solo per il punto nascita di Cavalese ma anche per quello di Arco. Ed per l’esponente leghista è “imbarazzante” che l’assessore non abbia espresso la volontà di fare fronte comune con il Veneto per la difesa dei punti nascita. Per questo il consigliere ha preannunciato la presentazione di una proposta di risoluzione che impegni la Giunta a valutare la richiesta di un’ulteriore deroga per la conservazione dei punti nascita di Cavalese e Arco.

Cia: la mancanza di pediatri è un pretesto, in realtà si vuole chiudere.

Claudio Cia (Gruppo misto) ha osservato che “se noi negli ospedali di periferia lamentiamo meno parti, non è perché le persone non intendono rivolgersi ai punti nascita di Cavalese o Arco, ma perché da tempo la Provincia ha promosso una campagna di informazione che invitava le donne a rivolgersi, per partorire in sicurezza, agli ospedali di Trento o Rovereto”. Secondo Cia “il problema non consiste nei pediatri che non si trovano ma nella volontà della Giunta di azzerare i punti nascite nelle valli”. L’impressione di Cia è che ci si appelli alla difficoltà di reperire i professionisti per giustificare la chiusura dei punti nascita. Emerge un progressivo impoverimento dei servizi nella periferia, considerata un peso per la spesa pubblica e per la sanità, per cui si concentra tutto nelle città.

Bottamedi: serve più determinazione, facendo rete con altre regioni.

A giudizio di Manuela Bottamedi (Gruppo misto) la Giunta non mostra la determinazione e caparbietà necessarie per rendere credibile la pur dichiarata volontà di tenere aperto il punto nascite di Cavalese. Determinazione che mostrano invece la Regione Veneto e la Regione Lombardia, che con tenacia insistono a voler tenere aperti i punti nascita con molti meno parti che nei nostri di valle. “Quindi – ha aggiunto Bottamedi – in questa lotta per tenere aperti i punti nascita negli ospedali di valle, chiediamo di fare rete con la regione Veneto, con la Lombardia e soprattutto con la Provincia di Bolzano”. “Sappiamo che in Italia c’è una carenza di pediatri – ha concluso la consigliera – ma questo è dovuto al numero chiuso imposto dal governo nell’accesso all’università. Ma se noi cercassimo la collaborazione con la Provincia di Bolzano, avremmo un bacino di utenza di un milione di abitanti e riusciremmo così a salvare i reparti ospedalieri e a difendere il nostro sistema sanitario”.

Giovanazzi: “no a critiche artificiose, non si chieda l’impossibile”.

Nerio Giovanazzi di Amministrare il Trentino ha premesso di aver sottoscritto la proposta di risoluzione presentata da Fugatti perché un punto del testo auspica la collaborazione della Provincia con le regioni vicine. D’altra parte, per Giovanazzi la relazione dell’assessore Zeni è stata chiara e completa su quel che la Provincia ha fatto per tenere in piedi questi punti nascita. La relazione di Zeni è quindi condivisibile, nonostante gli aspetti critici, a partire dalla mancanza di medici. che compromettono la possibilità di conservare il reparto. “Se non si riescono a reperire i pediatri – ha osservato – bisognerebbe rafforzare la messa a disposizione di borse di studio per queste figure”. In ogni caso per Giovanazzi “in Consiglio andrebbe cercata la massima collaborazione su questi temi, evitando di costruire critiche artificiose perché il Trentino è ancora una delle poche isole felici d’Italia. E non può quindi chiedere l’impossibile”.

Civettini: la Provincia dimostri fino in fondo la propria autonomia.

Per Claudio Civettini (Civica) quello che manca è la progettualità. “Basta pensare alle Guardie mediche, all’Eremo, a Villa Regina e a Villa Rosa. Si tratta di tirare fuori l’orgoglio della nostra autonomia, che andrebbe o resa diversa o cancellata. Ci stiamo infatti confrontando con le iniziative di una Regione Veneta che non è autonoma. Se diciamo di voler fare meglio con meno, allora dobbiamo anche avere il coraggio di mettere in pratica questa intenzione. Il problema della Provincia è che le competenze le ha ma non le esercita fino in fondo. Civettini ha invitato Zeni a presentare in sede romana alcune richieste fondate, avrebbe forse gli argomenti per riuscire ad ottenere qualcosa o quantomeno un riconoscimento maggiore.

Simoni: si prospetti agli studenti in medicina quest’offerta di lavoro.

Marino Simoni di Progetto Trentino ha spiegato di aver condiviso la richiesta di questo confronto per poterne discutere con l’assessore e non limitarsi a leggere le notizie sui giornali. Per lui l’intervento di Zeni è condivisibile anche se resta il problema della reperibilità dei medici: occorre allora prospettare ai giovani studenti di medicina l’offerta di questi posti di lavoro specialistici negli ospedali nel nostro territorio.

Degasperi: la Pat finanzi borse di studio per le specializzazioni carenti.

Secondo Filippo Degasperi (5 stelle) il tentativo della Provincia, descritto dall’assessore, per mantenere aperto il punto nascita di Cavalese, “non è apparso muscolare ma piuttosto rassegnato”. Il contesto nazionale è a suo avviso “vergognoso”, soprattutto per il numero chiuso che ostacola l’accesso alle facoltà di medicina. Numero chiuso derivante non dalle esigenze del sistema sanitario nazionale pubblico, ma dalle risorse messe a disposizione per le borse di studio legate alle specializzazioni. Si tratta di scelte “scellerate” di politica economica che dovremo pagare sempre più con l’irreperibilità di medici pediatri per i punti nascita. Degasperi ha proposto quindi alla Giunta di finanziare borse di studio per la specializzazione nelle figure specialistiche più carenti per prevenire situazioni di impoverimento delle valli come questa. Diversamente le retribuzioni da offrire dovranno andare oltre quelle riconosciute oggi.

Zeni in replica: rilanceremo i contatti con il Veneto, ma Roma potrebbe rispondere no.

Nella sua replica l’assessore Zeni ha evidenziato innanzitutto le ragioni per cui probabilmente i pediatri non si sono resi disponibili per l’ospedale di Cavalese neanche per una rotazione con altri ospedali. Il problema, ha spiegato, non è legato a motivi economici ma ad una percezione presente in tutto il mondo medico, secondo cui i punti nascita troppo piccoli non offrono ai professionisti la sicurezza necessaria per esercitare in tranquillità. Quanto alle altre regioni che “starebbero mostrando i muscoli più di noi”, l’assessore ha ricordato che la Lombardia ha presentato sette domande di deroga cinque delle quali sono state bocciate. Mentre nel Veneto è stata presentata una domanda di deroga perché l’ordinamento statale assegna alle regioni competenze limitate e “se non si seguono le norme qualcuno poi deve rispondere nel caso di incidenti”. E la deroga viene concessa, sulla base delle condizioni orografiche e non dei numeri. i Comuni si trovano in media Come è accaduto a Cavalese, dove i Comuni si trovano mediamente a 1.200 metri sul livello del mare. “Siamo comunque favorevoli – ha preannunciato Zeni – alla richiesta di rilanciare i contatti con le altre regioni a sostegno della richiesta di deroga da noi presentata per un modello organizzativo più flessibile”. “Purché – ha precisato l’assessore – si riconosca lo sforzo che già abbiamo messo in campo per difendere il punto nascita di Cavalese”. Per Zeni sarebbe opportuno ottenere la collaborazione del Veneto “che ha presentato una proposta di deroga del tutto analoga alla nostra”. “Ma – ha concluso– devo dire per trasparenza che non siamo affatto tranquilli sulla possibilità di ottenere una risposta positiva”.

La Risoluzione approvata con il solo voto di astensione di Borgonovo Re.

La discussione su questo punto è terminata con la distribuzione e il voto di una Risoluzione sottoscritta da numerosi consiglieri di maggioranza e minoranza. Il testo è stato infatti approvato con 27 voti a favore e uno di astensione (di Borgonovo Re del Pd). la risoluzione impegna la Provincia innanzitutto a proseguire nelle azioni volte a reperire i professionisti (pediatri) necessari al funzionamento in sicurezza del punto nascita di Cavalese, e in secondo luogo a portare avanti il tentativo di condividere con altre regioni interessate una proposta di deroga da sottoporre al Comitato percorso nascita nazionale, per avere standard particolari, che attraverso il sistema della reperibilità per i pediatri, garantiscano la sicurezza e la flessibilità. Infine la Risoluzione prevede di valutare nella prossima programmazione triennale per le borse di studio, un’implementazione delle risorse dedicate agli specializzandi in pediatria.

I lavori sono poi proseguiti con l’esame di due proposte di mozione.

Sì alla mozione di Manica per la preparazione partecipata del regolamento della legge sull’agricoltura sociale.

A seguire è stata approvata con il solo voto contrario di Detomas (Ual) la mozione 508 proposta da Alessio Manica (Pd) e sottoscritta da tutti gli altri componenti del gruppo consiliare, che impegna la Giunta ad istituire un tavolo di lavoro con gli operatori sociali attivi nel campo dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate nel settore agricolo, che coinvolga gli operatori del comparto e soggetti che abbiano maturato esperienze nel campo dell’agricoltura sociale. Questo per promuovere una “stesura partecipata” del regolamento di attuazione della legge provinciale 10 del 2001. Per Manica in questo campo è opportuno mettere in discussione i confini tradizionali delle competenze, consci che esistono poche esperienze a livello nazionale. Come? Cercando di coinvolgere tutti coloro che operano in questo settore.

Guardia medica in Tesino

Lungo dibattito sulla mozione di Fugatti per riattivare la Guardia medica nel Tesino. No dell’assessore Zeni. Favorevoli con alle opposizioni anche Avanzo e Kaswalder del Patt

Il Consiglio ha invece respinto con….la proposta di mozione 511 di Fugatti (Lega) che impegnava la Giunta a valutare la possibile riapertura della sede della Guardia Medica del Tesino, per assicurare assistenza agli abitanti della zona vista la distanza da Borgo Valsugana. Secondo Fugatti “i numeri che l’assessore ha fornito per giustificare la chiusura del servizio, pare non coincidano con quelli degli operatori sanitari del Tesino”. Inoltre per il consigliere la chiusura del servizio di Guardia medica nel Tesino ha danneggiato anche il turismo.

L’assessore Zeni ha motivato il parere contrario alla mozione rivendicando la fondatezza dei dati da lui forniti. “Si tratta – ha ricordato – di dati ufficiali basati sui report delle guardie mediche e del pronto soccorso. Se fossero un falso ne risponderemmo penalmente. L’accusa andrebbe quindi provata, altrimenti l’argomento è inaccettabile”. Zeni ha inoltre smentito la moltiplicazione dei ricorsi alla Guardia medica, “perché gli accessi a Borgo Valsugana sono aumentati come previsto dopo la chiusura del servizio nel Tesino, ma dei 780 utenti registrati solo 34 provenivano da lì. Tutto è andato quindi secondo le previsioni dimostrando che la riorganizzazione è sostenibile. Ma Zeni ha soprattutto sottolineato che la situazione è cambiata rispetto a 30 anni fa, quando i medici facevano tutto. “Oggi abbiamo una rete di urgenza-emergenza con il servizio 118 attivabile ad esempio in caso di infarto. Per questo non si chiama la Guardia medica che è il sostituto del medico di famiglia. E quando si ha un infarto non si chiama il medico di famiglia. Su questo punto – ha insistito Zeni – è necessario che i consiglieri non diano ai cittadini informazioni scorrette”. Quanto al danno subito dal turismo, per l’assessore è improbabile e comunque andrebbe anche questo dimostrato.

Per Claudio Cia (misto) il ricorso alla Guardia medica potrebbe verificarsi anche nel caso in cui emerga il sintomo di un infarto come ad esempio il vomito. Ripetere che quando i cittadini hanno un’urgenza dovrebbero chiamare il 118 e non rivolgersi alla Guardia medica, significa presumere che sappiano interpretare i sintomi e comprenderne la gravità. Serve quindi una figura come la Guardia medica che sia a disposizione e che faccia da filtro trattando alcuni problemi a domicilio.

Secondo Manuela Bottamedi (misto) il servizio della Guardia medica costituisce un filtro importante per selezionare il tipo di intervento da effettuare. E per i cittadini sapere che esiste un servizio di continuità anche nelle ore notturne e nei giorni festivi, è psicologicamente fondamentale. Definirlo uno spreco è un po’ da ragionieri, mentre quando si tratta di salute non può essere questo il criterio adeguato. tanto più che il costo di questo servizio non è elevato (220.000 euro per sede) e anche se permettesse di salvare una sola vita all’anno si giustificherebbe. Specialmente in territori orograficamente difficili.

Chiara Avanzo (Patt), nel motivare il proprio sostegno alla mozione di Fugatti, ha ricordato le numerose occasioni nelle quali il Consiglio ha affrontato il tema della Guardia medica nel Tesino. E che in quelle circostanze aveva espresso comprensione per i motivi della chiusura del servizio. Dal 2 novembre – ha proseguito Avanzo – data di chiusura dei servizi di Guardia medica, fino ad oggi gli unici casi in cui si ravvisa la necessità di questo servizio emergono solo dalla Valsugana e dal Tesino. Per la consigliera non si possono chiudere le orecchie quando gli amministratori locali segnalano il problema. Perché si tratta di assicurare un’assistenza sanitaria ad ogni cittadino. Tanto più che nel Tesino vi sono ben due case di riposo e quindi molti anziani. Si tratta allora di capire, per Avanzo, se la specifica chiusura del servizio di Guardia medica nel Tesino sia stata opportuna o meno. “Perché forse in questo caso la scelta non è adeguata perché il territorio merita qualcosa di più”.

Claudio Civettini (Civica), riferendosi all’intervento di Avanzo, ha invitato la consigliera a non tenere i piedi in due scarpe. E ha chiesto all’assessore Zeni di fornire i dati a sua disposizione per poter valutare a ragion veduta se l’esigenza del servizio di Guardia medica nel Tesino sia fondata o meno. tanto più che per Civettini, a differenza di quanto dichiarato da Avanzo, i problemi di viabilità nel Tesino ci sono. Ecco perché a suo avviso la consigliera su questo tema dovrebbe mettere in discussione con l’assessore la sua adesione alla maggioranza.

Filippo Degasperi (5 stelle) ha osservato che in questo caso si sta confondendo un costo con un investimento. La Guardia medica è un investimento in sicurezza, in salute e anche in serenità di un territorio. Non solo per il Tesino ma anche per le altre zone toccate da questa razionalizzazione. Si tratta di considerare tutti i costi, compresi i maggiori costi che i cittadini del Tesino dovranno sostenere per raggiungere la Guardia medica di Borgo e trovare un medico che risponda alle loro esigenze. Per Degasperi, quindi, “se i cittadini del Tesino vogliono la guardia medica la Giunta deve garantire questo servizio nel Tesino”. Specialmente dopo che nel programma di legislatura dell’esecutivo vi è l’impegno di garantire attenzione ai territori. Quando un servizio è apprezzato e funziona non ha senso tagliarlo. Per risparmiare quanto? Abbiamo un direttore dell’Apss che è il più pagato d’Italia e siamo gli unici ad avere un servizio di elisoccorso di proprietà, ecc. Rispetto a tutta questa abbondanza è incomprensibile la rimozione di un servizio come questo. Il consigliere ha perciò invitato la Giunta a ripensare la decisione di chiudere la Guardia medica nel Tesino.

Fugatti ha replicato all’assessore Zeni per precisare di non voler considerare falsi i dati da lui forniti, ma di non poter giudicare falsi neanche i dati provenienti da operatori e amministratori del Tesino. Il consigliere ha ricordato che ieri in un articolo apparso sulla stampa locale la consigliera Avanzo si era chiesta se la verità sulla chiusura della Guardia medica nel Tesino stia nei dati forniti dall’assessore o dai medici del Tesino. A volta i dati vengono edulcorati per far credere che le cose vanno bene. Per Fugatti “c’è un problema di comunicazione tra l’Apss e gli operatori sanitari sul territorio”.

Walter Kaswalder (Patt) ha ricordato di aver già presentato in occasione dell’esame della manovra finanziaria un ordine del giorno per non chiudere il servizio di Guardia medica nelle zone più decentrate. E ha evidenziato che la mozione di Fugatti impegna la Giunta non a riaprire ma a “valutare” la possibilità di riattivare questo servizio nel Tesino. una richiesta di valutare il ripristino del servizio non si può non considerare favorevolmente. Per Kaswalder infine occorre tenere in considerazione le esigenze dei sempre più numerosi anziani presenti in certe aree periferiche come il Tesino o la val di Ledro, rispetto ai quali la presenza della Guardia medica costituisce un servizio importante. 

Altre notizie in breve dal Consiglio

QUESTION TIME E NOMINE HANNO APERTO LA PRIMA SESSIONE DELL’ANNO IN AULA

LA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ RESTA DOV’È

RIFORMA CULTURA: FISSATE LE AUDIZIONI SUL DISEGNO DI LEGGE DELLA GIUNTA

Redazione:
Related Post