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Il Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez di Trieste

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“L’uomo dei cannoni”, Diego de Henriquez (1909-1974) ha speso tutta la sua vita di coltissimo e bizzarro ricercatore per raccogliere mezzi, armi, reperti, documenti, fotografie

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Trieste – Quello che si è inaugurato il 28 luglio 2014 è il primo segmento del complessivo “Civico Museo di guerra per la pace Diego de Henriquez”, aperto secondo il desiderio del suo ideatore a un approccio ampio e complessivo al tema “guerra”, volto al superamento del concetto stesso di conflitto in nome di una consapevole tensione umanitaria verso la pace. Non un museo “di guerra” comunemente inteso, ma il museo della società del Novecento in guerra con i suoi demoni e i suoi orrori, nel lungo e contrastato cammino verso una pace che si spera duratura.

Nell’ampio spazio trova posto l’esposizione pressoché integrale dei cannoni e dei mezzi inerenti al periodo, corredati da testi esplicativi, fotografie, manifesti propagandistici, armi e oggetti d’epoca provenienti dalla collezione H.

Al piano superiore il discorso si fa generale grazie a una sintetica cronologia (“Cento anni di guerre”) che parte dal Novecento e arriva all’oggi. L’esposizione al piano è focalizzata sulla storia di Trieste nella prima guerra mondiale, nel periodo fascista e nel secondo conflitto mondiale fino alla riunione con l’Italia nel 1954.

La narrazione cronologica si intreccia con la vita di Diego de Henriquez, fornendo una esauriente sintesi della storia generale e locale. Ampio spazio alle sezioni dedicate ai giocattoli di guerra, visti come espressione di una società che tendeva a inglobare anche l’infanzia in un ideologico universo militarista, ma anche come generale, praticato antidoto contro le pulsioni aggressive infantili.

Nel tempo seguirà il restauro di altri due simili hangar, in cui si svilupperà il percorso storico della seconda guerra mondiale e degli altri conflitti del ‘900 (Guerra di Spagna, Guerra d’Africa) con particolare attenzione alle tattiche militari, alle tecnologie belliche e alle condizioni esistenziali di militari e civili, ricorrendo ad alcune ambientazioni (la guerra dei carri, il bombardamento delle città, ecc.) maggiormente motivate dalla presenza di rari e significativi reperti. In questo spazio ci saranno anche lo spettacolare sottomarino italiano e altri mezzi che attireranno sicuramente l’attenzione internazionale.

Diego de Henriquez (1909-1974) ha speso tutta la sua vita di coltissimo e bizzarro ricercatore per raccogliere e mettere insieme le collezioni di mezzi, armi, reperti, documenti, fotografie e annotazioni che costituiscono il “suo” museo. Pensava che se l’uomo non avesse impiegato tanto ingegno, mezzi e fatica per costruire armi da guerra, avrebbe potuto grandemente progredire verso il benessere e la prosperità per tutti.

Diego de Henriquez attraversa la storia delle guerre del Novecento da protagonista e testimone degli eventi. Da militare, dal 1941, raccoglie cimeli e documenti all’interno della guerra in cui è coinvolto, dapprima nella caserma di San Pietro del Carso, successivamente a Trieste sotto l’occupazione tedesca. Alla fine del conflitto collabora con gli Alleati che gli riconoscono un ruolo eminente nella vita culturale cittadina e favoriscono l’incremento delle collezioni, che si arricchiscono di “pezzi” importanti e voluminosi.

Con il ritorno di Trieste all’Italia (1954) Henriquez prosegue le sue ricerche spendendo l’intero patrimonio familiare allo scopo di allestire il “suo” museo, che riceve molte promesse ma scarsa attenzione da parte delle istituzioni. Quarant’anni dopo la morte la città di Trieste salda finalmente il suo debito nei confronti di un uomo coltissimo e gentile, prigioniero di un sogno che vorremmo fare nostro. Perché, come stava scritto sul cancello d’ingresso del deposito di San Vito: “Guerra = Morte; Pace = Vita”.

Il Museo di Guerra per la Pace Diego de Henriquez si propone di “raccontare” le guerre del Novecento attraverso un approccio consapevole e non nazionalistico, per una più attuale visione degli eventi bellici all’interno dello sviluppo della storia europea. Le guerre fanno parte della storia dell’uomo, ma l’uomo deve imparare a vivere in un mondo senza guerre, come recita l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Il Museo di guerra per la pace è una sfida e non un ossimoro. Uno sguardo disincantato sulle guerre e sulle tragedie del Novecento attraverso i materiali diversi che compongono le collezioni aiuta a comprendere che la guerra non è mai stata un buon modo per risolvere i problemi internazionali.

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