Il progetto prevede la creazione di film e materiale multimediale, oltre a diverse iniziative culturali rivolte ai giovani
Venezia – “Il Veneto si conferma un laboratorio e un esempio all’avanguardia per quel che riguarda l’integrazione. E questo progetto è la testimonianza concreta dell’impegno di questa Giunta regionale su un tema che riveste un ruolo fondamentale oggi e per il futuro”.
Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta il progetto ”Beams” di cui il Veneto è capofila con la Direzione Flussi migratori. Il progetto, della durata di due anni e unico nel suo genere nel panorama europeo, è finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma “Diritti fondamentali e cittadinanza” e vede coinvolti, tra i partner italiani, UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali Associazione 2050, Associazione Sucar Drom, Veneto Lavoro, oltre a numerosi altri partner da Romania, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Olanda, Gran Bretagna, Spagna e Francia.
Due le fasi di lavoro. La prima, appena conclusa, ha visto i partner analizzare film, programmi televisivi, fotografie e canzoni popolari, nonché intervistare gli stessi “produttori” e autori dell’industria culturale per capire come i media, nell’arco di due decenni, abbiano riflesso e amplificato gli stereotipi su immigrati e minoranze. E come questi stereotipi, diventati ricorrenti grazie all’eco dell’industria culturale, possano ostacolare spesso il processo di integrazione sociale e l’accesso ai diritti nella vita quotidiana.
Il Veneto, ad esempio, si è concentrato sulla tipizzazione dei personaggi secondari della commedia italiana, prendendo in esame 60 film prodotti in Italia negli ultimi vent’anni e le prime serie della nota fiction tv “Don Matteo”. La donna di servizio “filippina”, la badante “romena”, il “piccolo delinquente” comunque “immigrato”: nei film di ieri erano ruoli che si richiamavano a provenienze regionali. In quelli di oggi la provenienza straniera si è trasformata in un’etichetta passata poi nell’immaginario collettivo.
La seconda fase del progetto vedrà protagonisti studenti e gruppi di giovani in tutta Europa: saranno coinvolti in laboratori didattici e iniziative per creare nuovi “prodotti culturali” capaci di sfatare rappresentazioni stereotipate e discriminatorie delle minoranze.
“Mi auguro – conclude Zaia – che questo progetto serva ad abbattere anche quello stereotipo di in Veneto razzista e incapace di includere. Al contrario la nostra Regione è impegnata a tutto campo per favorire quei tanti tantissimi immigrati che lavorano e sono perfettamente inseriti nella vita delle nostre comunità”.