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In Italia mancano pioppi: se ne coltivano 66mila ettari invece di 100mila

Firmato accordo fra le regioni della Pianura Padana, le industrie utilizzatrici e i produttori

Venezia – L’Italia ha bisogno di pioppi. Ne coltiviamo, praticamente tutti in pianura Padana, per 66 mila ettari, per circa la metà in Friuli Venezia Giulia, ma le imprese industriali utilizzatrici del mobilio e della carta ne hanno bisogno per almeno 100 mila ettari. Che non ci sono, con un massiccio ricorso all’importazione di una materia prima che potremmo produrci da soli, con vantaggi per sistema produttivo e manifatturiero, ma anche per l’ambiente, dato che assorbe anidride carbonica e contribuisce alla depurazione delle acque.

Nasce da questi numeri l’accordo di filiera sottoscritto oggi a Venezia dalle Regioni Padane (con gli assessori Tiberio Rabboni per l’Emilia Romagna, Mariagrazia Santoro per il Friuli Venezia Giulia, Giovanni Fava per la Lombardia e Franco Manzato per il Veneto, assente giustificato Claudio Sacchetto del Piemonte, che lo firmerà in altro momento), da Assocarta, Federlegno Arredo, Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Associazione Pioppicoltori Italiani, CRA – Istituto per la pioppicoltura di Casale Monferrato.
“Un accordo rivoluzionario”, lo ha definito Fava, “che costituisce un importante strumento di collaborazione interistituzionale per la valorizzazione dell’intera filiera del pioppo – ha affermato Manzato – che ha conosciuto un declino nel corso degli anni e che merita invece di essere valorizzata, valorizzando aree, ad esempio quelle golenali, dove non ci sono valide colture alternative”. “In proposito – ha informato Rabboni – l’Emilia Romagna ha abolito il divieto di coltivazione in quelle zone”, dove il pioppo può dare soddisfazioni produttive e utili anche allo stesso “made in Italy”.
L’intesa evidenzia la la necessità di sostenere ed incentivare lo sviluppo della pioppicoltura, soprattutto nelle Regioni più vocate del Nord Italia, in accordo con i rappresentanti delle Associazioni più rappresentative della filiera. Le regioni firmatarie, in particolare, riconoscono l’importanza dell’arboricoltura da legno in generale e della pioppicoltura in particolare, quale fonte di materia prima strategica, riducendo la crescente dipendenza dalla importazione e favorendo l’incremento delle superfici destinate alla pioppicoltura. Si adopereranno quindi per un’azione di riconoscimento degli aspetti ambientali, paesaggistici e produttivi della pioppicoltura, anche ricordando le specificità collegate alla gestione delle aree golenali, di esondazione, ed espansione dei fiumi, favorendone il rilancio mediante un adeguato sostegno economico. Opereranno infine per implementare la pioppicoltura nell’ambito della nuova strategia forestale della UE, prevedendo interventi specifici a sostegno della pioppicoltura e si adopereranno per far riconoscere ai pioppicoltori i crediti di carbonio corrispondenti alla capacità di sequestro annuo di gas serra e gli altri molteplici servizi svolti a vantaggio dell’ambiente e della collettività.

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