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Irina, una storia vera su cui riflettere

Irina è rumena, è arrivata in Italia da circa un mese, ma ora osserva quello che le accade intorno e dice: "Chi me lo fa fare?". Irina ha 42 anni, ha lasciato a casa un figlio di 18, "Sta bene lui, è al mare adesso". Ma la nostalgia la attanaglia, però pensa: "E' per lui che devo resistere".

Ha lavorato per 17 anni in fabbrica in Romania, ma poi da un giorno all'altro la fabbrica è stata chiusa e lei è rimasta improvvisamente senza soldi e senza lavoro, "Non che si guadagnasse molto, ma almeno si tirava avanti…"

Ora si trova via da casa, ha qualche soldo e un lavoro, ma non sa se adesso sta meglio. Ha trovato un impiego onesto dove sgobba ma che gli da garanzie. E' da un mese che lavora in Italia ma già dalla prima settimana voleva andarsene: non centra più la nostalgia e neanche il lavoro duro, è la malvagità del suo capo che la colpisce nel profondo e che le lascia un senso di amarezza difficile da sopportare. "Ho bisogno, non posso permettermi di pensare ad altro". Ma fino a quando si può contare su questo? Fino a quanto si può resistere? Dopo un giorno intero che corre da un tavolo all'altro, alla sera si sente dire: "Muoviti"! Quando annota le ordinazioni sul blocchetto e le porta in cucina la sgridano: "Scrivi come un cane, non vedi quanti errori"!

Altri stranieri lavorano con lei e quando parlano fra loro in rumeno sono terrorizzati dalla paura di farsi sorprendere dal loro capo (o padrone?): si parla solo italiano nel mio locale"!
"Ma allora perché non hai assunto italiani? Se vuoi la perfezione nel Tuo Locale, perché mi hai contattato in Romania? Mi hai cercato tu"!

Ora Irina riflette: "Ho bisogno è vero, ma ho bisogno anche di star bene"! All'insaputa di tutti ha cominciato a cercare un altro lavoro: nelle ore di riposo ha passato a setaccio tutti i ristoranti, pizzerie e bar li vicino e al primo si alla domanda avete bisogno di una cameriera, ha detto: "E' fatta"!

Ora si sente libera, cerca il coraggio che crede di non avere e ferma il suo capo: "Se dici che non sono abbastanza veloce, se dici che si vede che questo non è il mio lavoro (neanche ci volesse chissà quale scuola per impararlo!), se pensi che non sono all'altezza di lavorare per te, bene io me ne vado, non voglio rovinare i tuoi affari".

Irina si sorprende nell'accorgersi che le grida del capo non le fanno più paura, ora si sente bene, non ha più timore di parlare in rumeno. Ha dovuto promettere però di rimanere ancora qualche giorno, per dare la possibilità al datore di lavoro di trovare qualcun'altro (rumeno o italiano?). In questi ultimi giorni Irina ha mollato, anche al lavoro se ne frega e lo fa con il sorriso sulle labbra, "Adesso nessuno mi può più sgridare".

Questo è quanto ha ottenuto il "Grande Capo" con il suo modo arrogante di comportarsi: disimpegno e disattenzione. Tra false adulazioni e inviti a rimanere, Irina adesso affronta i suoi ultimi giorni di lavoro con disprezzo e disincanto verso gli altri, ma dentro è più forte e consapevole delle sue capacità.

La necessità non può essere strumentalizzata, il lavoro non può diventare un veicolo per la maleducazione di quelle persone che credono di possedere il mondo.
Irina non ha certo voluto insegnare nulla, ma i più accorti sicuramente lo hanno percepito il suo messaggio!

Categories: NordEst
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