La notizia diffusa nelle stesse ore in cui il Comitato locale ha indetto una riunione pubblica per aggiornare la popolazione sulle iniziative in corso. In Terza Commissione, si è parlato anche di crisi idrica
Trento – La conferma dell’imminente e definitiva chiusura, giovedì 30 giugno, della discarica temporaneamente riaperta a Imer per il conferimento dei rifiuti, risultati molti meno del previsto, gli eccessivi prelievi dal lago di Serraia, lo stop a nuovi prelievi idrici a scopo idroelettrico di grande importanza in questa stagione di siccità da non sottovalutare anche nella nostra provincia e, infine, i problemi dei lavoratori in fuga da Trentino Trasporti, sono i temi scottanti che hanno impegnato oggi pomeriggio la Terza Commissione presieduta da Ivano Job (Gruppo Misto).
LA DISCARICA DI IMER E IL FUTURO DEL CONFERIMENTO DEI RIFIUTI
Confermato: si chiude il 30 giugno. Conferite fino alla settimana scorsa 5.481 tonnellate di rifiuti rispetto al tetto massimo previsto di 8.000.
L’organo consiliare ha deciso di integrare la relazione conclusiva sulla petizione 15 a suo tempo presentata contro la riapertura della discarica di Ime e a lungo discussa nei mesi scorsi anche in seguito a varie audizioni, con gli aggiornamenti illustrati dall’ingegner Fabio Berlanda, dirigente generale competente. Berlanda ha rammentato innanzitutto che le discariche di Imer e Monclassico erano state riaperte per l’esaurimento del sito di Ischia Podetti. Questo ha reso necessario sia conferire una parte dei rifiuti al termovalorizzatore di Bolzano sia avviare procedure di gara per poter trasferire i rifiuti in impianti di recupero fuori del Trentino. La riapertura è stata preceduta da un accordo raggiunto con le amministrazioni locali dei due territori interessati, sanciti dalla sottoscrizione di due protocolli d’intesa locali che prevedevano la possibilità di conferire 8.000 tonnellate di rifiuti a Imer e 25.000 a Monclassico e impegnavano la Provincia a chiudere le discariche il 30 giugno a Imer e il 31 ottobre a Monclassico. Berlanda ha informato i commissari che la settimana scorsa risultavano conferite a Imer 5.481 tonnellate di rifiuti, quindi molte meno delle 8.000 previste anche tenendo conto di ciò che si aggiungerà in questi ultimi 10 giorni del mese. Il dirigente ha precisato anche che nella cabina di regia provinciale cui partecipano i gestori delle discariche, è stata condivisa la scelta di adottare il metodo Ispra di analisi, per distinguere i rifiuti da conferire in discarica e quelli da conferire negli impianti di trattamento a Dalmine e a Bolzano. Ora la discarica di Imer sarà completamente impermeabilizzata con un intervento che richiederà 3-4 anni di lavoro. Il dirigente ha sottolineato che le amministrazioni locali e la Provincia hanno concordato che si opererà subito un primo mascheramento in terra ed erba dei due manufatti sia a Imer che a Monclassico con un intervento che impedirà emissioni odorose, e che per questo sono già a bilancio le risorse necessarie. A una domanda posta da Job circa la possibilità di conferire rifiuti anche al cementificio Heidelberg di Sarche, Berlanda ha risposto di non averne notizia.
Tonina: o il Trentino si dota di un gassificatore o conferirà i rifiuti fuori provincia.
Rispondendo a Lucia Coppola (Misto-Europa Verde) il dirigente si è impegnato a fornire alla Commissione i dati relativi ai materiali che compongono i rifiuti e sempre interpellato dalla consigliera a proposito del coinvolgimento della popolazione interessata, ha citato nuovamente i protocolli d’intesa sottoscritti con l’amministrazione di Imer e Monclassico, perché entrambi prevedono l’attivazione di due comitati interdisciplinari a carattere istituzionale formati da Appa e dai rappresentanti di maggioranza e minoranza dei Comuni. Comitati che si sono riuniti subito dopo l’apertura delle due discariche e che hanno monitorato l’andamento delle situazioni.
L’assessore Tonina ha ricordato le reazioni contrarie suscitate dalla notizia della riapertura delle due discariche, “ma – ha proseguito – la Giunta può dire che gli impegni presi sono stati onorati anche con il conferimento di una quantità sensibilmente inferiore di rifiuti. Tonina ha poi risposto alla domanda posta da Giorgio Tonini (Pd) per sapere “cosa succederà ora” con il conferimento dei rifiuti in Trentino. L’assessore Tonina ha risposto che si tratta di scegliere tra due opzioni: la realizzazione di un impianto di gassificazione o il conferimento fuori provincia di 55-60.000 tonnellate di rifiuti con costi a carico dei cittadini. L’assessore ha preannunciato che in ottobre l’Università di Trento fornirà alla Provincia uno studio al riguardo mentre con il comune vi sarà un’interlocuzione anche per il nuovo catino da predisporre a Ischia Podetti. O si riuscirà a trovare una condivisione trasversale sulla costruzione di un impianto gassificatore, oppure – ha concluso Tonina – non sarà più possibile continuare i rifiuti in discarica. E questo vuol dire che sarà necessario esportarli con costi inevitabilmente a carico dei cittadini. Rispondendo infine a una domanda di Job, Berlanda ha ricordato che nel 2021 a discarica chiusa, a Imer erano state prodotte 6.588 tonnellate di percolato, mentre quest’anno, a discarica aperta, ne sono state prodotte 1.890. Segno che la discarica non ha inciso seriamente sotto questo profilo.
I dati sui rifiuti scaricati a Imèr
L’EMERGENZA IDRICA INTERESSA ANCHE IL NOSTRO TERRITORIO
Sulla siccità l’assessore avverte: anche il Trentino rischia un’estate molto difficile. Tonina: servirebbero 400 milioni per ridurre le perdite degli acquedotti.
Prendendo spunto dalla relazione con cui la Commissione ha concluso l’esame della petizione 17 concernente lo stop a nuovi prelievi idrici a scopo idroelettrico o irriguo, il presidente Job ha ricordato la grve emergenza siccità di cui oggi soffrono alcune grandi regioni in Italia. A fronte di ciò – ha osservato – sono da apprezzare i sistemi utilizzati in Trentino, che hanno permesso un importante risparmio di acqua per uso domestico e agricolo (in particolare adottando l’irrigazione a goccia) rispetto ad altri territori.
Coppola si è augurata che la Provincia adotti soluzioni capaci di evitare di impoverire il patrimonio di fiumi, laghi e torrenti del Trentino, tutti in sofferenza. Anche da noi secondo la consigliera si potrebbe fare molto di più per il recupero dell’acqua piovana. A suo avviso vi sono immensi ritardi che siamo tutti chiamati a colmare rispetto ai rapidi cambiamenti climatici intervenuti negli ultimi anni, tenendo conto che la questione ambientale è sempre più legata al problema dell’equità sociale, non foss’altro che per i 20 milioni di profughi climatici che arriveranno in Europa nel prossimo futuro.
L’assessore Tonina ha sottolineato la situazione drammatica di Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte dove l’allerta è passata da media a alta. A suo avviso questo evidenzia la necessità di utilizzare una parte delle risorse del Pnrr in questa direzione. E ha aggiunto che comunque la Provincia non è insensibile alle richieste di approvvigionamento idrico provenienti da queste regioni. Già in passato – ha ricordato – era stato concesso un prelievo aggiuntivo dal lago d’Idro a favore della Lombardia. “E ora abbiamo anticipato i quantitativi di acqua richiesti dai bacini dell’Alto Chiese. L’assessore ha infine citato la lettera inviata dalla Provincia ai sindaci di tutti i comuni del Trentino per raccomandare un’attenzione preventiva al tema dei consumi di acqua e un impegno per il monitoraggio dell’utilizzo di quella potabile. “Da noi – ha concluso – la situazione non è ancora drammatica perché i compiti li abbiamo già fatti. D’ora in poi però, in assenza di significative precipitazioni, anche l’Adige rischia di non ricevere più acqua dallo scioglimento delle nevi. Quindi anche il Trentino potrebbe trovarsi ad attraversare un’estate molto difficile”.
Gianluca Cavada (Lega) ha sottolineato il problema della dispersione dell’acqua degli acquedotti che in alcuni comuni arriva al 30%: uno spreco a suo avviso enorme per arginare il quale la Provincia dovrà trovare le risorse necessarie a un intervento. L’assessore Tonina ha avvertito però che per questo intervento le risorse di cui la Provincia dispone non basteranno a sistemare l’intero il sistema acquedottistico del Trentino perché sarebbero necessari circa 400 milioni di euro. Questa è una delle priorità di cui la Giunta dovrà tener conto cercando di recuperare le risorse perché vi sono comuni dove le fontane di notte sono già chiuse a causa delle gravi perdite degli acquedotti.
L’ingegner Franco Pocher dell’Aprie (Agenzia provinciale risorse idriche e energia) ha aggiunto che serviranno interventi infrastrutturali per aumentare la resilienza attraverso l’interconnessione delle reti e il mantenimento in efficienza delle stesse, creando serbatoi e soprattutto introducendo misuratori per disporre dei dati puntuali sull’andamento della situazione. Questo per avere contezza di come stanno andando le sorgenti in modo da poter intervenire nei casi più gravi in tempi brevi.
INTERVENTI PER TUTELARE E VALORIZZARE IL LAGO DI SERRAIA
Il Comitato denuncia abnormi prelievi da parte di Dolomiti Energia
Il Comitato per la tutela e la valorizzazione del lago della Serraia e del suo territorio rappresentato da Giampaolo Ioriatti, Icilio Vigna e Claudio della Volpe, è stato ascoltato oggi dalla Terza Commissione presieduta da Ivano Job (Misto).
Ioriatti ha premesso che il Comitato non vuol portare avanti proteste ma un’azione costruttiva e di studio a tutela della sostenibilità ambientale e del valore paesaggistico del lago. Sulla base di alcune indagini il Comitato giudica abnorme il prelievo delle acqua del lago da parte di Dolomiti energia, nonché derivazioni non mappate né autorizzate. Cosa chiede oggi il Comitato? Un’attenta valutazione delle criticità dell’impianto idroelettrico di Pozzolago. Occorre intervenire nell’attuale regime di proroga della concessione. Serve inoltre una revisione del regolamento della concessione per migliorare la condizione del lago delle Piazze. Ma soprattutto vanno sospesi immediatamente i pompaggi che sottraggono al lago una quota enorme di acqua, a maggior ragione in questa stagione caratterizzata da una grande siccità. Questo per aiutare la depurazione dell’acqua. La stessa documentazione della Provincia dimostra la stretta correlazione tra i pompaggi e la situazione critica del lago. Va infine realizzato un innovativo impianto di depurazione. Secondo il Comitato devono anche essere resi noti i risultati del Tavolo per il risanamento delle acque del lago. Il Comitato si rende anche interprete delle preoccupazioni della popolazione perché il lago di Serraia risulta essere oggi tra i più inquinati del Trentino. A questo punto servono soluzioni per tornare a rendere attrattivo il lago anche dal punto di vista turistico e nella prospettiva delle Olimpiadi invernali del 2026. Secondo Ioriatti il Consiglio provinciale potrebbe predisporre una mozione che impegni la Giunta provinciale a intervenire su questo argomento.
Della Volpe ha evidenziato la mancanza di misurazioni continue della salute del lago, senza la quale non è possibile cogliere gli effetti negativi dei pompaggi. Vi è poi la certezza che l’ossigenatore delle acque del lago, per il quale la Provincia ha speso notevoli risorse, non è affatto efficiente. Infine dal 2008 in poi non vi sono più dati in merito al fondale del lago dove si deposita il fosfato e quindi l’inquinamento. Ssono quindi urgenti e necessarie delle analisi per per conoscere la composizione del fondo. Il comitato propone di realizzare un impianto di fitodepurazione che potrebbe funzionare nell’arco di pochi anni rendendo attrattivo il lago in tempo utile per le Olimpiadi.
Il presidente Job ha preannunciato una nuova seduta che la Terza Commissione dedicherà a questo tema intorno a metà luglio, per permettere di recuperare il tempo perduto e di sollecitare la Giunta a mettere in campo interventi adeguati.
Vigna ha ribadito che le criticità sono tali che non è consigliabile attendere il rinnovo della concessione. Servono misuratori e occorre intervenire sulle prese non autorizzate.
Lucia Coppola (Misto-Europa Verde) ha messo in luce il grande pregio di questi laghi di Pinè e ha ringraziato delle proposte avanzate dal Comitato che, a suo avviso, sono condivisibili.
Gianluca Cavada (Lega) ha osservato che il problema dell’inquinamento del lago è dovuto anche alla dispersione dei fertilizzanti che generano un accumulo di fosfato e azoto da cui dipendono le alghe che alternano l’ecosistema. Per Cavada si potrebbero utilizzare gli ultrasuoni per rompere il fitoplancton senza danneggiare le specie viventi. Risolvere il problema estivo di queste alghe renderebbe più sane le acque del lago e aiuterebbe anche il turismo in vista delle Olimpiadi 2026.
Filippo Degasperi (Onda Civica) ha sottolineato l’importanza della proposta di un misuratore che consenta di monitorare la situazione del lago delle Piazze. E ha denunciato la totale assenza di controlli negli ultimi anni. A suo avviso è stata adottato un approccio vantaggioso solo per il concessionario.
Pietro De Godenz (UpT) ha ricordato che negli ultimi anni qualche passo è stato fatto. Importante è aver segnalato che l’impianto costruito 10 anni fa è inefficiente. Bisognerà capire se questo dipende dai prelievi o dall’utilizzo di prodotti chimici per la coltivazione dei piccoli frutti. Per Pinè il lago sia un punto di attrazione turistica e questo rende necessario capre quel che è stato fatto negli ultimi 2 anni.
L’assessore all’ambiente Mario Tonina ha sottolineato che la Provincia sta lavorando da tempo su questo fronte, ricordando la positiva collaborazione instaurata con il Comitato per risolvere il problema del lago, conosciuto da anni ma mai risolto. Da tempo Appa evidenzia e denuncia tutte le problematiche legate al lago della Serraia. L’assessore ha assicurato di essersi fatto carico della questione fin dall’insediamento della nuova amministrazione comunale nell’ottobre 2020. E che da allora la Giunta provinciale da allora si è assunta un impegno preciso che oggi sta portando avanti. A suo avviso un tema come questo va approfondito anche da un punto di vista scientifico. In tal senso nel 2021 la Provincia ha sottoscritto un accordo con il Comune e l’Università di Trento per realizzare uno studio in grado di indicare un programma di interventi. Entro fine anno – ha preannunciato Tonina – questo studio dell’Università sarà consegnato alla Provincia e su questa base si potrà affrontare e risolvere il problema. Si vedrà – ha proseguito – se una delle cause del problema del lago di Serradia è riconducibile ai pompaggi, anche considerando le richieste provenienti dal Veneto a causa della siccità.
Ioriatti ha concluso l’incontro apprezzando l’attenzione della Commissione e l’impegno della Giunta e auspicando che la Provincia passi dalle parole ai fatti.
LA FUGA DEL PERSONALE DEL TRASPORTO PUBBLICO.
Malcontento per turni di servizio, ferie non concesse e trattamento economico.
Antonio Faella della rappresentanza sindacale unitaria di Trentino Trasporti per la Federazione del Trentino dell’USB Lavoro privato ha evidenziato la carenza di personale di Trentino Trasporti (TT) dovuta a varie dimissioni causate dal malcontento per l’organizzazione dei turni di servizio, per le ferie negate e per il trattamento economico. La vita personale e l’attività professionale non si riescono a conciliare facilmente e questo rende problematica la sostenibilità di un lavoro usurante come questo. Questi elementi generano stress che si aggiungono ai tempi di percorrenza dovute ai cambiamenti intervenuti nella viabilità della città di Trento e alle fermate. Quanto al problema economico, Faella ha ricordato che gli ultimi contratti sono stati tutti una tantum. La tentazione del personale di Trentino Trasporti di passare al trasporto privato è forte. Ancora, i mezzi di trasporto pubblico non sono provvisti di impianti di aria condizionata e questo penalizza anche l’utenza. Un disagio aggiuntivo per gli autisti è dato dall’obbligo della mascherina. La proposta dell’Usb è quindi di un incontro con il dirigente di settore della Provincia, Roberto Andreatta, le rappresentanze sindacali e il medico competente per la sicurezza dei lavoratori. Faella ha segnalato che attualmente TT non ha un direttore vero e proprio ma solo un facente funzione. Il nuovo direttore arriverà in luglio e si spera che rimanga superando i sei mesi di prova. Va chiarito il criterio con cui Trentino Trasporti organizza i turni di lavoro.
Massimo Mazzurana della Fit Cisl ha sottolineato la gravità del problema delle ferie non concesse. “Non si vi sono più persone munite di patente – ha aggiunto – il cui costo si aggira sulle 6-7.000 euro. I compensi non sono molto diversi da quello di un operaio in fabbrica. Non si tratta solo della mancanza di autisti ma anche di macchinisti, capitreno e personale di officina. TT – ha concluso Mazzurana – avrebbe dovuto farsi carico di questi problemi, in forza di una mozione approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale nel 2017, che da allora ad oggi non è mai diventata operativa.
Franco Pinna, segretario della Filt Cgil, ha ricordato che rispetto ai bandi per le assunzioni di personale vi sono poche domande presentate. TT non è più appetibile. Occorre che l’azienda studi un altro sistema di reclutamento del personale. Non si tratta solo dei conducenti perché i problemi riguardano anche macchinisti e capotreni. TT non può fingere che il problema non esista perché il personale se ne va.
Job ha espresso stupore che nessun intervento sia seguito all’approvazione della mozione citata.
Nicola Petrolli della Uil Trasporti ha segnalato che le persone si licenziano perché 1.500 euro di stipendio sono pochi, ma il vero problema è che i lavoratori non sono trattati bene. Non si vuole diffamare TT ma il problema è annoso e oggi va affrontato e risolto organizzando un incontro con i tecnici.
Paolo Saltori, segretario di Faisa Cisal Trentino ha denunciato il problema delle ferie che dall’ottobre scorso il personale non ottiene più perché l’organico è sottodimensionato sia nel trasporto urbano sia nelle ferrovie. Il problema si è acuito con il Covid e il sindacato aveva proposto di ridurre le corse per permettere al personale di andare in ferie. Poi Saltori ha ricordato il problema delle aggressioni del personale di TT avvenute nei giorni scorsi sia a Trento che a Rovereto “anche se non finiscono tutte sui giornali”. Per la mascherina i sindacati hanno chiesto unitariamente alla Provincia e a TT di renderne facoltativo l’utilizzo come in provincia di Bolzano.
Il dirigente Andreatta: la situazione non è normale. Bolzano sulle mascherine ha adottato provvedimenti in odore di illegittimità.
Roberto Andreatta, dirigente provinciale del settore, ha riconosciuto che il contesto degli ultimi 2 anni non è normale per le fortissime limitazioni al coefficiente di carico del servizio di trasporto pubblico, per le modalità di utilizzo da parte dell’utenza che nel 2021 si è notevolmente ridotta con conseguente decremento dei ricavi. L’intervento dello Stato ha salvato il bilancio 2021 mentre il 2020 è ancora sub judice e oggi il caro energia sta determinando maggiori costi per 4 milioni di euro nel 2022 se lo scenario non dovesse cambiare. Questo contesto anomalo ha costretto ad attivare il fondo di solidarietà nel 2020 per gli operatori di TT forzatamente non in servizio e l’affidamento dei servizi emergenziali a operatori privati del Consorzio autonoleggiatori. Quanto al problema della carenza di personale, Andreatta ha ricordato che riguarda tutti i settori che hanno visto travasi di lavoratori verso impieghi ritenuti più remunerativi. Per gli stagionali che si occupavano dei servizi di trasporto estivo di TT le problematiche sono figlie di una situazione congiunturale dovuta al contesto internazionale. Per il 70% i lavoratori erano non residenti in provincia di Trento. Mascherine: Andreatta ha spiegato che è intuitivo per tutti quanto sia faticoso mantenere per un turno la mascherina. A suo avviso Bolzano ha adottato provvedimenti aziendali in odore di illegittimità. Questione aggressioni: Andreatta ha evidenziato che su questo punto rispetto al 2015 i dati mostrano un clamoroso miglioramento della situazione. Su sollecitazione delle forze sindacali l’azienda ha adottato misure fortemente agevolanti. E la la blindatura del posto di guida ha favorito una minore recrudescenza del fenomeno insieme ad altri provvedimenti come l’attivazione del pulsante e, per un certo periodo, la presenza di operatori di vigilanza privata a bordo dei mezzi ferroviari e nelle stazioni. Andreatta ha confermato che dal primo luglio TT avrà un nuovo direttore generale. Vero è che lavorare in questo settore pubblico ha perso appeal anche se a giugno vi è stato per i ramo trasporti un nuovo accordo di secondo livello che ha posizionato meglio il trattamento giuridico-economico dei lavoratori di TT. Vero è che il percorso formativo di avvio a questa professione andrà riproposto per evitare situazioni di diniego alle ferie.
La Uil: conducenti a rischio dovendo occuparsi anche della bigliettazione.
Petrolli della Uil ha ricordato che se un privato ha un pulmino rotto o ha un problema TT copre il servizio. Ma se il privato costa zero questo dà fastidio. Quanto alle cabine antisfondamento a suo avviso non garantiscono la sicurezza perché solo nel Trentino, caso unico in Italia, i conducenti hanno sempre provveduto alla bigliettazione a bordo. “Tranne che per un mese vi è stato sempre un contatto con il pubblico”, ha protestato. La Provincia ha dato disposizione di fare i biglietti e quindi è giusto difendere gli autisti che sono stati esposti a pericoli. Tutto questo mentre a Bolzano non vi è neppure l’obbligo della mascherina. Positiva è stata l’introduzione dei pulsanti di emergenza ma come si fa ad obbligare il conducente a controllare i passeggeri. L’autista non può fare tutto, ma fare solo il suo mestiere”, ha concluso.
A una domanda di Job se in provincia di Bolzano la situazione dei lavoratori del trasporto pubblico sia la stessa che in Trentino, Mazzurana ha risposto che probabilmente in Alto Adige i lavoratori stanno addirittura peggio. Saltori ha segnalato che proprio ieri è stato pubblicato su un quotidiano di Bolzano un articolo in cui si chiedeva ai pensionati di tornare alla guida degli autobus di linea. E anche lì c’è il problema delle ferie dei lavoratori che vengono spesso posticipate.
La consigliera Coppola ha preso atto che il lavoro di TT durante la pandemia è stato impegnativo, anche esponendo i lavoratori a rischi personali per la salute e in qualche caso per la sicurezza. Ha quindi apprezzato che le sigle sindacali abbiano chiesto questo incontro con la Terza Commissione per evidenziare i problemi dei lavoratori.
Il presidente Job ha condiviso l’utilità dell’incontro per poter sollecitare i consiglieri provinciali a investire di questi problemi la Giunta. Con l’auspicio che nel breve si riesca a garantire migliori condizioni operative ai lavoratori del settore.