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Libia, uccisi due ostaggi italiani rapiti da Is. L’intelligence: “Vivi gli altri due”

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Fausto Piano e Salvatore Failla sono rimasti uccisi durante un blitz delle milizie libiche, legate al governo di Tripoli per liberarli dai loro rapitori dello Stato Islamico

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Roma (Adnkronos) – Fausto Piano e Salvatore Failla sono rimasti uccisi durante un blitz delle milizie libiche, legate al governo di Tripoli per liberarli dai loro rapitori dello Stato Islamico. A indicare il luogo dove si trovavano i due italiani è stato l’autista che era con loro quando vennero sequestrati lo scorso luglio insieme agli altri due colleghi , Filippo Calcagno e Gino Pollicardo. “Non c’è alcun motivo di pensare che gli altri due italiani rapiti in Libia non siano vivi” ha detto Giacomo Stucchi, presidente del Copasir al termine dell’audizione del sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti.

Nonostante l’accelerazione delle ultime ore impressa alla vicenda, è dallo scorso settembre che in ambienti libici sarebbe stato noto il fatto che Piano e Failla, dopo il rapimento erano stati divisi dagli altri due loro colleghi della Bonatti, Pollicardo e Calcagno, che secondo il sito del Libya Herald, “sarebbero stati tenuti altrove da Abdullah Dabbashi, comandante dell’Is nella città di Sabrata”. Secondo il sito l’uccisione dei due connazionali sarebbe avvenuta “mentre venivano usati come scudi umani da miliziani dell’Is”. “Una militante tunisina dell’Is ha confermato la nazionalità italiana di due delle persone morte” ha riferito una fonte del consiglio militare citata dal sito Libya al-Khabar. Secondo la fonte, il gruppo di militanti era formato da otto uomini, quattro donne e alcuni bambini, tutti tunisini.

Al Palazzo di Giustizia esisteva già un fascicolo d’indagine aperto dalla procura di Roma nel luglio 2015, quando ci fu il sequestro dei 4 italiani, dove si ipotizza il sequestro di persona con finalità di terrorismo. Failla, 47enne, originario di Carlentini, in provincia di Siracusa, era un saldatore specializzato. Padre di due figlie di 22 e 12 anni, prima di spostarsi in Libia aveva lavorato in Tunisia.

Piano, invece, era un meccanico di 60 anni di Capoterra (Cagliari). Sposato, con tre figli, Giovanni, Stefano e Maura, prima di lavorare per la Bonatti di Parma, gestiva un’officina meccanica. In Libia era arrivato solo una settimana prima del rapimento.

Gli altri due ostaggi italiani sono Calcagno, 65enne di Piazza Armerina (Enna), già tecnico Eni, sposato e con due figlie, ePollicardo, originario di Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia.

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