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“Luigi Sartori di Primiero”, quando le api scrivono la storia di una Valle

L’acquisto su internet di un libro antico, diventa lo spunto per ricostruire la storia di uno dei più illustri concittadini di Primiero, reso famoso dai suoi studi

Trattato di Apicultura Razionale di Luigi Sartori di Primiero

di Ervino Filippi Gilli

Primiero (Trento)  – La Valle di Primiero ha dato i natali a tanti personaggi illustri di cui però a fatica ci ricordiamo: Angelo Guadagnini (medico condotto e ricercatore), Antonio Prospero (Cittadino benemerito), Mons. Nicola Negrelli (prefetto della biblioteca privata dell’Imperatore Ferdinando I a Vienna), Luigi Negrelli (ingegnere progettista del Canale di Suez), Paolo Busin (meteorologo di fama europea), Tullio Sartori (professore universitario ad Innsbruck), Giuseppe Terrabugio (compositore di musica sacra Presidente dell’Accademia di Santa Lucia), Tullio Gadenz (Poeta). Oltre ai personaggi sopra elencati, credo che pochi conoscano Luigi Sartori.

Nato a Fiera di Primiero nel 1834, nella sua vita fu un innovatore nel campo della apicoltura. A lui si devono sicuramente due opere fondamentali per l’innovazione, o meglio per la trasformazione, dell’apicoltura da una pratica poco più che artigianale ad una industriale.

L’Agricoltura in Italia Manuale Teorico – Pratico – Industriale per la coltivazione razionale del mellifuo insetto col favo mobile e col favo fisso; 1878 Tipografia Bortolotti – Milano

Tra il 1863 e il 1870 il nome di Luigi Sartori compare abbastanza frequentemente sulla stampa provinciale. Sappiamo dalla Gazzetta di Trento del 23 ottobre 1863 che il 20 ottobre era stato premiato per il suo lavoro dall’Imperatore Francesco Giuseppe I per mani del Pretore Conte Pio dei Firmian con una spilla in brillanti raffigurante un’ape.

Nell’articolo si ricorda che “Il sig. Sartori partecipando da lungi con entusiasmo alle grandi feste commemorative d’Innsbruck aveva offerto a Sua Maestà dei favi di mele ottenuti da’ suoi alveari supplicando. La umilmente di degnarsi che vengano imbanditi al banchetto Imperiale tenuto in memoria del Giubileo cinquecentenne dell’unione del Tirolo coll’Austria.”

Sempre nello stesso scritto troviamo che “Come si rileva dalla Gazzetta di Berlino 7 Settembre 1862 N.209, il sog. Sartori è aggregato come socio straordinario alla società apistica di Potsdam in Prussia, per aver egli ricorrendo l’undecima esposizione delle società apistica alemanna, spedito due regine di api italiane col loro seguito, che arrivarono colà incolumi dopo otto giorni di viaggio, mediante un di lui speciale metodo di coltura a favo mobile, e somma cura d’impacco.”

L’invenzione di Luigi Sartori è, nella sua semplicità, straordinaria: con l’ideazione del suo favo mobile (che altro non è che un’arnia a telai mobili) “… vien levata la barbaria di uccidere le api per ricavare il miele, come poterono venir assicurati dal vedersi in un batter d’occhio serviti del prezioso nettare raccolto ancor caldo da una arnia senza che per questo neppur un’ape avesse a soffrire il minimo danno o recarne agli altri …” l’articolista della Gazzetta di Trento del 29 luglio 1864 individua in questa invenzione un sistema per cui i contadini si vedrebbero “… in pochi anni in gran parte indennizzati dalla perdita sofferta per la coltura del baco da seta, e si vedrebbe anche nel nostro Tirolo rifiorire un ramo d’industria che sorpassa in profitto ogni altra intrapresa di agricoltura.”

Nel 1869 Luigi Sartori si fa promotore di una Società che incrementi l’apicoltura e lancia un appello che viene raccolto dalla stampa e da cui si estrapola il brano seguente “… ai 23 maggio dell’anno scorso, come da Decreto Luogotenenziale N.o 23647, si è costituita, sotto il protettorato di S.M. l’Imperatrice, una società che ha per iscopo di far rivivere la pur troppo decaduta industria dell’apicoltura, onde arrivare a chiudere da una parte la sortita di tanti cento mila fiorini che partono dallo Stato per l’estero in cerca di miele e cera, ed aprire la fonti interne di milioni di fiorini, che con una nazionale coltura si possono ricavare.”

La sua attività di promozione dell’apicoltura lo porta prima a percorrere tutto il Trentino su incarico del Governo Tirolese, poi a Milano dove viene nominato Direttore dello stabilimento centrale per l’incoraggiamento di apicoltura in Italia. Nel periodo milanese sarà anche nominato rappresentante per l’Italia al Congresso Apistico di Salisburgo. Luigi Sartori morirà a Milano nel 1921.

Vari sono i premi e riconoscimenti che ha conseguito:

  • medaglia d’oro fregiata del motto Sovrano conferitagli da Sua Maestà I.R. Apostolica con sovrana risoluzione 19 Dicembre 1867 pel “Trattato di apicoltura razionale”;
  • Riconoscimento dalla Società d’economia rurale della Provincia del Tirolo;
  • Medaglia d’argento del secondo premio all’esposizione d’economia in Hietzing (il tredicesimo distretto di Vienna) nella sezione api.

Ho preso spunto per scrivere queste poche righe sulla vita di Luigi Sartori dalla messa in vendita su uno dei tanti siti internet del volume intitolato Trattato di apicoltura razionale. Il libro, che ho avuto la fortuna di acquistare, è in corso di digitalizzazione e sarà disponibile quanto prima nella sua versione informatica presso la sede della Biblioteca di Fiera di Primiero.  E.F.G.

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