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Miele, produzione giù del 50%, consumi al palo. Fao, prezzi alimentari stabili

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NordEst – Dopo il crollo delle produzioni primaverili di miele tra l’85% e il 90%, si prospetta un calo per quelle estive, le più abbondanti, mediamente del 50% A questo si somma il fatto che i consumi restano al palo. A fare il punto è Riccardo Terriaca, segretario generale dell’associazione Miele in cooperativa, con i suoi 10mila apicoltori in tutta Italia. “La situazione non sarà del tutto omogenea in tutti gli areali – avverte Terriaca – ma quello che preoccupa maggiormente gli apicoltori è la difficile situazione di mercato che continua a perdurare”.

E’ doppia, infatti, la congiuntura sfavorevole che li colpisce, spiega il segretario, “da un lato la perdita del potere di acquisto delle famiglie che penalizza l’acquisto dei prodotti alimentari di qualità, soprattutto quelli considerati non di prima necessità, e, dall’altro, la continua crescita delle importazioni extra Ue che arrivano a prezzi bassissimi, accompagnati, il più delle volte, da non pochi dubbi sulla origine e sulla sicurezza alimentari, oltre che sul mancato rispetto nei processi produttive di regole in materia di diritti sociali e rispetto dell’ambiente”.

“Ci apprestiamo a vivere un’altra ennesima stagione difficile – sottolinea Terriaca – le aziende sono messe a dura prova e stanno iniziando a cedere”. Ogni giorno, infatti, l’associazione registra la chiusura di aziende professionali o la drastica riduzione del numero di alveari allevati, nel disperato tentativo di contenere i costi fissi. “I numeri non sono ancora definitivi ma la situazione è tutt’altro che rosea”, conclude il segretario, secondo il quale è necessario mettere in campo azioni concrete ed efficaci per provare a contrastare una situazione che sta diventando strutturale.

 


In breve

I prezzi mondiali delle materie prime alimentari sono rimasti invariati a giugno rispetto a maggio, perchè gli aumenti delle quotazioni internazionali di oli vegetali, zucchero e prodotti lattiero-caseari hanno compensato una diminuzione di quelle dei cereali. Lo rileva l’indice della Fao inferiore del 2,1% rispetto al valore dell’anno precedente e del 24,8% rispetto al picco di marzo 2022. Per quanto riguarda i cereali i listini sono diminuiti del 3% in parte grazie al miglioramento delle prospettive di produzione nei principali paesi esportatori. Registrano un aumento, invece, del 3,1% per gli oli vegetali per la ripresa della domanda globale di importazioni di olio di palma e dalla forte domanda da parte del settore dei biocarburanti nelle Americhe per oli di soia e girasole. Crescita dei prezzi anche per lo zucchero (+’1,9%), dopo tre cali mensili consecutivi, come anche dei prodotti lattiero-caseari (+1,2%), con le quotazioni del burro che hanno raggiunto il massimo in 24 mesi. L’Indice Fao della carne, infine, è rimasto praticamente invariato, perchè i lievi aumenti dei prezzi delle ovine, suine e bovine hanno quasi compensato il calo di pollame. Dal rapporto Fao emerge, inoltre, che nel 2024 raggiungerà i massimi storici la produzione globale di cereali, toccando 2.854 milioni di tonnellate. Stessa cosa per il grano e per il riso che realizzerà il record di 535,1 milioni di tonnellate.


Le condizioni metereologiche che hanno diviso l’Italia in due, hanno impattato sulla frutta, favorendo la maturazione dei prodotti del Sud, ma svantaggiando quella del Nord. Lo rileva la Borsa della Spesa di questa settimana, il servizio di Bmti e Italmercati Rete di Imprese con Consumerismo No Profit, per orientare i consumatori nella scelta dei migliori prodotti freschi da acquistare. Per i meloni, la cui produzione era partita con fatica per il cattivo tempo, si registrai un’ottima qualità e prezzi da 1 a 1,30 euro/Kg a seconda della varietà, ma anche in questo caso, il consumo è molto legato al clima. In calo i listini di pesche e nettarine, per l’aumento dei quantitativi. Debutto nei mercati delle prime albicocche dell’Emilia-Romagna che si aggiungono alla produzione centro-meridionale, portando i prezzi in ribasso intorno ai 2 euro/kg. Per quanto riguarda gli ortaggi, continua l’ottima produzione, a partire dai pomodori di qualità e abbondanza, con prezzi molto bassi; all’ingrosso il Ciliegino è intorno a 1,80 euro/Kg, il Datterino a 2,30 euro/kg e il Piccadilly a 1,30 euro/kg. Convenienti anche melanzane e zucchine, nel pieno della loro campagna, con un prezzo medio rispettivamente di 0,80 euro/Kg e 1,20 euro/Kg. Abbondante anche la produzione di lattuga, da 1,20 a 1,50 euro/Kg, a seconda della varietà. Per quanto riguarda il settore ittico, il maltempo ha limitato ancora le attività di pesca.

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