Negli scorsi anni la Provincia aveva dato una serie di indirizzi ed orientamenti sostenendo la filiera delle ‘fuel cell’ e dell’idrogeno, si pensi ad esempio ai pulmini ad idrogeno, all’impianto pilota con elettrolizzatore di Isera, alla produzione di ‘fuel cell’ per la micro-cogenerazione (Solidpower a Mezzolombardo) o alla realizzazione della prima stazione di ricarica di idrogeno in Italia posizionata dalla A22 vicino a Bolzano
Trento – “Al Trentino – scrive il consigliere provinciale di Progetto Trentino, Marino Simoni – serve tornare ad investire con un piano straordinario nel settore dei trasporti e, dopo troppi anni di stagnazione dovuti alla crisi economica e di crescita nulla, deve ricominciare a guardare al domani con progetti a medio lungo termine.
E’ di pochi giorni fa la notizia che a Innotrans, la più grande fiera al mondo del settore ferroviario di Berlino, è stato presentato dalla Alstom il primo treno commerciale ad idrogeno, appositamente modificato, partendo da un motore diesel attualmente in servizio sulle reti non elettrificate del trasporto regionale.
Questa notizia impone una riflessione – aggiunge Simoni – in primo luogo perché, come sempre succede, è la Germania la prima ed unica nazione ad avere già formalizzato piani di sviluppo a lungo termine per quanto concerne le future tecnologie di mobilità e di produzione di energia.
Dall’altra siamo costretti, se vogliamo mantenere il primato di territorio “guida” a livello nazionale sul tema della sostenibilità ambientale e del turismo ecosostenibile nonché come territorio vocato all’innovazione ed all’alta istruzione, a capire come e se vogliamo ancora crescere o se vogliamo progressivamente perdere i primati raggiunti”.
Il Consigliere Simoni interroga quindi il Presidente della Giunta provinciale e l’Assessore di merito, per sapere: “Se è a conoscenza di questa proposta tecnologica presentata alla Fiera di Berlino di questi giorni dalla Alstom; Se non ritiene di valutare attentamente l’utilizzo di tale tipo di vettori sulla tratta Trento – Mestre o almeno tra Trento e Bassano sulla linea oggi a trazione diesel che necessita di essere sostituita con motrici elettriche per ridurre tra l’altro l’inquinamento della Valsugana; Se non ritiene opportuno valutare tale soluzione anche per valorizzare potenzialità imprenditoriali di nostre Ditte presenti sul territorio e capaci di rispondere dal punto di vista tecnologico a questi nuovi orizzonti dei trasporti pubblici; Se non ritenga di affiancare e rafforzare gli accordi strategici, già in parte in essere, per garantire sulla A22 l’utilizzo dell’idrogeno; Se non ritenga che investimenti di questo tipo, assieme ad altri collegati all’innovazione, potrebbero rilanciare l’intera filiera trentina oltre che a portare nuove aziende multinazionali ad alta specializzazione meccatronica; Se non ritenga che tali iniziative potrebbero rafforzare la visibilità del Trentino come territorio all’avanguardia e come ulteriore supporto alla proposta turistica di qualità”.
Penso che un treno a idrogeno sia proprio l’innovazione che manca al Trentino! Ma avete una pallida idea di quanto può costare una locomotiva a idrogeno??? Nessuno si ricorda il costo (alcuni milioni…) dei famosi autobus a idrogeno acquistati dalla Provincia che oggi marciscono in un’autorimessa, perché i costi di manutenzione sono e saranno insostenibili per chiunque (nessuno li vuole…)???? (più di 100.000 Euro/anno). E la società trentina che li ha prodotti, che successo di mercato ha avuto?? Quanti posti di lavoro si sono creati???
Abbiamo già dimenticato che, anche a costo zero del mezzo utilizzato, l’idrogeno usato nei trasporti pubblici rispetta l’ambiente ma svuota le tasche del contribuente per le scarsissime efficienze sia della produzione dello stesso che dell’utilizzo per produrre nuovamente energia elettrica??
Paradossalmente, il consigliere Simoni potrebbe proporre con maggior successo un treno a biogas, con appositi vagoni ospitanti paglia, fieno e mucche ben nutrite sempre pronte a fornire in real time il combustibile