Secondo un’elaborazione della CGIA, in Veneto è in forte calo il numero dei lavoratori in nero
Venezia – Tra il 2007 e il 2012 (*) abbiamo registrato una diminuzione di 19.500 unità di lavoro irregolari (-9,7%) che hanno fatto scendere l’esercito dei lavoratori in nero presenti nella nostra Regione a 181.000 unità (**). Nel Nordest la diminuzione è stata pari a 30.900 unità (-10,1%).
E’ boom del cosiddetto “fai da te” casalingo – “La crisi – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – ha tagliato drasticamente la disponibilità di spesa delle famiglie venete. Pertanto, anche per le piccole manutenzioni, per i lavori di giardinaggio o per le riparazioni domestiche non si ricorre nemmeno più al dopolavorista o all’abusivo. Questi piccoli lavori o non vengono più eseguiti, oppure si sbrigano in casa. In questi anni, infatti, abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del cosiddetto fai da te casalingo: di persone che di fronte ad un guasto o a una rottura si sono messe a fare l’idraulico, l’elettricista, il fabbro o il falegname. Certo, non tutti i settori hanno subito una contrazione della presenza degli abusivi. In quello della cura alla persona (parrucchieri, estetiste, massaggiatori, etc.), tra i dipintori, nel settore della riparazione auto e nel trasporto persone l’aumento degli irregolari è stato molto preoccupante“.
L’economia sommersa, comunque, è presente in maniera molto differenziata tra Nord e Sud del Paese.
“Senza voler colpevolizzare nessuno – conclude Bortolussi – ricordo che oltre il 40% dei lavoratori in nero, del valore aggiunto prodotto dall’economia sommersa e del gettito di imposta evasa, sono riconducibili alle Regioni del Mezzogiorno, mentre il Nordest, in passato additato come un’area ad alta vocazione al sommerso, è la macro area meno interessata da questo fenomeno“.