Il 2 aprile, venerdì santo, Marino Occhipinti uscirà per la prima volta dal carcere. L’ex poliziotto, detenuto dal 29 novembre 1994 con una condanna all’ergastolo per i crimini commessi con la banda della Uno bianca, lascerà la casa circondariale di Padova per partecipare alla Via crucis organizzata a Sarmeola di Rubano, nel Padovano, da Comunione e Liberazione presso l’Opera della provvidenza di Sant’Antonio. Solo cinque ore d’aria, poche ma sufficienti a scatenare la protesta dell’associazione delle vittime della Uno bianca.
Occhipinti, ex poliziotto della squadra mobile di Bologna, è stato condannato per associazione a delinquere, omicidio volontario e rapine. Da quando è in carcere, dal 29 novembre 1994, non ha mai ottenuto un permesso. Per la prima volta, un giudice, Giovanni Maria Pavarin, ha firmato il decreto per la concessione del premio.
L’avvocato Milena Micele ha parlato di tre pagine di motivazioni "puntigliose e precise, in cui non c’è solo un richiamo agli articoli di legge che consentono i permessi, ma anche l’analisi di più profili, ad esempio la sua condotta in carcere, il grado di pericolosità sociale, la dissociazione concreta che è stata riconosciuta da una sentenza di appello del 2001 come attuata da Occhipinti nel 1988, il suo percorso di rivisitazione critica, oltre che il parere della direzione carceraria".
Tutto questo però non basta ai famigliari delle vittime: "Sappiamo che la legge è dalla sua parte ma noi non possiamo perdonarlo. Se il giudice ci avesse informato prima, noi non gli avremmo detto "No, non lo faccia", ma almeno un minimo di sensibilità avrebbe potuto averla. I giudici non si mettono mai dalla parte delle vittime".