Gli agenti del centro operativo di Napoli con i colleghi della Dia di Padova hanno eseguito un sequestro di beni emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – sezione misure di prevenzione nei confronti di un avvocato, Cipriano Chianese, 57 anni, del casertano, imprenditore attivo nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Chianese nel 1993 e nel 2007 aveva già ricevuto due ordinanze di custodia cautelare per vicende connesse al traffico dei rifiuti e per la presunta appartenenza al clan dei casalesi. Ed è attualmente a giudizio per l’accusa di associazione mafiosa con i casalesi.
L’altro destinatario del provvedimento di sequestro è Franco Caccaro, 49 anni, padovano, intestatario di beni e società di fatto riconducibili a Chianese.
Tra i beni sequestrati una villa a Sperlonga, due edifici nel casertano, quattro supercar e un capannone industriale.
Le indagini avrebbero evidenziato il ruolo di Caccaro, imprenditore del padovano attivo nel settore delle macchine per la triturazione dei rifiuti con la sua societa Tpa, tecnologia per l’ambiente srl, che improvvisamente, senza ragione economica ha sviluppato verso la metà degli anni 2000 la sua attività con ingresso di ingenti capitali, tra cui tre milioni di euro proveninenti da due assegni della Resit di Chianese che Caccaro ha giustificato con crediti personali che vantava nei confronti dell’imprenditore casertano senza poter giustificare date e provvista del presunto prestito.
Con ciò la società è divenuta leader delle macchine per la triturazione dei rifiuti con oltre 200 dipendenti e sedi operative a New York, in Turchia, Australia, Francia e Brasile.
In base alle dichiarazioni di diversi pentiti era già emerso che Chianese stesse cercando di creare società operanti nel settore dei rifiuti nel nord dell’Italia e Caccaro non sia riuscito a giustificare il flusso di denaro che gli ha consentito alcuni aumenti di capitali delle sue società e l’estromissione dei vecchi soci proprio per importi equivalenti a quelli forniti con gli assegni di Chianese.
E fu priprio Caccaro, tramite le sue società, a fare un offerta all’amministratore giudiziario dei beni di Chianese, sotto sequestro e poi confiscati per l’acquisto di due ferrari, una 360 spider e una Enzo ferrari, per circa un milione di euro. Secondo gli inquirenti il tentativo di acquisto delle due supercar aveva lo scopo di farle riavere a Chianese. A Caccaro è stato inoltre sequestrato un grande capannone industriale situato a Santa Giustina in Colle, nel padovano, intestato alla Tpa.
Secondo i collaboratori di giutizia Chianese dal traffico di rifiuti avrebbe guadagnato negli anni ’90 fino a 700 milioni di lire al mese. I beni sono stati sequestrati nel padovano, nel basso lazio e nel casertano. Tra questi, a Sperlonga è stata sequestrata una villa faraonica di 21 stanze, con piscina per la quale era stata avanzata una falsa richiesta di condono edilizio cercando di farla passare per una costruzione precedente agli anni ’80, quindi sanabile, ma la Dia ha dimostrato anche con rulievi arerofotogrammetrici e testimonianze di chi ha eseguito i lavori di ricostruzione e amplimento che le modifiche alla piccola villa originaria sono invece intervenuti dopo gli anni ’90 e che hanno fatto lievitare il valore della villa dai 160mila euro originari ai quattro milioni di euro. Sequestrata anche una villa alla figlia di Chianese dotata di ogni confort tra cui bagno turco, sauna e complesso aeroterapico.
"Con il sequestro di oggi, la squadra Stato ha inferto un altro duro colpo alle finanze del clan dei Casalesi e, in particolare, agli interessi di un imprenditore ritenuto protagonista della più grande penetrazione camorristica nel settore dei rifiuti e del sistema delle ecomafie in Campania", ha commentato il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Ai magistrati del tribunale di Santa Maria Capua Vetere e agli agenti della Direzione investigativa antimafia di Napoli e di Padova – sottolinea il Guardasigilli – va il mio plauso per questo straordinario successo che, anche grazie alle norme fortemente volute da questo Governo in materia di sequestri e confische e grazie all’impegno dei magistrati e delle forze dell’ordine, segna un ulteriore passo nel processo di indebolimento delle organizzazioni criminali, destabilizzando i loro interessi economici e finanziari".