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“Surrealismo e magia” in mostra da “Peggy” a Venezia

La Peggy Guggenheim Collection organizza e ospita a palazzo Venier dei Leoni nella città lagunare la mostra “Surrealismo e magia. La modernità incantata”, la prima esposizione interamente dedicata all’interesse dei surrealisti per la magia, l’alchimia e l’occulto

[ Palazzo Venier dei Leoni di Venezia – © Matteo De Fina / courtesy of Peggy Guggenheim Collection ]

di GianAngelo Pistoia

NordEst – Fino al 26 settembre 2022 la Peggy Guggenheim Collection di Venezia presenta la mostra “Surrealismo e magia. La modernità incantata” a cura di Gražina Subelytė, curatrice associata del museo lagunare. In mostra oltre venti artisti e circa sessanta opere provenienti da quaranta prestigiosi musei e collezioni private internazionali: si tratta della prima, attesa esposizione interamente dedicata all’interesse dei surrealisti per la magia, l’alchimia e l’occulto.

Da un punto di vista cronologico, la mostra spazia dalla pittura metafisica di Giorgio de Chirico, datata intorno al 1915, a dipinti iconici come “La vestizione della sposa” (1940) di Max Ernst, e “Gli amanti” (1947) di Victor Brauner, al simbolismo occulto delle ultime opere di Leonora Carrington e Remedios Varo. La mostra, organizzata dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia in collaborazione con il Museum Barberini di Potsdam, si sposterà successivamente nella città tedesca, dal 2 ottobre 2022 al 16 gennaio 2023, con la curatela di Daniel Zamani.

[ Max Ernst, L’Europa dopo la pioggia II, 1940-42 (olio su tela, 54.8 × 147.8 cm.) – Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, The Ella Gallup Sumner andMary Catlin Sumner Collection Fund. Inv. 1942.281 – © Max Ernst, by SIAE 2022 ]
Con il “Manifesto del Surrealismo”, pubblicato nell’ottobre del 1924, lo scrittore francese André Breton fondò un movimento letterario e artistico che di lì a poco sarebbe diventato la principale avanguardia dell’epoca. Segnati dagli orrori della prima e seconda guerra mondiale, i surrealisti rifiutano la razionalità, scegliendo di perseguire strade alternative: i sogni, l’irrazionale, l’inconscio, ma anche la magia, la mitologia, l’alchimia e l’occulto. Si tratta di tematiche in grado di stimolare e liberare l’immaginazione da ogni limite, ispirando opere che possano alleviare l’umanità in un momento di turbamento e profondo cambiamento socio-politico.

[Fonte “Wikipedia”: S. Freud (ph. L. Grillich), G. de Chirico (ph. C. Van Vechten) e A. Breton (ph. H. Manuel)]
I surrealisti leggono il testo di Sigmund Freud “Totem e tabù” (1913), secondo il quale la magia è credere nell’“onnipotenza del pensiero”, e rimangono affascinati dall’idea che l’immaginazione umana possa esercitare un impatto diretto sulla realtà esterna. La magia diventa metafora per il regno elusivo del “surreale”, dove realtà e sogno si fondono in un vissuto nuovo e assoluto. La magia è strettamente legata all’occultismo – termine che deriva dal latino “occultus”, nascosto – un sistema di pensiero fondato sull’esistenza di forze elevate e mistiche che pervadono l’universo ma rimangono nascoste alla vista.

Per gli artisti che gravitano nell’orbita del Surrealismo la magia diviene il lasciapassare per una rinascita culturale e spirituale post-bellica, che permette loro di raggiungere l’obiettivo di una rivoluzione totale, non solo materiale, ma anche della mente, una trasformazione individuale che diventa il mezzo con cui cambiare il mondo.

Nelle loro opere, i surrealisti attingono a piene mani alla simbologia dell’occulto, legato a un sapere arcano e a processi di emancipazione personale, e alimentano la tipica nozione dell’artista come alchimista, mago o visionario, e ancora dea, strega, incantatrice. La mostra “Le Surréalisme en 1947”, tenutasi alla Galerie Maeght di Parigi nel 1947 e concepita come un’iniziazione surrealista a una visione di un mondo nuovo enfaticamente magico, denota quanto dominante fosse l’influenza di tali interessi.

Nel lungo studio su “L’arte magica” (1957) Breton definisce il Surrealismo come la scoperta della magia in una modernità disincantata e razionalizzata, e così facendo inserisce il movimento come ultima espressione di una lunga tradizione di “arte magica” rappresentata, ad esempio, dal pittore olandese Hieronymus Bosch, la cui fantasiosa iconografia affascina i surrealisti.

[ Peggy Guggenheim in biblioteca – photo Ray Wilson – © courtesy of Peggy Guggenheim Collection ]
All’origine dell’esposizione, allestita a palazzo Venier dei Leoni a Venezia, è il superbo patrimonio di opere surrealiste della Peggy Guggenheim Collection, opere iconiche che riflettono con grande enfasi il dialogo tra i surrealisti e la tradizione dell’occulto. Molti artisti, le cui opere sono incluse in mostra, vengono aiutati e valorizzati da Peggy Guggenheim, che alla fine degli anni trenta del XX secolo è considerata una delle collezioniste più vivaci del Surrealismo. È in quegli anni che la mecenate acquisisce familiarità con il movimento e presto diventa intima amica di Ernst e Breton.

La mostra “Surrealismo e magia. La modernità incantata” ruota attorno a temi quali l’alchimia, la metamorfosi e l’androgino, i tarocchi, la sostanza totemica, la dimensione dell’invisibile e quella cosmica, nonché la nozione dell’artista come mago e della donna come essere magico, dea e strega.

Il percorso espositivo prende il via dai dipinti metafisici di Giorgio de Chirico, che Breton considera il principale precursore del movimento surrealista, la cui influenza fu decisiva sulla prima fascinazione dei surrealisti per magia e occulto. Tra questi si trova “Il cervello del bambino” (1914), dipinto che appartenne alla collezione privata dello stesso Breton, e che lo scrittore francese descrisse come un caso di androginia e trasformazione di genere, «non era solo freudiano, ma anche magico». Per molti surrealisti, l’androginia è sinonimo della cancellazione del binomio maschio-femmina e dunque sovverte le gerarchie di potere insite nelle società patriarcali.

[ Mostra “Surrealismo e magia” – © Matteo De Fina / courtesy of Peggy Guggenheim Collection ]
Il concetto di matrimonio alchemico, sinonimo di insieme coeso e dunque di uno stato di perfezione, domina la sala successiva della mostra, che vede riuniti dopo circa 80 anni due capolavori, “La vestizione della sposa” di Ernst, appartenente al museo veneziano, e il “Ritratto di Max Ernst” della Carrington (1939 circa).

Nel suo dipinto, Ernst raffigura la Carrington, sua compagna dal 1937 al 1940, come strega e incantatrice, mentre la Carrington ritrae Ernst come alchimista, eremita, figura sciamanica. Tale accostamento mette in evidenza il loro scambio artistico e gli interessi condivisi per la stregoneria, la magia e il simbolismo alchemico e animale. Inoltre, rivela l’influenza che la Carrington ebbe su Ernst, avendo il suo ritratto probabilmente ispirato l’opera di Ernst, realizzata successivamente, nel 1940.

[ Mostra “Surrealismo e magia” – © Matteo De Fina / courtesy of Peggy Guggenheim Collection ]
Si prosegue con opere che raffigurano le infinite analogie tra uomo e natura, il micro e il macrocosmo, come “Il giorno e la notte” di Ernst (1941-42). Un’intera sala è poi dedicata ai lavori di Kurt Seligmann, artista e studioso di occultismo di origine svizzera, autore del libro “The Mirror of Magic” (1948), divenuto un classico dell’occulto, ampiamente letto dai surrealisti, tra cui la stessa Carrington. Segue un affondo sulla nozione di donna come essere magico e sul tema della sovrapposizione tra vita animale, vegetale e umana, con opere come “La donna gatto” (1951) della Carrington, “La fine del mondo” (1949) di Leonor Fini, “La magia nera” (1945) di René Magritte, “Il gioco magico dei fiori” (1941) di Dorothea Tanning.

L’interesse proto-femminista per alchimia, stregoneria e androginia è poi centrale in opere come “I piaceri di Dagoberto” (1945) della Carrington, il “Ritratto della Principessa Francesca Ruspoli” (1944) della Fini, “Nutrimento celeste” (1958) di Remedios Varo. La mostra si chiude infine con i temi delle forze cosmiche e della dimensione dell’invisibile, incarnati dalle tele di Salvador Dalí, Óscar Domínguez, Roberto Matta, Wolfgang Paalen, Kay Sage e Yves Tanguy, in un dialogo serrato che anima l’ultima sala.

[ Leonora Carrington, I piaceri di Dagoberto, 1945 (tempera all’uovo su masonite, 74.9 x 86.7 cm.) Collezione privata © Leonora Carrington, by SIAE 2022 ]
Inoltre, all’ingresso dell’esposizione, in uno spazio speciale adibito a sala di proiezione, il pubblico può vedere il cortometraggio “La culla della strega” della regista d’avanguardia americana di origine ucraina Maya Deren, girato nel 1943 al museo-galleria “Peggy Guggenheim Art of This Century” di New York.

Un’opera incompiuta che mette in evidenza l’interesse della Deren per la stregoneria e il ritualismo. Maya Deren – che frequenta anche la cerchia di artisti europei emigrati negli Stati Uniti – agli inizi degli anni Quaranta conosce già la stregoneria e le religioni della diaspora caraibica e africana, avendo lavorato prima come assistente dello scrittore occultista William Seabrook al suo volume sulla stregoneria, e poi per l’antropologa e danzatrice Katherine Dunham, che studia il vudù ad Haiti e introduce elementi del rituale afro-caraibico nelle sue coreografie. Grazie a lei Deren si interessa alle pratiche rituali che attraverso la danza e il suono portano a stati di trance e possessione.

[ Mostra “Surrealismo e magia” – © Matteo De Fina / courtesy of Peggy Guggenheim Collection ]
L’esposizione, allestita negli spazi adibiti alle mostre temporanee, ha una sua naturale prosecuzione nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni. Numerose opere surrealiste collezionate da Peggy Guggenheim sono infatti messe in dialogo con opere africane e oceaniche della mecenate. Il potente significato spirituale delle culture oceaniche e della loro arte suscitarono di fatto una forte fascinazione sugli artisti surrealisti, influenzando profondamente la loro rappresentazione dei processi magici e di metamorfosi.

[ Sala espositiva a palazzo Venier dei Leoni – © Matteo De Fina / courtesy of Peggy Guggenheim Collection ]
Tra le istituzioni e collezioni private da cui provengono le opere si annoverano: Centre Pompidou, Parigi; National Galleries of Scotland, Edimburgo; Moderna Museet, Stoccolma; The Menil Collection, Houston; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Art Institute of Chicago, Chicago; The Metropolitan Museum of Art, Solomon R. Guggenheim Museum e Whitney Museum of American Art, New York; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli.
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo illustrato (Prestel, 2022), con saggi di Susan Aberth, Will Atkin, Helen Bremm, Victoria Ferentinou, Alyce Mahon, Kristoffer Noheden, Gavin Parkinson, Gražina Subelytė, e Daniel Zamani.
Fino al 26 settembre 2022 è quindi visitabile la mostra “Surrealismo e magia. La modernità incantata” organizzata ed allestita dalla Peggy Guggenheim Collection a palazzo Venier dei Leoni nella città lagunare.


Per qualsiasi ulteriore informazioni: www.guggenheim-venice.it

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